venerdì 26 luglio 2024

Robert Wyatt: "Rock Bottom" (1974)

Esce il 26 luglio di cinquant'anni fa "Rock Bottom", secondo album solista del cantautore Robert Wyatt, ex-batterista di Soft Machine e Matching Mole. Il disco viene concepito (anche se in parte era già stato scritto) dopo la caduta da un balcone durante una festa che rende Wyatt paraplegico. "Rock Bottom" è un canto d'amore per la vita, uno dei più malinconici, struggenti, commoventi e strazianti mai concepiti, per quello che è forse il più grande disco mai realizzato dalla scuola di Canterbury (alcuni dei cui più eminenti rappresentanti e discepoli, come Richard Sinclair, Mike Oldfield, Hugh Hopper e Fred Frith, partecipano alle registrazioni), e sicuramente uno dei più grandi dell'area del progressive rock (alla produzione troviamo peraltro nientemeno che Nick Mason dei Pink Floyd). Un capolavoro assoluto.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/ye23939j)

Chi dice che l'arte più grande sorge dalla più grande gioia o dalla più grande sofferenza non deve guardare più lontano che in questo album del 1974 per una prova delle sue affermazioni. "Rock Bottom", secondo album solista del cantante, compositore e batterista inglese Robert Wyatt, nasce da una circostanza particolarmente drammatica, ovvero da un gravissimo incidente avvenuto al suo autore il primo giugno del 1973. Durante una festa con colleghi e amici, infatti, Robert, ex-batterista e cantante prima dei Soft Machine e poi dei Matching Mole e figura di primo piano della cosiddetta scuola di Canterbury e del rock progressivo inglese, cade da una finestra al quarto piano, ubriaco, e subisce una lesione alla spina dorsale che lo rende paraplegico.

Durante un lungo periodo di convalescenza, Robert completa una serie di canzoni iniziate nei mesi precedenti a Venezia, mentre la compagna e futura moglie Alfreda Benge (che illustra sia la versione originale sia la ristampa della copertina) lavora nella troupe del cineasta Nicolas Roeg, impegnato a filmare "A Venezia un dicembre rosso shocking". Il tema marittimo che domina l'album è sicuramente figlio dell'esperienza in laguna, mentre gli arrangiamenti e i testi sono influenzati dall'incidente e dalla necessità di Wyatt di ripensarli tutti senza il proprio contributo alla batteria.

A novembre del 1973, Pink Floyd e Soft Machine, le due band di punta dell'underground psichedelico londinese di fine anni sessanta, che spesso avevano condiviso il palco e i camerini dell'UFO Club, tengono due concerti per raccogliere fondi per il vecchio amico. Nel febbraio del 1974 è il collega Nick Mason, batterista dei Pink Floyd, a occuparsi della produzione e della registrazione del nuovo album di Wyatt, intitolato appunto "Rock Bottom" (un riferimento tanto al fondo marino quanto all'essere arrivato sul fondo della propria vita). Come è usuale nelle comunità di musicisti che si formano spontaneamente, numerosi sono gli amici, prevalentemente della scena di Canterbury, che si affollano per dare una mano all'amico nelle registrazioni.

Il brano-capolavoro che apre il disco, "Sea Song", è sia manifesto dell'album stesso che porta d'ingresso verso il mondo marino fantastico di Robert Wyatt & soci. Si tratta di una delle più belle canzoni d'amore degli anni settanta, con liriche immaginifiche e surrealiste che non riescono però a nascondere l'ammirazione per la forza vitale della donna amata, creatura misteriosa e proteiforme, nonché una delle più incredibili dichiarazioni d'amore in poesia ('Your madness fits in nicely with my own; your lunacy fits neatly with my own - We're not alone').

