L'8 aprile di cinquant'anni fa veniva pubblicato "In the Land of Grey and Pink", terzo album dei Caravan e massimo disco della loro carriera. Uno dei più belli, intensi e riusciti dischi del sottogenere progressive noto come Scuola di Canterbury, di cui il gruppo fu uno dei massimi rappresentanti, è un capolavoro compositivo dotato di una leggerezza inusuale nel serioso mondo prog. Ancora più significativo perché la 'terra del grigio e del rosa' vagheggiata nel disco è appunto il Kent, la contea inglese in cui si trova Canterbury.
(il disco completo qui: https://tinyurl.com/3ja7ayks)
Giunti al terzo lavoro della loro discografia, i Caravan hanno ormai perfezionato il loro repertorio e il loro suono trovando uno degli stili più personali di tutto il progressive. Dopo l'acerbo rock psichedelico di "Caravan" (1968) avevano già deliziato con l'ottimo "If I could do it all over again...", che mescolava in parti eguali psichedelia e jazz rock canterburyano con risultati davvero brillanti. Anche per il nuovo "In the land of grey and pink" i brani sono firmati da tutti e quattro i membri del gruppo (il chitarrista Pye Hastings, il bassista Richard Sinclair, il tastierista David Sinclair e il batterista Richard Coughlan).
Il disco si apre con il trombone dell'ospite John Beecham su "Golf Girl", una canzone che al contempo ci mostra la continuità dell'album con il precedente e anche la discontinuità evidenziata da un suono molto più cristallino, con l'impasto fra gli strumenti molto più definito e chiaro, grazie alla scelta di non auto-prodursi come in passato ma di affidarsi al professionista David Hitchcock. Il suono della batteria di Coughlan è al centro di tutto, gli assoli sono appannaggio del tastierista David Sinclair, mentre Pye Hastings è estremamente presente nel ruolo di chitarrista ritmico. A legare le cose fra loro sta il basso semiliquido di Richard Sinclair, cugino di David e anche principale cantante dell'album - sua la voce in tre brani e in uno dei due movimenti cantati della suite finale che occupa tutto il lato B; con il suo tono etereo e dimesso, quasi distratto, squisitamente britannico, la sua è una delle voci più riconoscibili e significative di tutta la Scuola di Canterbury assieme a quella di Robert Wyatt (all'epoca batterista e cantante dei Soft Machine).
Al quartetto base formato dai cugini Sinclair, da Coughlan e da Pye Hastings si aggiunge in tutti i brani il jazzista Jimmy Hastings, fratello maggiore di Pye e ottimo sassofonista e flautista. Pye ha già introdotto Jimmy al suo giro di amici nella Scuola di Canterbury e lo possiamo trovare in questi anni su dischi di Soft Machine, Hatfield and the North, National Health e molti, molti altri. Jimmy è il contraltare di David Sinclair, infatti a lui è riservata una quota non indifferente di assoli, a partire dal delizioso solo di tin whistle al termine di "Golf Girl".
Il lato A prosegue con altre canzoni sghembe, che pur definite da una tinta surrealista e fiabesca hanno perduto la cifra acida della psichedelia che resisteva anche sull'album precedente (e sulle coeve espressioni dei Soft Machine) per dedicarsi a una personale rivisitazione del rock romantico inventato dai King Crimson. Siamo di fronte a canzoni che ricordano Syd Barrett senza la pazzia completate da sezioni strumentali che ricordano i King Crimson e i Genesis con più jazz e molto meno intensità. Non che le canzoni siano lente o esangui - i tempi non di rado sono abbastanza svelti e la batteria di Coughlan è certamente assai dinamica - ma il tono è di totale British understatement, come se la tecnica meravigliosa dei fratelli Sinclair o le elaborate architetture musicali dei quattro-più-uno dovessero quasi chiedere il permesso per farsi sentire - si pensi solo a come emerge in modo quasi casual l'assolo di organo distorto a metà di "Winter Wine", trasformando quella che è altrimenti una ballata folk condotta magistralmente dalla voce di Richard Sinclair.
Seguono i 7/8 della deliziosa "Love to love you (and tonight pigs will fly)", momento solista del chitarrista Pye Hastings che concepisce una gemma pop caratterizzata dalle irregolarità ritmiche che costituiranno cifra stilistica dei suoi futuri lavori con il batterista Coughlan, anche qui impegnato in una prestazione nascondista - fondamentale alla riuscita del brano, capace di guizzi muscolari che però sono del tutto funzionali allo sfondo e impercettibili se non ci si concentra sopra. Conclude il lato A la canzone che da il titolo all'album, ancora una volta capace di evocare scenari da Alice nel paese delle meraviglie prog.
Se il lato A appare già assai notevole di per sé, esso può soltanto essere una vaga precognizione di ciò che avviene sul lato B, interamente occupato dalla suite "Nine feet underground", uno dei più alti momenti del rock progressivo britannico degli anni settanta. Ventidue minuti di musica di altissimo livello, basata su una serie di sezioni musicali dominate dagli assoli delle tastiere di David Sinclair e del sax e del flauto di Jimmy Hastings, i quali in soli due momenti lasciano spazio alle voci di Pye Hastings e di Richard Sinclair, che avvia il disco alla conclusione nel momento più struggente e commovente dell'album e di tutta la carriera sua e dei Caravan ('there's a place where I can go, where I listen to the wind singing').
Il successo commerciale continua però a eludere il gruppo, cosicché ad agosto David Sinclair lascia la formazione per unirsi a Robert Wyatt, anch'egli un transfuga (dai Soft Machine) per fondare i Matching Mole. Sarà solo il primo di una lunga serie di cambi di organico che lasceranno il gruppo essenzialmente in mano a Pye e Coughlan, non prima che Richard abbia contribuito a un altro eccellente album, "Waterloo Lily" (1972).
Capolavoro del progressive romantico e della Scuola di Canterbury, "In the land of grey and pink" non può mancare nella collezione di chiunque abbia anche solo un vago interesse per questo genere.
- Prog Fox
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