mercoledì 3 luglio 2024

Eric Clapton: "461 Ocean Boulevard" (1974)

Esce nel luglio di cinquant'anni fa "461 Ocean Boulevard", album solista di Eric Clapton. Si tratta dell'ennesimo comeback del chitarrista inglese, qui dopo la disintossicazione dall'eroina che gli è costata tre anni di carriera. Lo stile di Clapton prosegue quello del debutto solista: un soft rock americanizzato che reca solo tracce di blues e degli assoli incendiari di un tempo. Il disco piace (#1 in USA e Canada, #3 in UK, #4 in Paesi Bassi e Norvegia) e segna lo stile di tutti gli anni settanta di Clapton di lì in avanti (oltre a legarlo per cinque anni a musicisti come la cantante Yvonne Elliman - Maddalena di Jesus Christ Superstar - il chitarrista George Terry, il bassista Carl Radle, l'organista Dick Sims e il batterista Jamie Oldaker). La cover di "I shot the sheriff" (#1 in USA, Canada e Nuova Zelanda) apre la strada dell'America a un certo Bob Marley, popolare all'epoca principalmente in Gran Bretagna.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/592fn837)

Dopo essere riuscito a liberarsi della dipendenza dall'eroina, forse sostituendola con cocaina e alcool, Eric Clapton, un tempo uno dei più celebrati chitarristi virtuosi del blues rock e della psichedelia britannica, è l'ombra di se stesso. L'impatto delle morti degli amici Duane Allmann e Berry Oakley (chitarrista e bassista degli Allman Brothers), oltre alla sua discesa nel vortice degli oppiacei, lo hanno lasciato prosciugato. Leggendo le sue biografie e gli aneddoti di quegli anni della sua vita, emerge chiaramente come Clapton non fosse pronto a gestire la fama immensa che lo aveva colpito quando era l'incendiario chitarrista dei Cream. Anche per questo, il suo stile musicale cambia totalmente: Clapton vuole scomparire in mezzo ai suoi musicisti, enfatizzare la sua voce garbata da cantautore, non particolarmente dotata, e scrivere e incidere musica rilassata, improntata a un country blues e a un roots rock ispirati alla musica di Delaney Bramlett, George Harrison, JJ Cale (uno stile che in parte aveva già esplorato nel doppio LP "Layla" del 1971).

Queste sono le coordinate che caratterizzano tutta la sua produzione per un decennio, da "461 Ocean Boulevard", l'album del suo ritorno in studio dopo tre anni, fino a "Money and Cigarettes" del 1983, prima della bizzarra svolta eighties promossa da Phil Collins. Come spesso avviene, il primo disco del lotto è uno dei migliori, se non il migliore, e ha un punto di vantaggio nella sua discografia dato anche dal successo clamoroso che gli arrise. L'epoca era quella in cui si stava affermando il soft rock californiano, e anche se Clapton incide a Miami con il produttore-guru della Atlantic Records, Tom Dowd, il ventinovenne chitarrista inglese, con il suo nuovo stile rilassato, rientra bene negli interessi musicali dei trentenni bianchi americani che ormai hanno dimenticato Woodstock, la rivoluzione e la psichedelia.

Per scegliere i suoi collaboratori, Clapton si affida all'amico Carl Radle, bassista americano già al suo fianco, che recluta la cantante Yvonne Elliman - Maddalena di Jesus Christ Superstar - il chitarrista George Terry, l'organista Dick Sims e il batterista Jamie Oldaker, che saranno suoi collaboratori per buona parte del decennio (in studio li affianca anche il tastierista dei Bee Gees, Albhy Galuten). È George Terry che convince Clapton a incidere una cover di "I shot the sheriff", inizialmente scettico sul reggae, che raggiunge il primo posto nella classifica dei singoli e traina l'album anch'esso in testa alle classifiche. En passant, si noti come molti critici e ascoltatori americani abbiano avuto il primo assaggio della produzione di Bob Marley proprio tramite questa cover. È sempre il reggae che influenza l'ottima "Willie and the Hand Jive", pezzo di Johnny Otis inizialmente ispirato ai ritmi di Bo Diddley e qui riletto alla luce delle influenze tanto di Marley quanto del roots rock.

I classici del blues "Motherless Children", che apre il disco ed è riarrangiato come uno shuffle colorato dalla slide, e "Steady Rollin' Man", cover di Robert Johnson, sono significativi per indicare che Clapton non si è ridotto del tutto a un pensionato dal passo strascicato e dalle sonorità letargiche, sebbene queste non manchino ("Give me strenght", scritta da Clapton stesso; "Get ready", composta da Clapton con Yvonne Elliman). Tra i quattro brani originali dell'album, il migliore è probabilmente la dolcissima, malinconica ballata folk rock "Let it grow", che fa il paio con la cover della graziosa "Please be with me" dei southern rocker Cowboy, impreziosita dai passaggi alla dobro del chitarrista. L'album si chiude con un altro riuscito brano ritmato, "Mainline Florida", pezzo di George Terry in cui Clapton si esibisce al talk box.

A conti fatti, non siamo davanti a un capolavoro: nonostante occasionali perle, il blocco più significativo della carriera di Clapton è alle spalle. Questo non toglie che, da consumato professionista e da musicista sopraffino, numerosi siano gli album notevoli incisi dal nostro eroe. "461 Ocean Boulevard" è certamente uno dei più rappresentativi della seconda fase della sua carriera.

- Prog Fox



#ericclapton

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