venerdì 8 novembre 2024

Queen: "Sheer Heart Attack" (1974)

Viene pubblicato cinquant'anni fa oggi "Sheer Heart Attack", terzo album dei rocker britannici Queen. Il disco è uno dei più eclettici del gruppo, sebbene a un primo ascolto possa apparire più frivolo e interlocutorio rispetto ai gargantua che lo precedono ("Queen II") e ("Bohemian Rhapsody"). Resta il primo grande successo commerciale del gruppo, grazie al singolo "Killer Queen" (#2 in UK, #12 in USA).



(disco completo: https://tinyurl.com/ymjhchm6)

Dopo "Queen II", il disco più progressive rock del quartetto inglese, i Queen decidono di imprimere una ulteriore svolta glam al proprio suono, aumentando in modo spropositato le dosi di eclettismo delle proprie composizioni. Con il chitarrista solista Brian May afflitto per tutta l'estate prima da un'epatite e poi da un'ulcera duodenale, per la quale viene anche ricoverato, John Deacon emerge per la prima volta dalla propria timidezza compositiva, contribuendo chitarre acustiche ed elettriche a diverse tracce e scrivendo la sua prima composizione autonoma, il brillante, gioioso scherzo "Misfire".

L'album comunque si apriva sempre all'insegna dell'hard rock battagliero del chitarrista, grazie a "Brighton Rock", in cui il falsetto selvaggio di Freddie Mercury conduce le danze sulla sfrenata ritmica di Taylor e Deacon, prima di lasciare il posto agli esperimenti col delay di Brian May stesso, che realizza l'intera sezione con una sola chitarra e due amplificatori.

Segue "Killer Queen", il primo grande successo dei Queen, #2 in patria e #12 in America, pezzo glam sofisticato e ammiccante, che gioca ancora una vola sull'ambiguità del cantante del gruppo e ne mette in luce la brillantezza pianistica, in una composizione che corre su settime e undicesime tra 12/8 e brevi spruzzate di 6/8, colorata da un delizioso assolo vaudeville jazz di May, in uno dei suoi primi scherzi allo strumento, che caratterizzeranno una parte significativa della sua successiva produzione solista degli anni settanta ("Good Company", "Somebody to Love").

La mini-suite costituita dalle aggressive "Tenement Funster" e "Flick of the Wrist" e dalla commovente coda pianistica di "Lily of the Valley", composte mentre May era convalescente, si rifa invece allo stile dei primi due album, sebbene manchi loro l'unità narrativa di "Queen II" - nulla, insomma, che i Queen non avessero già fatto pure meglio. La facciata è chiusa dall'hard rock "Now I'm here", composto da May per celebrare l'amicizia con i Mott the Hoople di Ian Hunter, che li avevano portati per la prima volta con loro in America come gruppo spalla pochi mesi prima.

Il lato B si apre con un'altra fantasia progressive che rimanda ai due dischi precedenti, la sensazionale "In the lap of the gods", altra prova vocale surreale di Freddie Mercury e del batterista Roger Taylor, dotato di un falsetto ancora più acuto di quello del collega. Da qui in poi l'ordalia di eclettismo è ancora più folle di quella del primo lato, e rappresenta forse la giustapposizione di motivi in contrasto fra loro più ardita dai tempi delle Mothers di fine anni sessanta, che forse nessun altro gruppo eguaglierà prima dei lavori degli anni ottanta e novanta delle formazioni guidate da John Zorn o Mike Patton: "Stone Cold Crazy" sono due minuti di heavy metal, "Dear Friends" un minuto di malinconia pianistica, la già citata "Misfire" una gemma di pura gioia, "Bring back that Leroy Brown", ispirata da Jim Croce (cantautore italoamericano scomparso l'anno precedente), è un frammento di vaudeville jazz da strabuzzare gli occhi.

Concludono il disco la dolcissima ballata "She makes me", composta e cantata da Brian May (e dotata di una splendida linea di basso di Deacon), e "In the lap of the gods... Revisited", corale ubriaco di Freddie Mercury che si esibisce in un finale antemico ed epico allo stesso tempo, in un ad libitum in cui i suoi vocalizzi sfiorano più volte le vette del sublime.

La fama dell'album sarà di fatto eclissata tanto dal singolo "Killer Queen" quanto dai tre album successivi, che rappresenteranno il vertice della popolarità e del successo del gruppo negli anni settanta. Il disco rimane così un oggetto di culto per appassionati, e anche uno dei pochi dischi che i molti detrattori dei Queen continueranno a riconoscere come valido a fianco di "A Night at the Opera", l'ellepì del 1975 che contiene "Bohemian Rhapsody" e che ne farà delle superstar internazionali.

- Prog Fox

#queen:
#freddiemercury (voce, pianoforte & organo hammond)
#brianmay (chitarre acustiche & elettriche, banjolele, pianoforte & voce)
#johndeacon (basso elettrico, chitarre acustiche & elettriche & contrabbasso)
#rogertaylor (batteria, percussioni & voce)

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