Esce nel marzo di cinquant'anni fa "the Dictators go girl crazy", disco di debutto dei newyorkesi Dictators. Si tratta di uno dei dischi che si gioca il primato come primo disco punk in assoluto. Prodotti da Pearlman & Krugman, gli scopritori dei Blue Oyster Cult (il cui tastierista Allen Lanier suona sul disco), i Dictators si cimentano in un rock'n'roll senza fronzoli, con smaccati riferimenti alla cultura surf ("I live for cars and girls"), alla cultura pop e alla televisione, con espliciti intenti satirici e politicamente scorretti ("Teengenerate"), che avrà una influenza enorme sulla scena musicale, a partire dai Ramones. Dick Manitoba è ospite in diverse tracce ma entrerà presto nel gruppo. Ross the Boss diventerà un guitar hero come chitarrista solista dei Manowar.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/mv9cp2nf)
Nati tra Bronx e SUNY (State University of New York) nel 1974, i Dictators vengono fondati dal bassista-cantante Andy Shernoff e dai chitarristi Scott Kempner e Ross Friedman, che presto si firmerà semplicemente come Ross the Boss. Il gruppo si propone subito per uno stile primitivo e melodico, ispirato dal rock and roll degli anni cinquanta e dalla musica pop degli anni sessanta (da Sonny & Cher ai Beach Boys), che sarà di enorme ispirazione per il punk newyorkese che si sta formando proprio in quegli anni attorno a loro.
I Dictators, gruppo di ragazzi ebrei del Bronx, diventano così l'ultimo anello della catena che dal rock della città degli anni sessanta e dei primi anni settanta (Velvet Underground, Lou Reed, Blue Oyster Cult, New York Dolls) porta al punk; curioso il legame con i Blue Oyster Cult, i cui manager Sandy Pearlman e Albert Krugman diverranno gli scopritori e produttori del primo disco dei Dictators, "the Dictators go girl crazy", pubblicato a marzo del 1975, pochi mesi prima dei primi lavori di Patti Smith e Ramones. Il tastierista-chitarrista dei BOC Allen Lanier suonerà persino sull'album, e Ross the Boss più avanti nella sua carriera collaborerà spesso col loro batterista originale Albert Bouchard.
Legami con la scena cittadina a parte, i Dictators hanno un altro elemento originale nel loro rock primitivo e distorto, ovvero testi e modi dissacranti e irriverenti ("Back to Africa", storia di un ragazzo ignorante innamoratosi di una africana che ha portato in America; "Master Race Rock", in cui i Dictators affermano la propria superiorità superomistica su qualunque altra band del circuito musicale), anche qui come anello intermedio di una tradizione che parte da Frank Zappa e arriva ai Ramones e ai Sex Pistols, sebbene originalità, ingenuità, sincerità e mancanza di voglia di prendersi sul serio non siano seconde a quelle di nessuno.
Non guasta poi che Ross the Boss sia anche un ottimo chitarrista - in seguito diventerà un guitar hero dell'heavy metal anni 80 con i Manowar - ma in generale energia e fantasia non mancano a nessuno dei componenti del gruppo, tra riff incendiari (il proto heavy metal di "Two Tub Man") e ottime linee di basso ("the Next Big Thing"). Per le incisioni del disco, Stu Boy King partecipa alla batteria, e il roadie e amico della band Richard Blum viene invitato come seconda voce su parecchi brani - infilatosi un costume da wrestler e preso il nome di Handsome Dick Manitoba, viene indicato come 'arma segreta' fra le note di copertina e successivamente entra nel gruppo a pieno titolo.
"the Dictators go girl crazy" è un proto-capolavoro di proto-punk: distorto e melodico, veloce e ruggente, funziona soprattutto perché funzionano le canzoni. "Teengenerate", con il pianoforte classicheggiante di Lanier e un brevissimo, perfetto assolo di Ross, illustra pienamente quella che è la nuova generazione dei punk americani (molto diversi da quelli inglesi, per molti motivi: 'He's no boy and yet he ain't no man/He don't know what he's gonna do/In three years, I'm gonna be twenty-two'); la demenziale, sguaiata cover di "I got you babe" di Sonny & Cher; "Weekend", altro perfetto ritratto tardoadolescenziale della classe media ('Set me free
I might know better when I'm older, but until then just give me a sopor for the weekend '); i cori da Beach Boys rimbecilliti di "(I live for) Cars and Girls" con le sue influenze surf: tutto funziona perfettamente in un meccanismo di fatto appena nato.
Che i Dictators emergano all'inizio-inizio dell'era punk li rende solo più ammirevoli: non sono seguaci o prodotto di una moda, ma sono un gruppo di giovani capace di inventare una lettura davvero originale di temi già esistenti, collocati nel contesto generazionale degli adolescenti di metà anni settanta che daranno vita alla scena punk di New York, e a scendere di ogni altro luogo d'America. Ma la freschezza, la spontaneità e la notevole distanza dagli ambiti più cupi e oscuri dei punk successivi (dalla cultura dell'eroina alla politicizzazione dell'hardcore) ne fanno un prodotto, brillante e intelligente, del rock più gioioso ed esilarante. Il successo naturalmente sarà pressoché nullo e negli anni successivi il gruppo non farà che sciogliersi e riformarsi, incidendo altri due album prima della fine del decennio.
- Prog Fox
#dictators:
#andyshernoff (voce & basso elettrico)
#rosstheboss (aka #rossfriedman; chitarre elettriche & voce)
#scottkempner (chitarre elettriche) #stuboyking (batteria)
ospiti:
#handsomedickmanitoba (voce)
#allenlanier (aka #alanglover; tastiere)
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