mercoledì 23 luglio 2025

Gryphon: "Raindance" (1975)

Venivano completate nel luglio di cinquant'anni fa le registrazioni di "Raindance", quarto album in studio dei prog rocker britannici Gryphon. L'evoluzione da gruppo di folk progressive in prog dalle influenze classiche, già compiuta sul precedente "Red Queen to Gryphon Three", prosegue nel senso di un sornione prog eclettico, con ottimi risultati.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/4pr45ymr)

Nel novembre del 1974, i Gryphon vengono scelti dagli Yes per accompagnare i loro tour in America, Canada e Regno Unito fino al maggio del 1975. Durante le pause del tour e in seguito a esso, il gruppo, nel quale il bassista Malcolm Bennett ha sostituito Philip Nestor, incide il suo quarto album in studio, "Raindance". Rispetto al precedente, puramente strumentale "Red Queen to Gryphon Three", il gruppo si apre alla composizione di canzoni vere e proprie, con risultati encomiabili. Tutto il disco, in realtà, conferma il gruppo come fra i più interessanti e vitali del progressive nel 1975, anno in cui la crisi del genere fa fatica a essere coperta (scioglimento dei King Crimson, Peter Gabriel lascia i Genesis, stanchezza nelle vendite e nascita del punk).

La scelta stilistica del disco è di costruirlo sulla base di una suite ("[Ein Klein] Heldenleben"), due brani di lunghezza medio-alta ("Raindance" e "Fontinental Version") e una serie di scherzi musicali della durata di due-tre minuti, fra i quali si colloca una fedele e allo stesso tempo originale cover della beatlesiana "Mother Nature's Son" (dato l'uso dei particolari fiati antichi del gruppo, eredità dei suoi studi di musica rinascimentale). Si tratta di una scelta vincente, dato che l'album non subisce nessuna caduta di tono e senza fallo intrattiene, incuriosisce e gratifica l'ascoltatore attento.

Il magnum opus del disco è la conclusiva "[Ein Klein] Heldenleben", traducibile con 'Una piccola vita da eroe' (doppia citazione di Mozart, "Eine Kleine Nachtmusik", e di Strauss, "Ein Heldenleben"), che occupa quasi tutto il lato B. Qui emerge chiaramente la fusione organica operata dai Gryphon tra musica rinascimentale, folk, musica classica e prog rock, con risultati mirabili lungo l'intero corso dei suoi sedici minuti.

Forse il pezzo migliore dell'album rimane però "Fontinental Version", quasi uno scherzo in musica, ironicamente britannica, ma che si da il tempo necessario per svilupparsi dal meraviglioso tema di apertura alle strofe distaccate e solenni interpretate dal fagottista Brian Gulland, dalle incalzanti marcette centrali al ponte cantato dal batterista David Oberlé, dallo stacco strumentale intonato dalla sezione fiati all'assolo di tastiere di Richard Harvey.

Ennesimo disco mirabile di una formazione di secondo se non terzo piano del prog britannico degli anni settanta, ingiustamente consegnata a pagine secondarie della storia del rock, "Raindance" va riscoperto per tutti i cuori coraggiosi che hanno fame di rock melodico intelligente e ben lontano da qualunque influenza corporativa. Nonostante ciò, il gruppo si frantuma, con il chitarrista Graeme Taylor e il bassista Malcolm Bennett che si defilano per fondare una nuova formazione. I tre rimanenti membri non si scoraggeranno.

- Prog Fox

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