Usciva trent'anni fa oggi "Maxinquaye", album di debutto del rapper e produttore inglese Tricky. Il disco, che prende spunto dal nome della madre allora da poco scomparsa, vede Tricky lasciare i Massive Attack per assumere un ruolo centrale, coadiuvato dalla partner creativa Martina Topley-Bird e dal produttore Mark Saunders, oltre che da un piccolo cast di ospiti che includeva Alison Goldfrapp. Considerato una delle pietre fondanti del trip hop, "Maxinquaye" vende oltre 500'000 copie e arriva al terzo posto delle classifiche britanniche.
(edizione estesa ('Reincarnated') --> https://tinyurl.com/896sbehm)
Nel 1995, con il senno di poi, avremmo forse dovuto saperlo tutti che l'inferno era dietro l'angolo.
Non ci credevamo: tutto sembrava incastrarsi perfettamente in un decennio musicale praticamente perfetto.
Anche quando dalle nebbie di una Bristol oscillante tra il patinato, il crepuscolare ed il diabolico, Tricky cattura l'attenzione delle masse con questa profezia, la sensazione è di trovarsi ancora in un periodo di grazia, infinito e senza soluzione di continuità.
Tricky lo fa un po' per scherzo, un po' per dare linfa vitale alla costruzione del personaggio (business is business) e un po' lo fa sul serio.
Come scheggia che pare impazzita, ma che è sapientemente lanciata verso una ben chiara traiettoria, Adrian "tricky" Thaws capitalizza le proprie stranezze e le proprie geniali follie: dà un colpo di coda al parto di un progetto epocale come quello dei Massive Attack ("Blue Lines" e "Protection"), ma è pronto a ritagliarsi una propria dimensione completamente autonoma, dando vita e anima al proprio mondo.
E quando si parla di anima e di ispirazione non si può non parlare di muse e di compagnie elettive: l'incontro con Martina Topley-Bir è
scintilla quanto mai esplosiva su un deposito di carburante pronto a incendiarsi.
Martina è catalizzatrice di tutte le idee che ronzano (forse inespresse, forse confuse) nella testa del tricky-kid: è lei che con ogni probabilità riesce a mettere ordine nel caos.
Ecco quindi, dopo qualche abbozzo e tentativo, che vede la luce "Maxinquaye" (dal nome della madre di Tricky, Maxine Quaye): i fumi delle droghe, dei rave, delle notti confuse con il giorno vengono fotografati e fissati su disco.
Tutti i brani sembrano uscire direttamente dal dormiveglia, da quei momenti in cui non si sa esattamente in quale parte della propria coscienza si è.
"Ponderosa", "Aftermath", "Abbaon Fat Tracks", "Hell is round the corner" vengono direttamente dalla sulfurea dimensione del sonno (chimico ed agitato, certo).
Si prendono - senza esitare - pezzi genialmente scombinati e riconessi, utilizzando tutto quanto serve allo scopo (i testi scritti per i Massive Attack vengono qui e la di nuovo incastrati, i campionamenti sono ovunque - come quello sorprendente e inteso di "Suffer" degli Smashing Pumpkins).
E anche dove si è più canonici e lineari (come in "Black Steel") il risultato è comunque peculiare e con una chiara riconoscibilità ed autenticità.
Tutto funziona, dalla voce di Martina - perfetta - allo studiato biascicare di Tricky.
Tutto è al posto giusto: anche l'inferno, anche se è per il momento nascosto dietro un angolo.
- il Compagno Folagra
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