mercoledì 10 luglio 2024

Beatles: "A Hard Day's Night" (1964)

Usciva sessant'anni fa oggi "A Hard Day's Night", album dei Beatles. Colonna sonora del film omonimo, sorta di mega-video di autopromozione commerciale che nessuno ha mai tentato prima, rimane forse il disco culmine della prima fase della carriera del gruppo. Poiché è il film a essere pensato in funzione del disco, e non viceversa, questo capolavoro del beat è del tutto godibile anche quando il film è stato ormai da tempo dimenticato. Oltre alla perfezione pop della title track e di "Can't buy me love", troviamo anche il primo Lennon malinconico, il McCartney romantico ("And I love her") - e per la prima volta tutte le canzoni sono firmate dai nostri eroi.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/mwzds4hx)

A Hard Day's Night non è un album musicale come tutti gli altri; è prima di tutto la colonna sonora dell’omonimo film, in Italia conosciuto come “Tutti per uno” (sic). Non possiamo prescindere da questo assunto, perché è fondamentale per capirne genesi e struttura. Perfino la copertina rimanda agli shot che vengono fatti agli attori con le diverse espressioni facciali (una presa in giro, ovvio).

Certo è che, a distanza di tanti anni, il film è stato dimenticato completamente dalle nuove generazioni – un numero nettamente maggiore rispetto ai fan coevi – ma l’album rimane come opera a sé stante e contiene un serie di veri e propri capolavori. In primo luogo, va detto che per la prima volta i Beatles sono gli autori (John e Paul) di tutte le canzoni dell’album, e ciò rappresenta un grande passo avanti rispetto ai precedenti, in cui convivevano tracce di autori americani largamente amati. In questo album i soggetti sono loro, perché è appunto l’Original SoundTrack del film (OST) e come loro stessi sono i protagonisti di un film che promuove la loro immagine e le loro attività artistiche, così l’album deve rispecchiare fedelmente questa idea.

Parlando brevemente del film, si tratta di un furbo manifesto brit della Beatlemania: inseguimenti di fan, nonsense britannico, situazioni assurde e, soprattutto, video musicali. Praticamente MTV ante-litteram. Dato che il film è rigorosamente frammentato ed episodico, con intermezzi musicali in cui i nostri suonano, sembra davvero di guardare un canale televisivo musicale in cui ai video si frappongono VJ che fanno cose e vedono gente. Ed in questo specifico caso protagonisti ed insieme VJ sono i Nostri.

Non fraintendetemi, vederla oggi questa pellicola di Richard Lester, non è proprio entusiasmante, soprattutto se provate a guardarla in italiano. Le gag sono trite, lo stile antiquato, l’umorismo troppo british e poi non ha alcun senso. Rimane un documento di un’era passata, e va visto con l’occhio del fan e dello storico. Personalmente non ho resistito a lungo e alcune parti le ho viste con l’avanti-veloce.

Le riprese dei Beatles che eseguono le loro canzoni sono però valide e vale la pena di passare da una parte all’altra solo per quelle. Ma parliamo delle canzoni.

Le canzoni di “A Hard Day's Night” sono il trionfo della prima fase dei Beatles, sono un concentrato di Beatlemania: si narra siano state scritte nei ritagli di tempo tra il tour americano e tutti gli impegni che Epstein aveva imposto nel suo tour-de-force di promozione del fenomeno, tra camere di albergo e voli in aereo. Si sente questa fresca ed esplosiva volontà di prorompere, in modo quasi anarchico dagli schemi dei precedenti album. Si sente la voglia di costruire novità importanti, roba mai sentita, sonorità più mature. Sicuramente non tutto è riuscito, ma mostra al pubblico l’enorme passo avanti dei Nostri nel panorama musicale: si tratta di situazioni e temi abitudinari (amore, lui-lei, ballare, lasciarsi) ma ora la componente musicale è più omogenea, raffinata, ricercata. I ritmi americani sono digeriti e restano in circolo, ma c’è qualcosa di nuovo. Questo è il disco che fa incazzare definitivamente i puristi americani; concepito proprio negli USA e fatto per essere 100% Brit. Le invasioni sono ora concluse, e i Beatles dominano.

Ma le canzoni appunto: a partire da "A Hard Day's Night" trionfo in cui tutto il gruppo si esprime al suo meglio (perfino Ringo che ha suggerito il titolo) e creato, dicono, in meno di 12 ore.

“I Should Have Known Better”, splendida 12-corde di George e l’armonica che riprende quella sporca di Bob Dylan. “If I Fell” e iniziano le grandi e malinconiche ballate di John, qui a doppia voce per aumentare l’effetto. “I'm Happy Just to Dance with You”: scritta da John, cantata da George è, per loro stessa ammissione “una piccola e bella cosa”. “And I Love Her”, ballata splendida di Paul, che anticipa quelle altre delicate melodie, suo marchio distintivo. “Tell Me Why”, spigliata e veloce, non a caso i Beach Boys ne faranno una cover l’anno successivo. “Can't Buy Me Love”, immensamente vitale, con un ritmo che non ti lascia più: in tema di cover, i Beatles si sentirono davvero arrivati quando Ella Fitzgeral ne fece una sua versione. “Any Time at All”, brutto da dire, ma è il “riciclaggio” del brano “It Won’t Be Long”, dato che è strutturata con la medesima progressione armonica. “I'll Cry Instead” e qui ritorna Dylan, per un John introspettivo e malinconico più che mai. “Things We Said Today”, la malinconia secondo Paul, che idealmente va a braccetto con John in questo scambio armonico sublime. “When I Get Home”, brano rock che tira un po’ su il nostro John, fino a questo momento impegnato in ballate piuttosto tristi… “You Can't Do That”, sempre 12-corde di George che glorificano questo splendido pezzo quasi-blues di John. “I'll Be Back” in chiusura, non solo carino come titolo, ma anche piuttosto complesso strumentalmente.

Quindi, alla fine, cos’è questo terzo album dei Beatles? Oggi diremmo che è un’esperienza in vari livelli di multimedialità, forse la prima nel suo genere: abbiamo l’album in vendita, il film in uscita, il merchandise dei Fab Four. L’idea totalitaria di Brian Epstein fatta realtà, ovvero trasformare un semplice gruppo di strimpellatori di Liverpool in una grande realtà mediatica. Con un vantaggio non trascurabile; a differenza di altri questi sono davvero bravi.

- Agent Smith

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