giovedì 7 dicembre 2023

Yes: "Tales from Topographic Oceans" (1973)

Esce cinquant'anni fa oggi "Tales from Topographic Oceans", album in studio dei prog rocker britannici Yes. Doppio LP gargantuesco, concept album spirituale e messianico, concepito dal cantante Jon Anderson e dal chitarrista Steve Howe, è formato da quattro sole tracce di oltre venti minuti, ognuna delle quali occupa un lato. L'album è considerato uno dei più evidenti esempi dell'involuzione e degli eccessi del progressive rock (curiosamente, assieme a un altro disco uscito lo stesso giorno, "Brain Salad Surgery" di Emerson, Lake & Palmer), e porta Rick Wakeman a lasciare il gruppo per l'esasperazione con il materiale tematico proposto. È la prima volta in studio con il gruppo per il batterista Alan White, subentrato l'anno precedente a Bill Bruford. La copertina del disco, opera di Roger Dean, è considerata una delle migliori della storia del rock.



(disco completo: https://tinyurl.com/mr2tdv5f)

Oh, Santi Numi e Dei tutti, aiutatemi nell'impresa di recensire una delle opere più ambiziose e logorroiche mai concepite dal progressive rock.

Vero è che c'è chi ha superato gli Yes in ambizione e in eccesso, ma si parla in genere di tardi epigoni, di gente tipo i Flower Kings che negli anni zero voleva fare dischi di tre ore solo per il gusto di fare dischi di tre ore. La differenza con Jon Anderson e Steve Howe, i principali autori di quest'opera gargantuesca, è che loro ci credevano, ed erano i primi a farlo.

Sappiamo tutti che il rock progressivo britannico, soprattutto quello del periodo 1972-1974, non era umile né modesto. Il successo commerciale, un po' inspiegabile, di alcune opere fuori dalle righe e che spingevano al massimo tecnica musicale e ambizioni artistiche serie, come quelle di Genesis, Emerson Lake & Palmer, Pink Floyd, Jethro Tull e, appunto, Yes (senza contare i successi con i concept album della generazione un lustro più vecchia come gli Who e i Kinks) avevano convinto questi musicisti di essere più geniali di quanto non fossero. Parliamo comunque di ragazzi tutti tra i venticinque e i trent'anni, mandati dalle case discografiche a girare il mondo, convinti di essere gli eredi di Mozart, Beethoven e Verdi. Ciò li rese autocompiaciuti, convinti di essere infallibili, e li destinò a uscire di fuoco rispetto ai loro contemporanei e, soprattutto, ai ragazzi più giovani. Non a caso arriveranno punk e new wave, a spazzare via il Regno delle Fate, il Signore degli Anelli, la filosofia orientale un tanto al chilo e gli eccessi di produzione in studio.

In questo contesto, gli Yes incidono "Tales of Topographic Oceans" verso la fine della liasion con il pubblico inglese ed americano. In realtà gli Yes continueranno a vendere nel resto del decennio, ma questo album alienerà gran parte della critica, così come faranno "Brain Salad Surgery" degli Emerson Lake & Palmer, curiosamente uscito nello stesso giorno, e "A Passion Play" dei Jethro Tull (uscito pochi mesi prima), non a caso le opere più ambiziose e difficili di questi gruppi simbolo del prog. A distanza di anni, vedendo che gli Yes sarebbero rimasti nelle top ten americane e inglesi fino al 1978 compreso, ci si chiede se davvero il prog fosse in crisi o se semplicemente critica e discografici avessero deciso di interessarsi di altro e quindi avessero determinato con le loro scelte la fine del genere più che gli artisti del genere stesso con le loro ambizioni smodate.

Fatto questo enorme ed imbarazzante cappello introduttivo, possiamo parlare della musica, e c'è sorprendentemente poco da dire per un'opera che dura 80 minuti e abbraccia due LP per quattro facciate, ognuna delle quali contiene una sola enorme, lunghissima ed ipertrofica suite. Si capisce già che il problema principale del disco è che sia tutto troppo. Troppo. Ognuna delle suite potrebbe durare la metà, e si sarebbe potuto ottenere un degno seguito di "Close to the Edge". Così, il disco non è malvagio, è pieno di buone idee, ma il tutto è semplicemente troppo, e lo sapevano anche tutti quelli che ci stavano lavorando, basta sentire le dichiarazioni del tecnico del suono Eddie Offord, da anni collaboratore del gruppo. A credere nel progetto sono principalmente il cantante Jon Anderson, in pieno delirio mistico, al punto da far decorare con piante, balle di fieno e simbologia universalista lo studio dove registrano per dieci settimane, e il chitarrista Steve Howe, principale autore delle musiche.

Musicalmente si continua a notare una conferma del suono di "Close to the Edge" e del live "Yessongs", sebbene la lunghezza dei brani consenta una più ampia esplorazione soprattutto degli aspetti ambient e atmosferici del loro suono, cosa forse non proprio redditizia sulla distanza delle quattro facciate, e con il nuovo batterista Alan White perfettamente capace di fornire il proprio contributo artistico, muscolare e fortemente basato sull'uso di piatti, diverso ma ugualmente ben integrato nel suono rispetto a quello del batterista originale Bill Bruford.

"The Revealing Science of God/Dance of Dawn" poteva durare la metà; "The Remembering/High the Memory" dovrebbe essere privata dei nove minuti iniziali, intollerabilmente lenti e noiosi; mentre forse "Ritual/Nous sommes de soleil" è valida nella sua quasi totale interezza, purché si tagli la parte centrale di ordalia percussiva, davvero non necessaria dato che l'ascoltatore li incontra dopo avere già affrontato un'ora di musica.

Rick Wakeman è infastidito a morte dall'opera e dal suo spiritualismo discutibile, passa il tempo delle registrazioni con i Black Sabbath che stanno incidendo "Sabbath Bloody Sabbath", e annuncia al resto della band che lascerà il gruppo al termine del tour promozionale, iniziato a novembre e terminato ad aprile dell'anno successivo. Il 18 maggio del 1974, al termine del tour, conferma la sua decisione. Verrà sostituito dal tastierista svizzero Patrick Moraz.

"Tales from Topographic Oceans", a conti fatti, rimane una idea non realizzata bene, ma non da disprezzare quanto viene fatto nei circolini dei critici e degli anti-proggers. Sicuramente un'opera curiosa e peculiare, schiacciata dal successo artistico di quella che la precede ("Close to the Edge") e di quella che la segue ("Relayer"), rimane un lavoro essenzialmente per appassionati del gruppo e del genere. Chiaramente se siete un progger estremo, potrebbe anche essere il vostro disco preferito degli Yes.

- Prog Fox



#yes:
#jonanderson (voce)
#stevehowe (chitarre, liuto, sitar elettrico & voce)
#chrissquire (basso & voce)
#rickwakeman (pianoforte & tastiere)
#alanwhite (batteria)

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...