giovedì 29 febbraio 2024

Pallas: "The Sentinel" (1984)

Nel febbraio di quarant'anni fa usciva "The Sentinel", debutto discografico del gruppo di rock progressivo scozzese Pallas. Compagni di viaggio dei Marillion, come loro parte della scena neo prog dei primi anni ottanta, pubblicano un disco smontato e rimontato dalla casa discografica, che non vuole fargli realizzare il loro concept apocalittico su Atlantide, ma ne tolgono alcune parti per rimpiazzarle con brani più orecchiabili e vendibili (per questo verrà ripubblicato in forme differenti nel 1992 e nel 2004). Copertina immaginifica di Patrick Woodroffe.



(disco completo nell'edizione del 1992, qui: http://tinyurl.com/4647897p)

I britannici Pallas nascono nel 1974 ad Aberdeen, in Scozia, prima come Rainbow e poi come Pallas Athene; nel 1979 dei membri originali sono rimasti solo il batterista Derek Forman e il bassista Graeme Murray, che diventa amico del cantante dei Marillion Fish, cosa che porta i due gruppi a diverse date dal vivo insieme. Con i nuovi membri Euan Lowson (voce), Niall Mathewson (chitarre) e Ronnie Brown (tastiere), il gruppo incide il disco autoprodotto "Arrive Alive" (1981) e viene messo sotto contratto dalla EMI, per incidere il suo disco d'esordio, basato su una lunga suite che fa parte dei loro concerti, sorta di versione futuristica della distruzione di Atlantide, ispirata anche alla guerra fredda.

"The Sentinel" nasce però in un clima di perplessità del mondo discografico nei confronti del progressive rock anni ottanta. Il genere chiaramente ha perso molto del suo fascino e soprattutto del suo potenziale commerciale, eppure Asia, Genesis e Yes hanno dimostrato che i vecchi leoni sanno ancora vendere, mentre i Marillion hanno dimostrato che c'è spazio per gruppi nuovi. Quindi i Pallas si mettono sotto contratto, ma allo stesso tempo gli si impedisce di realizzare un disco come quello che vorrebbero, per cercare di mungere i potenziali singoli alla ricerca di una nuova "Heat of the Moment" o una nuova "Owner of a lonely heart".

Il disco esce quindi completamente stravolto dalle esigenze della casa discografica, con tre brani brevi e tre brani lunghi invece dell'intera suite atlantidea: tratti da quest'ultima, saranno ben tre gli ulteriori brani che saranno resi disponibili solo con l'edizione in cd del 1992, peraltro nell'ordine stabilito dal gruppo. La produzione del disco, affidata al veterano del prog Eddie Offord, è tipica dei primi anni ottanta, c'è quel tipo di tastiere e sintetizzatori dal suono profondamente artificiale, quel tipo di batteria con il riverbero e il gated drumming, quel tipo di chitarra dal suono elettrico post-Van Halen.

Le canzoni di "The Sentinel" si ritrovano quindi in due principali categorie, quelle più orecchiabili, modellate su un rock muscolare che presenta tanto elementi AOR quanto elementi progressive, e quelle, più lunghe e più propriamente progressive, in cui emerge l'enorme amore per i Genesis. Entrambe le categorie di brani hanno dei problemi, anche se in parte differenti.

Al primo gruppo di canzoni afferiscono il brano d'apertura "Shock Treatment", il pezzo AOR "Eyes in the Night (Arrive Alive)" (che con poche modifiche avrebbe potuto essere una canzone di Bon Jovi), e "Cut and Run" (il migliore, forse perché quello in cui il gruppo riesce a infondere un po' più di sensibilità prog); e il loro problema è di portare con sé troppi cliché, perché probabilmente manca, almeno in parte, l'adesione interiore del gruppo alla loro realizzazione.

Al secondo gruppo di canzoni appartengono "Rise and Fall" (lunga oltre dieci minuti nell'edizione originale, spezzata in due parti in quella del 1992), "Eastwest", "March on Atlantis" e "Ark of Infinity": qui ciò che non funziona è che i pezzi sono troppo derivativi dei Genesis, per quanto, al contrario di quanto avviene nelle imitazioni AOR, si percepisca l'amore sincero dei Pallas per il progressive anni settanta, già evidente dal fatto che è fra questi brani che si trova il cuore del loro originario concept.

È questo amore per il genere che permette al gruppo di realizzare i due pezzi più memorabili del disco, "Heart Attack" (con l'assolo di chitarra migliore dell'album, sebbene il brano sia dolorosamente presente solo nella versione in cd del 1992) e "Atlantis", entrambi della lunghezza di otto minuti, nei quali finalmente le ispirazioni e le aspirazioni si fondono per dare vita a un neo prog anni ottanta convinto e convincente come quello delle migliori realizzazioni coeve dei Marillion.

- Prog Fox

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