Esce il 24 febbraio di cinquant'anni fa il doppio album "Physical Graffiti", il disco più mastodontico e gargantuesco della carriera dei Led Zeppelin, di cui costituisce il sesto album in studio. L'album contiene, oltre a brani incisi appositamente per il lavoro, anche alcuni brani inediti scartati da sessioni di registrazioni precedenti. Nonostante qualche riempitivo, il disco trasuda capolavori e pezzi leggendari della formazione britannica, tra i quali il più noto è la pachidermica "Kashmir". Raggiunge la prima posizione in classifica nel Regno Unito, in America e in Canada, si colloca nelle prime cinque posizioni in Australia, Austria, Finlandia, Germania, Norvegia, Nuova Zelanda e Spagna, con 8 milioni di copie vendute nella sola America, ed è incluso nei 500 migliori album di ogni tempo dalla rivista Rolling Stone (2003, 2012, 2020), nella classifica dei 100 migliori dischi di sempre delle riviste Mojo (1996) e Q (2003, 2006).
(disco completo qui: https://tinyurl.com/2s382j3m)
Dopo la pubblicazione del loro quinto album, "Houses of the Holy", nel marzo del 1973, i Led Zeppelin rientrano in studio di registrazione a novembre. Dopo l'ennesima cascata di concerti continui, il bassista John Paul Jones non ne può più e considera l'idea di lasciare la formazione; il manager Pete Grant manda allora tutti in vacanza, e il gruppo ritorna a incidere a febbraio nell'atmosfera rilassata di Headley Grange, una casa di campagna di fine settecento.
Qui i Led Zeppelin lavorano in isolamento, in atmosfera davvero collaborativa, portando a termine otto tracce che riempiono quasi tre facciate di vinile. Avendo a disposizione un album abbondante di materiale, il gruppo decide di non scartare niente ma di integrarlo con altre canzoni tratte da sessioni di registrazioni precedenti e poi non utilizzate (sette sulle quindici da cui il disco viene costituito, ovvero circa 30 minuti su oltre 80), mettendole a punto e completando il doppio album a luglio.
Le nuove incisioni di Headley Grange rappresentano l'ultimo grande pacchetto di canzoni realizzate dai Led Zeppelin nella loro carriera. In particolare, "Custard Pie" è un hard rock funkeggiante che non sarebbe stato fuori posto su "Houses of the Holy"; "Trampled Underfoot" ha le sequenze armoniche affini a quelle della "Long Train Running" dei Doobie Brothers, ma è molto più violenta e aggressiva, anche grazie al piano elettrico di Jones; "Kashmir" è un brano gargantuesco, una sequenza efferata di colpi inferti alla cassa toracica dell'ascoltatore, in cui i riff di Page e la batteria di Bonham vengono complementati dagli archi arrangiati da Jones e dalle liriche misticheggianti di Plant; "In the light", introdotta da un incredibile assolo di tastiere di Jones, alterna una strofa austera e incalzante a un perfetto ritornello innodico; mentre "Ten years gone" di Plant è una malinconica riflessione sul tempo e sugli amori passati.
Fra queste canzoni risultano leggermente inferiori "The Wanton Song" (che con una certa ripetitività anticipa alcune scelte sbagliate del disco successivo degli Zeppelin, "Presence", 1976), "Sick Again" e "In my time of dying", versione mostruosa di un vecchio pezzo folk completamente stravolto, non del tutto soddisfacente principalmente per la sua lunghezza chilometrica (oltre 11 minuti), i primi tre-quattro di introduzione veramente non necessaria su un disco che occupa quattro facciate, per quanto la prova di Bonham alla batteria su questi tre brani valga quasi da sola il prezzo del biglietto.
Per quanto riguarda i brani 'vecchi', cinque sono pezzi ancora una volta magnifici, ovvero la trascinante "The Rover", la scanzonata "Houses of the Holy", la commovente digressione di chitarra acustica "Bron-yr-aur", la meditabonda "Down by the Seaside", e il viaggio epico di "Night Flight"; e poi due riempitivi, "Boogie with Stu" e "Black Country Woman". Ma questi sono davvero solo dettagli che non tolgono valore a un album eclettico che mescola con successo e gusto momenti tratti da ben cinque anni di carriera.
"Physical Graffiti" è l'ultimo disco in cui i Led Zeppelin sono una forza creatrice di livello superiore. La discesa di John Bonham e Jimmy Page nell'eroina, l'incidente automobilistico di Robert Plant il 5 agosto del 1975 che impedirà la partenza di un tour mondiale e costringerà il cantante a una lunga degenza, la morte del figlio di Plant Karac per una infezione il 26 luglio del 1977, la morte di John Bonham il 25 settembre del 1980 e il conseguente scioglimento della band, saranno tutte tappe di un progressivo declino che vedrà il gruppo pagare un debito fin troppo gravoso alla fama e al successo. Nel mezzo, ci saranno ancora due album, "Presence" (1976) e "In through the out door" (1979), ma "Physical Graffiti" resterà l'ultima testimonianza gloriosa di uno dei più importanti gruppi del rock tutto.
- Prog Fox
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