Nell'aprile del 1995 vide la luce "THRAK", primo album di inediti dei King Crimson dopo oltre un decennio di silenzio. La band assume una formazione inusuale, un sestetto (o "doppio trio") composto da due batteristi, due bassisti, e due chitarre. In un periodo di revival del rock settantino, quest'album moderno ed ambizioso riporta i King Crimson sotto i riflettori.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/jawdnt8)
Di primissimo acchitto, gli anni '90 non sembrano proprio il terreno ideale per un ritorno del rock iper-intellettuale, euclideo, dei King Crimson. L'epopea "Grunge" in America e l'ascesa del "Britpop" in UK (entrambi i termini sono virgolettati perché, per quanto utili, sono comunque molto riduttivi) sembrano lontanissimi dalla magniloquenza del progressive settantino, per tacere dell'incarnazione anni '80 del complesso di Robert Fripp. Poco lontano dalla luce dei riflettori, tuttavia, un piccolo germe del progressive sopravviveva e, anzi stava per vivere una piccola primavera: basti pensare ai Tool esordienti di lí a poco, o ai Porcupine Tree che presto si scaveranno una nicchia ecologica confortevole e ben definita... per tacere delle derive progressive degli Suede di "Dog Man Star", di cui giá vi abbiamo parlato. L'innesco per riportare insieme la band lo fornisce David Sylvian, il quale viene approcciato da Fripp sul finire degli anni '80 per aggiungersi alla nuova line-up dei King Crimson che il padre-padrone della band sta mettendo insieme. Sylvian rifiuta, ma collabora con Bob a un album di inediti dal titolo "The First Day", una preventiva esplorazione delle idee e dei suoni che troviamo in questo "Thrak". Rassegnatosi a non avere Sylvian con sé, Fripp richiama la formazione degli anni '80: Bill Bruford alla batteria e Tony Levin al basso (la migliore sezione ritmica della storia, secondo il modesto parere di chi scrive), Adrian Belew a chitarra e voce (anche lui, anzi forse piú di tutti, fuoriclasse assoluto), oltre ad una seconda sezione ritmica incarnata da Pat Mastellotto (giá coi Mr. Mister) e Trey Gunn (allievo prediletto della craft guitar di Fripp).
Cotanta potenza di fuoco viene indirizzata essenzialmente su due percorsi separati e divergenti: da un lato, una revisione degli strumentali jazz-rock che hanno reso celebre la band, "Red" e "Lark's Tongue in Aspic" su tutti; il suono heavy-jazz é la base su cui vengono costruiti "VROOM", "VROOM VROOM" e "Thrak" (quest'ultima con tanto di assolo di batteria introduttivo, "B'BOOM", come giá "Lark's" aveva "The talking drum"), oltre ad altri momenti di caos strumentale come "Dinosaur". D'altra parte, c'é un certo spazio anche per la forma-canzone: le ballate "One Time" e "Walking on Air", il blues sbilenco di "Sex Sleep Eat Drink Dream" e il progressive-funk di "People". Queste ultime rappresentano di gran lunga la parte piú riuscita del disco, assieme ai brevi intermezzi degli "Inner Garden" e delle "Radio".
Il problema del disco, condiviso da tante opere coeve di artisti invece abituati a lavorare su vinile, è un'eccessiva lunghezza: avendo a dispozione gli oltre 70 minuti di un CD, i Crims (e quando diciamo i Crims, intendiamo Fripp) non hanno alcun incentivo a riascoltare i pezzi chiedendosi se c'é qualcosa di ridondante o eccessivo. Il risultato sono 57 minuti occupati da diversi giri a vuoto: "VROOM" e "VROOM VROOM", con code e codazzi annessi, potrebbero confortabilmente essere ridotte a due parti da 4 minuti ciascuna, invece degli oltre 15 che sommano tutte insieme; "B'BOOM" e "Thrak" dovrebbero a loro volta durare 4 minuti insieme, invece che 4 minuti ciascuna; "Dinosaur" non ha alcun motivo di contenere un intermezzo strumentale di oltre 2 minuti, che ne ammoscia il pur buon tiro senza aggiungere niente di valore. Molto meglio va alle altre canzoni "pop", che invece non sprecano neanche un momento neanche quando durano cinque o sei minuti: la bizzarria di "People" e "Sex Sleep..." le eleva ad una dimensione nuova, un anfratto di songwriting che i Crims non avevano ancora esplorato, ed è argomento di dibattito se "Walking on Air", con la sua eterea coda psichedelica, sia o meno superiore a "Matte Kudasai".
A conti fatti, "Thrak" è un album non del tutto riuscito. Al netto delle pur notevoli cose buone, non si puó glissare sugli eccessi di un disco che annacqua le proprie qualità in un'orgia di rumorismo violento, ma senza né la visceralitá analogica di "Red"; e cerebrale senza il carisma strambo ma lucidissimo di "Discipline". Come bambini viziati, facciamo cherry picking e ingeriamo solo le parti che ci piacciono, ovvero una metá (circa) di "Thrak", lasciando il resto nel piatto. Non ci sentiamo di ritenerlo un peccato, nemmeno veniale.
- Spartaco Ughi
#kingcrimson:
#robertfripp (chitarre elettriche & mellotron)
#adrianbelew (voce, chitarre acustiche & elettriche)
#tonylevin (basso elettrico & contrabbasso elettrico, voce)
#treygunn (stick & voce)
#billbruford (batteria & percussioni)
#patmastellotto (batteria & percussioni)
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