domenica 1 luglio 2018

Blue Oyster Cult: "Imaginos" (1988)

"Imaginos" è il grande "album perduto" del Culto. Doveva essere il manifesto cthulhiano che avrebbe riassunto tutte le tendenze oscure della band: demolito dalle circostanze, rovinato dalla casa discografica, è stato un colossale flop commerciale, ma rimane uno dei più grandi testamenti della band e dell'hard rock barocco degli anni '80.



Dopo essere stato cacciato dai Blue Oyster Cult nel 1981 per litigi durante un tour (episodio che pose fine alla formazione originale e all'era classica del gruppo), il batterista Albert Bouchard decide di mettere in musica in modo coerente la storia lovecraftiana "The Soft Doctrine of Immaginos", scritta dal principale co-autore e co-produttore della band, Sandy Pearlman, molti anni prima, tant'è che a essa i Blue Oyster Cult avevano attinto già in passato per scrivere pezzi come "Astronomy" e "Subhuman" negli anni '70 (d'altronde il gruppo da sempre indulge in temi shock rock e horror rock nelle sue canzoni).

Ma dopo che Albert ha completato 90 minuti di materiale, la casa discografica del gruppo non vuole un suo disco solista; nemmeno la presenza di chitarristi di richiamo come Joe Satriani, Robbie Krieger e Mark Biedermann la convince: il progetto si farà solo se a cantarlo saranno Eric Bloom e Donald Roeser, le due principali voci dei Blue Oyster Cult.

Albert cede, la casa discografica pubblica il disco, cambiando l'ordine delle nove tracce superstiti, e che era stato scelto per rendere comprensibile la storia, distribuendole a cazzo secondo quello che a parere dei promoter doveva essere il modo più efficace dal punto di vista del marketing. E naturalmente fu un flop colossale; mentre i Blue Oyster Cult andarono in tour senza Albert Bouchard, privato del suo disco dopo essere stato illuso sulle sue chance di ritornare nel gruppo.

"Imaginos" racconta la storia di un omonimo ragazzo nato americano nato nel 1804 nel New Hampshire. Dotato di poteri psichici, nel 1829 fa naufragio durante una spedizione in Messico alla ricerca di un tesoro perduto; abbandonato a morire dai suoi compagni, viene contattato dagli Invisibili, sette entità soprannaturali che vengono da un luogo remoto dello spazio (molto lovecraftiano) e, in cambio della sua fedeltà, lo fanno salvare dagli "oyster boys", uomini-pesce che ricordano enormemente gli abitatori del profondo dei racconti di Lovecraft. Dopodiché, preso il nuovo nome di Desdinova, come agente degli Invisibili porterà corruzione nel mondo, influenzando gli eventi che porteranno alla Prima Guerra Mondiale.

Le musiche realizzate da Bouchard e dai suoi collaboratori, compresi i quattro compagni della formazione originale, sono splendide. Alcuni sono pezzi uptempo e sarcastici, in cui la storia nera è interpretata con magistrale ironia: "Del Rio's Song", "Imaginos" e "I am the one you warned me of", forse la più riuscita del terzetto. Ci sono poi monumenti di progressive hard rock come "The Siege and Investiture of Baron von Frankenstein's Castle in Wisseria" (cantata da Joe Cerisano) e l'epica meditabonda di "In the presence of another world", forse gli ultimi capolavori dei Blue Oyster Cult.

Completano l'album due auto-cover come "Blue Oyster Cult" (remake di "Subhuman") e "Astronomy" e due buoni midtempo, l'iniziale "Les Invisibles" e la conclusiva "Magna of Illusion", un hard rock che introduce la successiva parte della trilogia - poi mai più realizzata - con la scoperta dello specchio di ossidiana che, custodito in Inghilterra dalla nipote di Desdinova, emanerà la sua nefasta influenza sui governanti del Vecchio Continente.

Aggiungiamo come sia stata inspiegabile l'eliminazione dal disco di due meraviglie come il roots rock-incontra-heavy metal di "Gil Blanco County" (remake di una composizione che risaliva alla prima incarnazione del gruppo, e che non è mai apparsa su un album ufficiale) e la straziante ballata "The girl that love made blind", da noi reinserite nella playlist di YouTube che abbiamo condiviso.

Se tutti questi complimenti e tutto questo rimpianto per un album che sarebbe potuto essere il più grande disco di hard rock classico degli anni '80 non vi hanno convinto ad ascoltarlo subito, meritate che l'ira degli Invisibili cali su di voi. Specialmente se siete fan di Lovecraft e della stagione dorata degli horror b-movies.

- Prog Fox

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