venerdì 22 agosto 2025

Gentle Giant: "Free Hand" (1975)

Usciva oggi cinquant'anni fa "Free Hand", settimo album dei prog rocker britannici Gentle Giant. Il disco faceva parte della seconda fase del gruppo, caratterizzata da un progressive sempre più astratto. Il fatto che si tratti di uno dei dischi più hard dei Gentle Giant gli diede però un inaspettato successo in America. Ovviamente 'hard', riferito ai Gentle Giant, non significa esattamente quello che pensate.



(disco completo qui: )

Settimo disco dei Gentle Giant, "Free Hand" esce quando il movimento progressive ha ormai perso fiato e polmoni e si prepara a cedere definitivamente il passo a punk, new wave e heavy metal. I Genesis hanno perso Peter Gabriel, i King Crimson si sono sciolti, molti dei gruppi minori del genere non esistono più.

Ciononostante, "Free Hand" rimane ancora un ottimo prodotto della band inglese; e forse la sua natura muscolare, unita alla nascita in America di gruppi hard progressive di successo come Rush, Kansas e Styx, fa sì che esso sia il disco più venduto del gruppo negli Stati Uniti. "Free Hand" segue "In a glass house" e "The power and the glory" come album della seconda fase della carriera del gruppo, più dedito a temi sperimentali astratti e meno focalizzati su influenze folk e classiche come i primi quattro album.

L'album si apre con la stupenda "Just the same", dominata dalla voce intensa di Derek Shulman, pezzo hard prog di grande valore. Segue "On reflection", complessa architettura vocale medievaleggiante condita da una deliziosa coda finale che ricorda le coeve partiture strumentali dei Jethro Tull.

Chiude il lato A il brano che da nome all'album, "Free Hand", un altro hard prog muscolare che riesce a migliorare ulteriormente le premesse del brano di apertura.

Sul lato B rimane ottima anche la cavalcata ritmica irregolare di "Time to kill". Dopo la ballata "His last voyage", caratterizzata da strofe dolci, da sezioni strumentali angolari e spigolose, e da un bellissimo ritornello, forse non adeguatamente sfruttato, risultano invece meno interessanti i due pezzi finali dell'LP.

Disco tipico del periodo centrale dell'opera dei Gentle Giant, "Free Hand" è costruito perfettamente, brillante nei passaggi strumentali di progressive rock complesso e spigoloso - ma si fa crescente un senso di già sentito. Nonostante il fatto che delizierà i fan del gruppo e del genere, resta una opera secondaria - per quanto intelligente e rispettabile - nel catalogo della band. Il successivo "Interview" chiuderà questa seconda fase di quattro album e l'epopea più propriamente prog della formazione, destinata a un inevitabile declino nell'era punk.

- Prog Fox

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