lunedì 27 maggio 2024

Volo: "Il Volo" (1974)

Esce nel maggio di cinquant'anni fa il disco d'esordio eponimo del Volo - non il trio di cantanti lirici attuale, ma un supergruppo di matrice progressive e cantautoriale sponsorizzato da Battisti e Mogol (anche coautore dei testi) che comprendeva i chitarristi-cantanti Alberto Radius (Formula 3) e Mario Lavezzi, i tastieristi Vince Tempera (noto per le collaborazioni con Guccini) e Gabriele Lorenzi (Formula 3), il bassista Bob Callero (Osage Tribe) e il batterista Gianni dall'Aglio. Il brano di punta è "il canto della preistoria" (passato nella memoria popolare come "Molecole"), ma tutto il disco è delizioso, caratterizzato da un prog ben suonato e inaspettatamente scanzonato visto il genere.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/hzukztv3)

Il Volo nasce nel 1974 dall'unione di vari musicisti sotto contratto con la Numero Uno di Mogol e Battisti, in particolare il chitarrista-cantante Alberto Radius e il tastierista Gabriele Lorenzi, rimasti orfani della disciolta Formula 3. I due vengono affiancati dal chitarrista, sessionman, cantautore e compositore Mario Lavezzi, dal tastierista Vince Tempera (noto arrangiatore e collaboratore storico di Francesco Guccini), e dalla sezione ritmica battistiana formata dal bassista Bob Callero e dal batterista Gianni Dall'Aglio. Tutti vicini sia al movimento progressive sia alla psichedelia e al cantautorato 'artistico' (se vogliamo distinguerlo, artificiosamente, da quello più politicamente 'impegnato'), compongono e incidono un album d'esordio omonimo che risente di tutte le loro esperienze passate e presenti e delle loro influenze personali.

Il disco potrebbe rischiare di essere quel né carne né pesce che non fa contento nessuno, ma in realtà fa contento chi non ha pregiudizi, sospeso com'è fra cantautorato battistiano e progressive rock, senza avere né l'ariosità del primo né la seriosità del secondo, e questo nonostante non manchino momenti aggressivi e decisamente intensi, come nella perfetta apertura della mini-suite costituita da "Come una zanzara" e "la mia rivoluzione", che ha inattesi echi sinfonici e jazz rock, oltre a implicare una angoscia e rabbia esistenziali notevoli ('ma perché io sono un uomo? ma perché ho anche il peso del cervello?', 'quanti morti ancora vivi, quanti vivi ancora morti, ma io no, non rinuncio').

D'altronde le capacità tecniche dei musicisti, tutti provenienti da gruppi affermati e sessionmen o autori di lusso per quasi chiunque negli anni settanta, non si possono mettere in discussione, come si può sentire per esempio dall'assolo à la Santana della eterea "Il calore umano" o dal sorprendente tempo del riff di chitarra centrale nella sezione strumentale di "I primi respiri".

L'aspetto più scanzonato e meno serioso del gruppo emerge invece in brani di progressive pop perfetti come "il Canto della Preistoria", meglio noto come 'molecole' dal ritornello che ne ha fatto uno dei pochi pezzi radiofonici del nostro progr anni settanta, e come la conclusiva "Sinfonia delle scarpe da tennis", conclusa da un divertito solo di tastiere.

Gemma dimenticata del progressive italiano, il disco d'esordio del Volo non è certo per puristi del genere, ma fa parte di quel largo insieme di opere destinate al piacere dell'ascoltatore dalla mente aperta e flessibile. Se vi riconoscete in questo profilo, e amate gli anni settanta, amerete anche Radius, Lavezzi & soci.

- Prog Fox


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