venerdì 2 aprile 2021

Rammstein: "Mutter" (2001)

Il 2 aprile di vent'anni fa esce "Mutter", terzo album e forse massimo capolavoro dei metallari teutonici Rammstein. A tre anni dal successo del secondo album "Sehnsucht", con cui si erano imposti all'attenzione internazionale, fanno ancora meglio con un disco clamoroso che raggiunge la vetta delle classifiche di Germania, Austria e Svizzera.



(il disco completo qui: https://tinyurl.com/5yvh9h4c)

Annno 2001, secondo giorno del mese di aprile: viene pubblicato "Mutter" (madre), terzo album da studio dei Rammstein. Il gruppo teutonico (che non ha certo bisogno di presentazioni), in seguito al successo clamoroso del secondogenito "Sehnsucht", si rifiutò di seguire la regola del 'battere il ferro finchè è caldo', prendendosi oltre tre anni di tempo per lavorare al suo successore. Sarà anche stata un’attesa estenuante per la fanbase del gruppo (poveracci, ancora non sanno che in futuro l’agonia diventerà ben più lunga), fatto sta che il livello qualitativo di "Mutter" ripaga con gli interessi tale attesa.

Intendiamoci, qua non ci troviamo di fronte a nessun tipo di evoluzione stilistica della formula compositiva che ha sancito la loro fortuna, è molto difficile trovare termini diversi da quelli usati nelle scorse recensioni per descrivere la loro proposta musicale. Probabilmente sì, i Rammstein stanno all’industrial mainstream come Motorhead o AC/DC (post Bon Scott) stanno all’hard rock. Il punto di forza di Mutter sta nell’aver prodotto un album che potrebbe essere benissimo un greatest hits dei pezzi più rappresentativi della loro carriera (soprattutto alla luce dei lavori prodotti negli ultimi 15 anni). Mutter è una raccolta di 11 dei loro pezzi più riusciti (di questi, cinque furono lanciati come singoli), racchiusa in tre quarti d’ora di martellante connubio fra elettronica e granitiche distorsioni industrial, accompagnate dal greve vocione dall’accentuatissimo accento kraut di Till Lindeman. In più, Mutter riesce laddove il primo lavoro Herzeleid aveva fallito, e dove Sehnsucht non aveva centrato del tutto il bersaglio: avere una produzione impeccabile, pompatissima, che valorizzasse a dovere la potenza sonica dei riff.

Rispetto ai precedenti album firmati Rammstein, troviamo testi più profondi in cui l’aspetto concettuale acquista maggiore importanza, e possiamo gustarci arraggiamenti elettronici più dominanti a cura di “Doktor Flake” Lorenz. L’opener "Mein Herz Brennt" si contraddistingue per gli sfarzosi inserti orchestrali dal mood wagneriano e dal sapore goticheggiante, un pezzo molto coinvolgente egregiamente interpretato da Lindemann. La cadenzata title-track è un’altra perla della discografia del gruppo, anche in questo caso l’apporto degli archi risulta perfettamente funzionale al dualismo fra la durezza dei riff e la malinconica melodia che la accompagna. A fare da padroni però, sono soprattutto i macigni tritatutto quale la celeberrima "Sonne" (a cui viene accompagnato il volume “Impariamo insieme i numeri in tedesco con i Rammstein!”), pezzo carico di groove dai portentosi riff stoppati, che sfociano in un armonioso refrain diventato uno dei cavalli di battaglia del gruppo.

Livelli siderali di tamarragine vengono raggiunti dalle veloci e cazzute "Feuer Frei!" (pezzo che apre l’altrettanto tamarrissimo film XXX in cui la band si esibisce nella sequenza iniziale), "Zwitter" (forte di un refrain che pare aver preso la macchina del tempo e provenire dalla scena neue deutsche welle) e "Adios".

Trattandosi dei Rammstein, non possono ovviamente mancare quei pezzi “ballerecci” per cui è stato appositamente coniato il termine tanz metall, e questi rispondono al nome di "Ich Will" e "Links 2-3-4", un’accoppiata immancabile nelle esibizioni dal vivo, a cui si aggiunge "Rein Raus". "Spielhur" è il pezzo più originale e forse più sottovalutato dell’album, una sorta di fiaba dark/goth/new wave (la voce modulata della bambina presente nel ritornello è opera della figlia del chitarrista Richard Kruspe). Chiude il disco Nebel, terzo e ultimo lentone dall’atmosfera uggiosa e decadente.

"Mutter" rappresenta un masterpiece del gruppo berlinese, che consacrerà ulteriormente la sua fama internazionale, il tipico album con cui il resto della loro discografia dovrà finire inevitabilmente per confrontarsi (fallendo). A seconda che siate estimatori o hater, "Mutter" amplificherà i vostri sentimenti verso la band. La schiera degli indifferenti invece, potrà continuare a dormire sogni tranquilli, non sarà questo lavoro a farvi suscitare interesse verso il genere.

- Supergiovane

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