lunedì 7 agosto 2023

Albert Bouchard: "Imaginos III - Mutant Reformation" (2023)

È stato pubblicato nel luglio di quest'anno "Mutant Reformation", terzo capitolo della saga di Imaginos realizzata dall'ex-batterista dei Blue Oyster Cult, Albert Bouchard. Il musicista e autore americano completa così dopo più di cinquant'anni un lavoro iniziato nel 1967 con il produttore Sandy Pearlman e poi arenatosi numerose volte fra scelte della sua band, problemi con le case discografiche, pubblicazioni incomplete e fatte a pezzi da esse (l'originale "Imaginos" dei BOC del 1988) e litigi, primo fra tutti quello con Pearlman, durato molti anni. Il disco è probabilmente il migliore della trilogia di Bouchard e ne rappresenta una valida e soddisfacente conclusione, confermando Bouchard come una delle figure più creative fra i suoi contemporanei ancora in attività.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/mthkvc7p)

Non ci fa sempre piacere dovere ricominciare da Adamo ed Eva per spiegare i retroscena dietro a personaggi in attività da decenni che ancora osano registrare nuovo materiale, ma Albert Bouchard è una di quelle figure che merita certamente due parole.

Nato nel 1947 e cresciuto sulle sponde americane del lago Ontario, fonda i Soft White Underbelly nel 1967, assieme a Donald Roeser e Allen Lanier, grazie al supporto dello studente universitario e scrittore Sandy Pearlman, che diverrà loro produttore e manager e li convincerà a prendere il nome di Blue Oyster Cult e scrivere una serie di canzoni ispirate alle sue poesie e saghe orrorifiche lovecraftiane. Nel 1981 il gruppo entra in crisi, con l'uscita proprio di Albert a causa di contrasti interni, e il batterista inizia per la prima volta a cercare di mettere insieme tutte le idee ispirate alla saga dell'Ostrica Blu per farne un concept album coerente. Completato nel caos, dopo che la casa discografica glielo sottrasse e dopo nuovi contrasti con Pearlman ed ex-compagni di gruppo, viene pubblicato a firma Blue Oyster Cult nel 1988 col nome di "Imaginos".

A più di cinquant'anni dalla fondazione del gruppo, a quasi cinquanta dal loro primo album, a più di trenta dalla pubblicazione di "Imaginos", Albert Bouchard rimette mano alla marea di canzoni scritte sul tema orrorifico dai Blue Oyster Cult, da membri ed ex-membri del gruppo, da Sandy Pearlman e/o da Albert stesso, per realizzare un triplo concept album che pubblica in tre parti successive. "Mutant Reformation" è la conclusione della saga di Imaginos, e come il secondo "Bombs over Germany" è particolarmente interessante perché ha numerosi pezzi inediti o sconosciuti, oltre a essere quello che possiede il suono più coerente, fondato sul quartetto base costituito da Bouchard (batteria, chitarre, voce solista), dal bassista e amico di lunghissima data David Hirschberg (già nei Brain Surgeons), dalla cantante Susie Loraine e dal batterista Cyzon Griffin. Al loro fianco una messe di collaboratori che però si innestano con grazia solo sul lavoro in gran parte condotto dal gruppo, tra cui va menzionato in particolare il fratello Joe, ex-bassista dei Blue Oyster Cult e qui coinvolto principalmente come tastierista e cantante solista in ben sette dei diciotto brani del disco.

Ci troviamo così in presenza di un hard rock grintoso, con una non banale vena semiacustica, dal quale emerge celebrato sia il patrimonio culturale e artistico dei Blue Oyster Cult, sia quello di Sandy Pearlman (scomparso alcuni anni fa) e di Albert Bouchard, sicuramente uno dei rocker ultrasettantenni più dinamici e creativi degli ultimi anni. La sua voce arrochita e invecchiata come un vino buono e sanguigno appare originale e adatta nell'interpretare le tracce, col vantaggio di potersi appoggiare a compagni di gruppo, amici e cantanti per l'occasionale apparizione solista o il supporto nelle armonie vocali.

Le diciotto tracce si possono dividere in tre gruppi: al primo corrispondono i brevi interludi di collegamento fra traccia e traccia (o, nel caso del brano di apertura "Welcome to Desdanovaland", tra secondo e terzo cd del progetto); al secondo le riproposizioni di brani celebri dei Blue Oyster Cult; al terzo i brani scritti ex novo, ampiamente rimaneggiati oppure rari o inediti della carriera di Albert o del Culto.

Fra i brani del Culto rimaneggiati, il migliori appare "Sole Survivor", reinterpretato in maniera straordinaria specialmente da Cyzon nella ritmica, che grazie all'amore di Albert per i tempi dispari la rende molto più intrigante dell'originale del 1983. Di alto livello anche "ETI" (con Joe Bouchard alla voce e un bellissimo lavoro ai cori di Joan Levy Hepburn e Isabella Kosal), "Transmaniacon", in cui Albert Bouchard è accompagnato dai vecchi amici Dictators (Andy Shernoff al basso, Ross the Boss alla chitarra, Keith Roth alla voce), "Redeemed" con Joe Cerisano alla voce, "Godzilla" con Kasim Sulton (ex-Utopia, ex-BOC) alla voce. Sicuramente tra questi pezzi il meno riuscito è "Flaming Telepaths", il che è un peccato: il problema qui è la mancanza di un assolo convincente che possa fare dimenticare la performance pazzesca di Buck Dharma sul brano originale del 1974. Lo stile sgraziato e sporco di Albert alla chitarra solista ha certamente un suo fascino, ma non quando deve occupare lo spazio di uno degli assoli più memorabili della carriera del Blue Oyster Cult.

Fra i pezzi nuovi o ampiamente rimaneggiati, ci troviamo davanti a perle assolute come la ballata psichedelica di "Queens Graveyard" e l'ammaliante fantasia semiacustica e pseudoreligiosa di "St Cecilia", entrambe rielaborate da due brani dei primissimi anni dei Cult mai pubblicati su album, e a ottime canzoni come il canto corale per marinai ubriachi "Mountain of Madness" (scritta con l'attuale seconda chitarra dei BOC, Richie Castellano, qui anche voce solista) e la conclusiva, orientaleggiante e psichedelica "Buddhas Knee".

Nel complesso ci troviamo davanti a un prodotto artisticamente riuscito, concepito con amore, così come lo è stata tutta la trilogia. Un'opera che Albert avrebbe voluto completare per più di cinquant'anni, e che meriterebbe di avere molto più riconoscimento di quello che avrà. Assolutamente imperdibile per gli amanti dei Blue Oyster Cult, è consigliato a tutti coloro che amano l'hard rock e l'heavy metal degli anni settanta. Fan di Black Sabbath e Iron Maiden sicuramente troveranno pane per i loro denti, soprattutto se sono anche amanti della letteratura horror di Howard Phillips Lovecraft e Stephen King.

- Prog Fox

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