Winds: "the Imaginary Direction of Time" (2004)

Esce il 26 luglio di venti anni fa "The Imaginary Direction of Time", secondo album del supergruppo prog metal norvegese Winds, che vede coinvolti nomi importanti della scena black, avantgarde e prog metal come Eikind (Age of Silence, Khold e Tulus) a basso e voce, il chitarrista neoclassico Carl August Tidemann (Arcturus), Andy Winter (Age of Silence) e Hellhammer (Mayhem più un milione di altri gruppi) alla batteria.

(disco completo qui: https://www.youtube.com/watch?v=kB1zAsyDboA)

Al terzo lavoro (e secondo album), i norvegesi Winds fanno decisamente centro, creando un lavoro decisamente più maturo rispetto all'esordio su EP e al primo album in studio. Se le prime due opere del gruppo erano infatti dedicate a un prog metal di atmosfera, che guardava alla musica ambient e faceva ampio uso di interludi parlati e pacatezza strumentale, quasi che fossero una sorta di Era o Enigma del prog metal norvegese, "the Imaginary Direction of Time" è un disco più corposo e dalla struttura un po' più tradizionale, quel tanto che basta a renderlo davvero memorabile.

I Winds sono uno dei tanti progetti secondari sorti dalla seconda generazione del black metal norvegese; in particolare si possono considerare eredi degli Arcturus per la presenza del chitarrista Carl August Tidemann, un virtuoso dello stile neoclassico (che vanta in Richie Blackmore dei Deep Purple il suo capostipite e nello svesese Yngwie Malmsteen il protagonista più noto); sebbene il gruppo collabori in modo decisamente paritario, considerando l'importanza dei contributi di Eikind (bassista e cantante) e di Andy Winter (tastierista e autore dei testi, di matrice filosofeggiante ed esistenzialista) e della presenza di Hellhammer, uno dei più noti e celebrati batteristi della scena metal norvegese.

"What is beauty?" apre il disco con un breve interludio parlato, facendoci credere di trovarci sempre sulle vecchie coordinate della formazione, ma poi il pezzo si trasforma in una canzone vera e propria, con un finale emozionante di chitarra. "Theory of Relativity" prosegue sulla stessa linea, le linee cantate da Eikind non sono onnipresenti e ampio spazio è dato alla chitarra neoclassica di Tidemann, ma si tratta sempre di una canzone, con strofe riconoscibili e sezioni variegate, e non di un pezzo ambient, nonostante l'andamento sempre sui tempi medi; nella seconda parte del brano, Tidemann si esibisce anche in un passaggio di chitarra gilmouriano/pinkfloydiano, chiarendo di non essere perennemente ossessionato da Bach e Malmsteen.

Le sezioni atmosferiche e l'abuso di tempi medi ("Under the Stars") appesantiscono a tratti il disco, ma comunque non si tratta di nulla di clamorosamente negativo, anche perché la fertilità e l'abbondanza di varietà melodica significa che anche le parti meno convincenti sono presto sostituite da momenti riusciti: si pensi al meraviglioso quartetto d'archi che cambia completamente tono a "Visions of Perfection", spalancando il cielo a un eccelso assolo di Tidemann, o a "The Final End", posta a conclusione di "Time without End".

La multiforme e intrigante "Silence in Despair" chiude l'album in modo brillante, prima del silenzio di "Infinity", rotto solo da pochi secondi finali di pianoforte.

Disco della maturità compositiva del quartetto, indubbiamente superiore a quanto fatto finora, "the Imaginary Direction of Time" è album dedicato principalmente agli amanti di un certo tipo di metal d'atmosfera, certamente originale ma adatto solo a persone disposte a confrontarsi con un approccio pacato e riflessivo alla musica, con pochi momenti esplosivi e ampio spazio dato a elucubrazioni filosofiche perfettamente riflesse nei testi e nelle sonorità dei Winds.

- Prog Fox


#winds:
#eikind (voce, basso)
#carlaugusttidemann (chitarre)
#andywinter (pianoforte & tastiere)
#hellhammer (batteria)

ospiti:
#andreorvik (violin)
#vegardjohnsen (violino)
#dorthedreier (viola)
#hansjosefgroh (violoncello)