C'ERA UNA VOLTA IL 1985
Compie quarant'anni oggi "Vulture Culture", ottavo album in studio dell'Alan Parsons Project. Passati da tempo gli anni del progressive rock, il gruppo si lancia in quello che è il loro disco più pop e sintetico, maggiormente figlio degli anni ottanta. Il risultato però è sorprendentemente brillante.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/bdd27jy9)
Giunti alla soglia dell'ottavo album, i britannici Alan Parsons ed Eric Woolfson, le due menti dietro al gruppo esclusivamente di studio Alan Parsons Project, trovano probabilmente che la formula che li ha accompagnati per quasi un decennio sia arrivata a un punto artisticamente morto. Il loro primo disco, "Tales of Mystery and Imagination", li collocava saldamente all'interno del progressive rock influenzato dai Pink Floyd di "The Dark Side of the Moon", sul quale Parsons era stato ingegnere del suono. Disco dopo disco, il duo si era allontanato dal progressive rock per avvicinarsi al pop rock, mantenendo un certo grado di integrità artistica e buoni numeri con il pubblico, particolarmente se si pensa che rimasero confinati allo studio di registrazione, senza mai fare un concerto, fino al 1990.
Per cambiare un po' le carte in tavola, sul loro ottavo album Parsons e Woolfson decidono di abbracciare sonorità più sintetiche, cambiando di 90° il loro suono: per la prima e unica volta in carriera fanno a meno degli arrangiamenti orchestrali di Andrew Powell, veri e propri marchi di fabbrica del complesso fino ad allora, e scelgono suoni moderni, pienamente anni ottanta, per tastiere e sintetizzatori (assumendo il tastierista Richard Cottle, che piazza anche un paio di assoli di sax su "Days are Numbers" e sullo strumentale "Hawkeye") e batteria (seduto alla quale rimane il fedelissimo Stuart Elliott). Completano la formazione di base altri fedelissimi come il bassista David Paton, il chitarrista Ian Bairnson e il cantante Chris Rainbow, tutti collaboratori del Project da parecchi album.
Il risultato è sorprendentemente brillante: pur rimanendo ampiamente all'interno della musica leggera, le canzoni sono tutte orecchiabili, oltre che ben suonate e ben prodotte (ma questo non sorprende nessuno, invece), e senza gridare al capolavoro o tracciare chissà quale nuova rotta della musica pop, offrono una ventata di aria fresca per gli appassionati della band, soprattutto considerata la mediocrità del precedente "Ammonia Avenue". Quello che sembra definitivamente perso invece è l'aspetto concettuale, rimasto solo un pretesto anche di difficile comprensione (la cultura degli avvoltoi sarebbe una critica al capitalismo? o che altro? boh).
Come spesso avviene ai gruppi di tradizione pinkfloydiana, i brani più memorabili sono quelli che accarezzano la quiet desperation di "The Dark Side of the Moon", come la conclusiva "The Same Old Sun", cantata da Eric Woolfson; altri momenti di alto livello sono "Days are Numbers (the Traveller)", momento solista del corista Chris Rainbow, e la relativamente aggressiva "Let's talk about me", cantata dal bassista David Paton. Va notato come i tre cantanti offrano ottime armonie vocali lungo tutta la durata del disco.
La direzione innovativa e la ritrovata vena creativa del Project verranno confermate dal successivo "Stereotomy", inciso subito dopo "Vulture Culture" e ancora migliore, visto il ritorno del gruppo a una certa vena prog e sperimentale, che si fonderanno con lo stile synth pop di "Vulture Culture".
- Prog Fox
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO: # -- A -- B -- C -- D -- E -- F -- G -- H -- I -- J -- K -- L -- M -- N -- ...
-
Nell'ottobre di quarant'anni fa viene pubblicato "Robinson - come salvarsi la vita", nono album del cantautore milanese ...
-
Usciva il 23 maggio di venti anni fa "Demon Days", secondo album dei Gorillaz, progetto musicale guidato da Damon Albarn, meglio n...
Nessun commento:
Posta un commento