mercoledì 31 luglio 2024

Rino Gaetano: "Ingresso Libero" (1974)

Con "Ingresso Libero" fa il suo esordio su LP nel luglio di cinquant'anni fa il cantautore crotonese Rino Gaetano, classe 1950. La sua famiglia si trasferisce nel 1960 a Roma, ma i genitori lo mandano a studiare in seminario a Narni, dalla quale si trasferisce nella capitale a 17 anni e si diploma in ragioneria. Dopo avere iniziato a frequentare il Folkstudio e a scrivere canzoni, viene convinto delle potenzialità della sua voce potente e sgraziata, e incide finalmente il propio debutto, che contiene già i primi capolavori conclamati, "Tu, forse non essenzialmente tu", "Ad esempio a me piace il Sud" e "I tuoi occhi sono pieni di sale".



(disco completo qui: https://tinyurl.com/5735yv8z)

Nato a Crotone nel 1950, Rino Gaetano viene mandato in seminario a Narni per studiare quando la famiglia si trasferisce a Roma per lavoro. Nel 1967 la raggiunge nell'Urbe e dopo il diploma in ragioneria inizia a frequentare il Folkstudio, il club di riferimento per il cantautorato romano, dove non incorre nei favori degli avventori, giovani seriosi e politicizzati che non apprezzano né comprendono le sue canzoni surreali o sarcastiche.

Nonostante ciò, Vincenzo Micocci, fondatore della casa discografica IT, alla caccia di talenti nel Folkstudio, non se lo fa sfuggire. Il debutto è del 1973, con il singolo "I Love You Maryanna/Jaqueline", ma Rino si firma Kammamuri's forse per l'incertezza e la vergogna provata per la propria stessa voce, irruenta e graffiante, molto lontana dal tono e dal timbro dei cantautori romani come De Gregori o Venditti. Gaetano arriva al punto di ipotizzare di fare solo l'autore per altri, ma Micocci lo convince a incidere il suo primo LP, "Ingresso Libero", che mostra già da subito le qualità del cantautore crotonese.

"Tu, forse non essenzialmente tu" apre il disco con un primo esempio del suo stile scanzonato e ironico. Su una base di blues rock chitarristico, Gaetano traccia una canzone dell'amore negato in cui è facile riconoscersi, mentre si vaga per la città con la testa alla persona amata, città che gli scorre a fianco con il 60 notturno, le partite a dama con l'amico Bruno Franceschelli, la frequentazione del bar Il Barone a Montesacro. Vi si contrappone "Ad esempio a me piace il Sud", scritta per Nicola di Bari, che descrive con toni elegiaci e concreti la sua terra d'origine, la Calabria, con immagini poetiche eppure radicate nella semplicità della vita di tutti i giorni, perfezionate da un ritornello commovente, quasi straziante per l'amore e la nostalgia che ne trasudano, anche grazie all'interpretazione accorata del cantautore ventiquattrenne ("ma come fare non lo so, sì devo dirlo, ma a chi?"). Con le prime due canzoni dell'album, Rino pone già le coordinate essenziali dei luoghi della sua poetica, ovvero Roma e Crotone, la Capitale e il Sud, con la prima a giocare il ruolo dell'amante, della nemica, dell'età adulta, e il secondo nel ruolo della madre, degli affetti famigliari, dell'infanzia e della purezza. Non è un caso che queste siano i pezzi migliori del disco.

Un secondo blocco di canzoni vede Gaetano dare la propria personale, satirica o ironica chiave di lettura della fantascienza ("AD 4000 D.C."), della ricerca spirituale in Oriente ("A Khatmandu") e del romanzo cavalleresco ("E la vecchia salta con l'asta"): si tratta di brani piani eppure gradevoli, caratterizzati da una inventiva semplice ed efficace che rende il disco piacevolmente scorrevole.

"Supponiamo un amore" e "I tuoi occhi sono pieni di sale" sono invece canzoni d'amore più tradizionali, la prima più melanconica e corriva, la seconda costruita con un efficace incastro lirico, che non disdegna neppure un allusivo erotismo, e rappresenta un altro dei momenti più significativi dell'ellepì.

A completare l'album stanno le due canzoni politiche, che però sono molto sui generis e la cui narrazione può spiegare bene perché Rino incorresse nell'astio dei puristi del cantautoresimo impegnato. "Agapito Malteni il ferroviere" è particolarmente offensiva: sugli accordi di "il Bombarolo" di Fabrizio de André corre infatti la grottesca vicenda di un ferroviere à "la Locomotiva" di Francesco Guccini, intenzionato a fare una strage perché disperato per l'emigrazione dal proprio Sud, ma che poi, pur convincendo il proprio collega macchinista, non riesce a porre in atto la propria azione. Se Guccini e De André dipingono in chiave epica e tragica i loro eroi, Gaetano butta tutto in caciara, così come fa con "l'operaio della Fiat la 1100", musicalmente da qualche parte tra "Hey Joe" e "Mrs. Robinson", in cui un povero operaio pronto a partire per le vacanze si vede distrutta la macchina come atto di protesta. Il 1974 non era il momento per una chiave di lettura surreale e umoristica - nel senso pirandelliano del termine - degli anni di piombo - o meglio, lo era, ma in pochi l'avevano capito.

"Ingresso Libero" mostra già la forza delle canzoni di Rino Gaetano, un pelo annacquate e appesantite solo da una produzione un po' troppo spartana e poco nitida, che mette troppo avanti la voce del nostro rispetto agli arrangiamenti, peraltro più che adeguati. La presenza di alcuni classici della sua opera, però, significa che anche questo primo lavoro, pur se musicalmente più acerbo, deve necessariamente trovarsi nella collezione di tutti gli appassionati del cantautore crotonese.

- Prog Fox

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