Il 21 giugno di sessant'anni fa esce "Mr. Tambourine Man", primo LP dei Byrds. Il successo dell'album e dell'omonimo singolo (inciso il 20 gennaio con l'aiuto di alcuni sessionmen e pubblicato ad aprile) aprì la strada al folk rock, un genere di musica influenzato tanto dai Beatles e dai Beach Boys quanto dai folksinger quali Bob Dylan e Pete Seeger (entrambi rappresentati in metà delle canzoni del disco, alle quali si accompagnano originali del gruppo firmati in gran parte da Gene Clark). Sebbene diversi gruppi e artisti avessero tentato la carta del folk rock in qualche brano (Beatles, Bob Dylan, Animals fra gli altri), fu questo il disco che maggiormente diede impulso al genere. Album non perfetto, ma fondamentale.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/bdzehm5z)
Come spesso avviene con la nascita di un nuovo movimento culturale o artistico, raramente esso sorge dalla genialità di un individuo unico, rivoluzionario e che trascende il suo tempo. Può succedere, come per esempio per la chitarra di Jimi Hendrix; ma solitamente l'innovazione, anche quando coincida con un elemento puntuale, è stata preceduta e alimentata da un flusso vitale di pensieri e idee dai quali si è formata. È questo il caso di "Mr Tambourine Man", considerato senza ombra di dubbio il primo esempio compiuto di folk rock, un genere alla cui nascita e diffusione hanno contribuito in modo fondamentale i suoi autori e interpreti, ovvero il quintetto di giovani musicisti americani noto come Byrds.
Il gruppo nasce nel 1964 a opera di tre giovani folksinger del circuito losangelino, Jim 'Roger' McGuinn (classe 1942), David Crosby (classe 1941) e Gene Clark (classe 1944), che vogliono unire insieme l'amore per Bob Dylan e per i Beatles, inizialmente realizzando versioni per chitarre acustiche e voci dei classici dei Beatles stessi. L'idea però presto viene rovesciata: trasformare i brani di Bob Dylan in versioni elettriche, alla Beatles stessi. Come dicevamo prima, nell'idea in sé per sé non c'è nulla di unico: nel 1964 i Beatles avevano già inciso "I'm a Loser", primo brano di John Lennon influenzato dalla scrittura di Dylan; Dylan stesso avrebbe inciso "Bringing It All Back Home" a gennaio del 1965, il suo primo disco a ospitare strumenti elettrificati; e comunque l'aria dei tempi era quella - bastava solo coglierla.
Per completare la trasformazione da trio folk a rockband è necessario assumere prima il batterista Michael Clarke (inesperto, ma somigliava a Brian Jones dei Rolling Stones!) e poi il bassista Chris Hillman, proveniente dal mondo del bluegrass; il gruppo si completa così nell'ottobre del 1964, e prende il nome di Byrds nel Giorno del Ringraziamento del 1964.
È il 20 gennaio del 1965 quando i Byrds entrano nello studio di Hollywood di proprietà della Columbia Records per incidere un brano inedito del loro autore preferito - Bob Dylan. Si tratta nientemeno che di "Mr. Tambourine Man", che i Byrds elettrificano con le loro Rickenbacker a dodici corde e al quale danno uno sfumato colore beat con cori di ispirazione beatlesiana. È con questo singolo di successo, che lancia l'LP omonimo, che Byrds e Dylan inventano il folk rock e siglano il patto che legherà per sempre musica popolare, musica rock e canzone d'autore.
In realtà, in quegli studi della Columbia sono presenti anche altri musicisti. Il produttore Terry Melcher, anche cantante e autore di musica surf (in particolar modo noto per il duo Bruce & Terry), ritenendoli ancora non sufficientemente affiatati, decise di far suonare sessionmen losangelini della cosiddetta Wrecking Crew al posto dei Byrds, che si limitarono alle armonie vocali e alla dodici corde elettrica di McGuinn.
Pubblicato come singolo il 12 aprile del 1965, raggiunse il primo posto sia nelle classifiche americane sia in quelle britanniche, facendo conoscere il nome di Bob Dylan ben oltre gli usuali circuiti della musica folk e segnando per sempre un matrimonio fecondo tra generi musicali, e lanciando l'album omonimo, inciso questa volta solo dal quintetto vero e proprio e pubblicato il 21 giugno successivo.
L'introduzione da parte di McGuinn della dodici corde elettrica, che domina le sonorità di tutto l'album, ne segnerà l'impiego in tutta la musica rock di ispirazione folk, compreso tutto il mondo del college rock e del rock alternativo degli anni '80 che li riscoprirà con REM e Smiths, per citare solo due dei principali gruppi oltremanica e oltreoceano che vi si ispireranno. Ciò che probabilmente rende "Mr Tambourine Man" un disco manifesto del folk rock rispetto ai tentativi in quella direzione di altri artisti e interpeti è la monotonia del suono: tutti i brani sono caratterizzati dalla stessa formula di arrangiamento, dodici corde in evidenza (il suono che verrà chiamato anche jingle-jangle proprio da un verso di "Mr Tambourine Man"), armonie vocali alla Beatles e temi sociali in prima linea - su dodici brani, cinque canzoni sono cover di Dylan e una è di Pete Seeger, altro maestro della scena folk degli anni sessanta. Ogni canzone è così una variazione sullo stesso tema e l'album risulta un granitico libretto di istruzioni per i contemporanei e per le generazioni successive.
Oltre a "Mr Tambourine Man", tra le cover spiccano "the Bells of Rhymney" (straordinaria, innodica rendizione della messa in musica da parte di Pete Seeger di una poesia del gallese Idris Davies, dedicata ai minatori della sua terra e alle loro rivendicazioni sindacali), e, un gradino sotto, "All I really want to do" e "Chimes of Freedom" di Dylan. Tra le composizioni del gruppo, invece, domina la scrittura di Gene Clark, che firma l'originale più interessante, la beatlesiana "I'll Feel a Whole Lot Better".
Album non perfetto, perché non tutte le canzoni sono all'altezza dell'idea innovativa dai Byrds proposta, "Mr Tambourine Man" diviene cionondimeno uno snodo fondamentale nella storia del rock. Arriveranno "Highway 61 Revisited", "You got to hide your love away" e la psichedelia - ma la traccia dalla quale partire, il sommario delle idee che si stavano addensando in quei giorni sull'America e sull'Inghilterra, lo hanno realizzato i Byrds.
- Prog Fox
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