sabato 7 settembre 2024

Jethro Tull: "Under Wraps" (1984)

"Usciva quarant'anni fa oggi "Under Wraps", album in studio dei Jethro Tull. Disco di rock elettronico influenzato tanto dalla new wave che dai new romantics, con liriche ispirate alla guerra fredda, è in genere considerato uno dei punti più bassi della formazione. In realtà numerose composizioni sono di ottimo livello, ma rovinate da un uso eccessivo dei sintetizzatori e dalla presenza di una drum machine dai suoni discutibili. Da rivalutare."



(disco completo: https://tinyurl.com/mwksxm4e)

Dopo "The Broadsword and the Beast", Ian Anderson, leader, voce e flauto dei prog rocker inglesi Jethro Tull, riesce finalmente nell'intento di incidere un album solista: si tratta di "Walk into the light" (1983), un album esageratamente influenzato dal synth pop e realizzato interamente da Anderson col solo supporto del tastierista del gruppo Peter Vettese. L'eccesso di tastiere e batterie elettroniche viene attribuito alla mancanza del resto del gruppo, che aveva dimostrato di sapere integrare nuove e vecchie sonorità nell'album precedente. La speranza è così che il nuovo disco della band possa risolvere questo problema e continuare nell'ottima direzione di quello.

Fin dalle prime note del disco si capisce invece di essere in un mondo diverso: il batterista folk rock Gerry Conway è uscito dal gruppo e viene sostituito da orrende batterie programmate, che assieme alle tastiere opprimenti di Vettese ci fanno comprendere come Ian Anderson sia solo l'ennesima vittima della malattia da sintetismo che sta colpendo tanti suoi colleghi, da Paul McCartney a Eric Clapton, e che sta peggiorando se non rovinando le loro composizioni e la loro produzione.

Ed è un peccato, perché, per esempio, i riff chitarristici e le melodie di "Lap of Luxury" sono brillanti, e con un arrangiamento appena più felice, tipo quelli del precedente "the Broadsword and the Beast", la canzone sarebbe stata un classico del gruppo. E che dire del resto? "European Legacy", "Later, that same evening", "Radio Free Moscow" e "Nobody's Car" sarebbero tutte state all'altezza dei loro lavori precedenti. Basterà cercare sul Tubo un live del tour di "Under Wraps" per rendersi conto di come suonino queste canzoni in un contesto di quintetto rock rispetto a quello di un synth pop realizzato da gente che non sapeva come scrivere il synth pop.

Sì perché il problema è che la scrittura di Ian Anderson non è adatta a essere incisa in questo modo, puro e semplice. Basti confrontare la pesantezza di "Under Wraps #1" rispetto a "Under Wraps #2", la sua versione acustica, unico pezzo incluso dai Jethro Tull in antologie future e ricordato con affetto da questo album (fatta eccezione per il chitarrista Martin Barre, che ottiene ben due crediti sul disco per "Nobody's Car" e "Paparazzi" e quindi probabilmente ama il disco più di quanto meriti; il bassista Dave Pegg, invece, non lo ama affatto, e dichiara che sarebbe stato meglio pubblicare i brani scartati da "the Broadsword and the Beast". Sì, è vero, ma sarebbe anche bastato arrangiare diversamente questi, Dave).

Nonostante il buon livello di molte composizioni, "Under Wraps" è inoltre il primo disco dei Jethro Tull a soffrire della malattia peggiore degli anni ottanta e novanta, ovvero di provare a riempire i cd del maggior numero di pezzi possibili anche sopra all'ispirazione della band. Quattro pezzi che non riescono a stare sull'ellepì verranno addirittura pubblicati solo su cassetta e cd: "Astronomy" (forse il migliore di questo mini-lotto), "Tundra", "General Crossing" e soprattutto "Automotive Engineering", un plagio di "The Reflex" dei Duran Duran talmente implausibile che bisogna ascoltarlo per crederci.

Nonostante i suoi limiti, "Under Wraps" rappresenta l'ultimo disco classico dei Jethro Tull, che cambieranno completamente e permanentemente modalità compositive e sonorità a partire dal disco successivo, "Crest of a Knave". Quest'ultimo arriva solo tre anni dopo, nel 1987, a causa dei problemi alle corde vocali di Ian Anderson, la cui voce, certamente non particolarmente estesa ma quantomeno originale e dal bel timbro, già evidentemente in difficoltà nel tour di "Under Wraps", sarà definitivamente rovinata. I tre dischi dell'era 1987-1991, fortemente influenzati dallo stile dei Dire Straits, saranno senza ombra di dubbio i meno interessanti nella carriera del gruppo.

- Prog Fox

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