sabato 6 ottobre 2018

Hawkwind (Hawklords): "25 years on" (1978)

Fra le tante bizzarrie del catalogo degli Hawkwind bisogna certamente includere "25 years on", disco pubblicato quarant'anni fa dal gruppo space rock inglese sotto il nome di Hawklords per una serie di beghe contrattuali seguite alla fine del rapporto coi loro manager.



(album completo qui: https://www.youtube.com/watch?v=rHednjiiDtw)

"25 years on" è l'unico disco degli Hawkwind pubblicato a nome Hawklords per motivi di copyright, mentre il leader Dave Brock (chitarra, voce) cercava di risolvere il problema burocratico sorto dopo la disintegrazione della band pochi mesi prima dopo un tour nordamericano.

Il violinista Simon House aveva lasciato gli Hawkwind per unirsi a David Bowie, frustrato dal comportamento problematico del cantante e poeta Robert Calvert. Il gruppo si era disintegrato fino a che non erano rimasti solo Dave Brock e il batterista Simon King, con materiale a sufficienza per un disco accantonato a giugno (sarebbe stato pubblicato un anno dopo come "PXR5", di cui abbiamo fatto la recensione qui: https://ceraunavoltailrock.blogspot.com/2018/06/hawkwind-pxr5.html).

Ristabilitosi, Calvert raggiunse i due compagni e a loro si unirono due amici che avevano già lavorato con lui e Brock, il bassista Harvey Bainbridge e il batterista Martin Griffin, nonché un sesto componente, il tastierista Steve Swindells.

Questa formazione compose e incise rapidamente, fra giugno e agosto, il discreto "25 years on", che prosegue la tradizione di dischi degli Hawkwind in cui gli usuali temi fantascientifici e space rock sono pesantemente contaminati da elementi new wave.

"25 years on" è un passo avanti rispetto al pure discreto "PXR5" accantonato subito prima: come in quel disco, due sono i capolavori presenti sull'album, in primis il fantastico pezzo di apertura "Psi Power", disperata richiesta di aiuto di un telepate che non riesce più a tenere fuori i pensieri del mondo dalla propria testa, costruita su un accattivante riff di chitarra con le gustose tastiere di Swindells e uno straziante, orecchiabile ritornello corale; il secondo è la successiva "Fall free", pezzo la cui intro e la cui outro sono nobilitate da un delizioso, commovente assolo di Swindells.

Altri tre brani dell'album sono di buon livello: l'ossessiva "25 years on" è new wave elettronica che ricorda le opere contemporanee dei Devo, e anche il rock'n'roll obliquo di "Flying Doctor" reca marchi new wave. La conclusiva "The Age of the Micro-Men" è anch'essa un buon brano nella tradizione solenne degli Hawkwind, anche se certamente sa di già sentito.

Discreti infine lo space rock appena più vecchia maniera di "The Only Ones" e la deprimente "The Dead Dreams of the Cold War Kid", ai quali contribuisce anche il violino di Simon House, che si scusa coi vecchi colleghi per la fuga presso il Duca Bianco donando loro il proprio contributo in studio.

Nel complesso non c'è una brutta traccia in questo più che discreto disco degli Hawkwind, che li conferma in buona forma anche nell'era della new wave.

- Prog Fox

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