Introdotta da un tema di organo commovente e indimenticabile, "Sea Song" è la canzone più celebre del disco e forse la più celebre della carriera di Wyatt, e per molti è la chiave di accesso alla sua musica, certo non di facile consumo. In "Rock Bottom", comunque, Wyatt, contrariamente a quanto fatto occasionalmente nelle sue esperienze musicali precedenti, si astiene del tutto da momenti deliberatamente ostili all'ascoltatore (e per questo noi lo ringraziamo).

Il lato A continua in totale perfezione con il jazz rock progressivo di "A Last Straw", superbamente illustrato dalla batteria di Laurie Allan (Delivery, Gong) e dal basso di Hugh Hopper (Soft Machine), e con quello straziante, ossessivo eppure intimo, di "Little Red Riding Hood Hit the Road", in cui primeggiano il basso di Richard Sinclair (Caravan, Hatfield and the North) e le trombe del jazzista sudafricano Mongezi Feza.

Il lato B si apre confermando la statura dell'opera con "Alifib", la cui ritmica viene realizzata semplicemente dal respiro di Robert, che tesse anche una melodiosa, astratta eppure emozionante ragnatela di note all'organo. Meno efficace forse il finale del brano, con gli interventi vocali improvvisati di Wyatt certamente non dannosi ma nemmeno particolarmente illuminanti. Meglio fa "Alife", prosecuzione del pezzo precedente, in cui i fiati del jazzista Gary Windo strapazzano e lacerano il brano sul tappeto percussivo intrecciato dalle mani di Wyatt stesso.

La conclusione del disco è affidata all'ennesimo capolavoro, "Little Red Robin Hood Hit the Road", divisa in due parti: la prima vede Mike Oldfield protagonista con il suo inconfondibile stile alla chitarra elettrica, sostenuto da un crescendo favoloso di Allan alla batteria - qui siamo in territori progressive quasi ordinari, seppur sublimi - e poi collassa su se stessa per lasciare spazio a una surreale, bonaria, affettuosa declamazione del poeta e cantautore Ivor Cutler, che, accompagnato da una prova magistrale alla viola di Fred Frith (Henry Cow), in un certo senso sostituisce Wyatt per il finale, come se l'autore avesse deciso di abbandonare il teatro di nascosto mentre il pubblico abbagliato ancora applaude al termine dello spettacolo, lasciando un altro attore a giocare il ruolo del suo doppio.

"Rock Bottom" è un disco allo stesso tempo complesso ma fruibile, assolutamente non immediato ma neppure troppo impenetrabile, veramente originale e strano eppure umano e accogliente. Difficile dire se la traumatica esperienza della caduta, che Wyatt sostiene gli abbia salvato la vita allontanandolo da un alcolismo ormai cronico, abbia fatto sì che l'autore riuscisse a trovare una chiave di lettura con la quale avvicinare, empatizzare con il proprio pubblico, oppure se la grandezza dell'opera sarebbe stata identica anche senza quell'incidente. Ma quale che sia la verità, Robert Wyatt ci consegna con "Rock Bottom" uno dei dischi più significativi di tutta l'era del progressive, della psichedelia, del jazz rock, e degli anni settanta inglesi.

- Prog Fox


Lato A
1. "Sea Song" 6:31
2. "A Last Straw" 5:46
3. "Little Red Riding Hood Hit the Road" 7:40
Lato B
4. "Alifib" 6:55
5. "Alifie" 6:31
6. "Little Red Robin Hood Hit the Road"

Robert Wyatt, voce, chitarra slide, tastiere & percussioni
Richard Sinclair, basso elettrico (1, 3, 6)
Hugh Hopper, basso elettrico (2, 4, 5)
Laurie Allan, batteria (2, 6)
Mongezi Feza, trombe (3)
Gary Windo, clarinetto basso & sax tenore (5)
Fred Frith, viola (6)
Mike Oldfield, chitarra elettrica (6)
Ivor Cutler, voce (3, 6); concertina, harmonium (6)
Alfreda Benge, voce (5)
Nick Mason, produzione

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