lunedì 17 luglio 2023

Sufjan Stevens: "Michigan" (2003)

Veniva pubblicato nel luglio di vent'anni fa "Michigan", terzo album del cantautore americano Sufjan Stevens. Disco splendido di lo-fi semiacustico, su cui Stevens suona la maggior parte degli strumenti da solo, l'album viene spacciato come primo di una serie di dischi dedicati a ognuno dei cinquanta stati americani, ma dopo il successivo "Illinoise" il progetto viene mollato e il cantautore dice che era solo uno scherzo. Comunque sia, il disco rappresenta, proprio con "Illinoise", uno dei migliori di Stevens e del suo stile, capace di passare dal dimesso e dall'elegiaco a complessi arrangiamenti ritmici decorati soprattutto da fiati.



(disco completo: https://tinyurl.com/mt4r9h5c)

Classe 1975, Sufjan Stevens nasce a Detroit, nel Michigan, per poi trasferirsi a nove anni ad Alanson, nel nord dello Stato, e si laurea a Holland, sempre in Michigan. Non è un caso che il suo terzo album, il cui titolo completo è "Sufjan Stevens Presents... Greetings from Michigan, the Great Lake State", sia un concept interamente dedicato alla sua terra d'origine.

Il disco è l'epitome di ciò che sarebbe stato il fenomeno indie in quegli anni: lo-fi vero, inciso con tre microfoni con campionamenti a 32 kHz, usando Pro Tools, fra case, scuole e addirittura una chiesa; Sufjan incide quasi tutti gli strumenti, dalle chitarre alla batteria passando per basso, tastiere, xilofono, oboe e flauti.

Per questi motivi, Stevens rappresenta probabilmente uno dei primi cantautori della cosiddetta ondata indie degli anni zero e dieci, e le sue scelte, che incrociano quella di one man band con il progetto musicale a porte aperte, influenzeranno molti artisti contemporanei del genere, da Zach Condon (Beirut) a Samuel Beam (Iron & Wine). Ad affiancarlo sono principalmente Tom Eaton alla tromba ed Elin Smith alla voce femminile, con una messe di altri cantanti e suonatori di fiati a rafforzare il tappeto di sottofondo dei brani.

Musicalmente, i brani si dividono in due tipologie ben distinte: i pezzi di folk rock dolente, semiacustico e spesso colorato da fiati addolorati e da un pianoforte delicato, e quelli di jazz country folk dalla ritmica ossessiva sottolineata da fiati e cori invadenti.

I più riusciti fra i primi includono la dolente introduzione "Flint" e il delicato duetto Stevens/Smith di "For the windows in Paradise, for the fatherless in Ypsilanti"; il valzer folk di "The Upper Peninsula"; il banjo triste di "Say Yes! To M!ch!gan!", conclusa da un assolo sgrammaticato ma efficace. Ma man mano che il disco procede, una certa ripetitività e un abuso della lentezza rende questo tipo di brani sempre meno godibili ("Holland", "Romulus", "Redford", "Sleeping Bear, Sault Ste. Marie"). "Oh God Where Are You Now?" è carina, ma una canzone carina non può durare nove minuti e ventiquattro secondi.

"All good naysayers, speak up!" ci proietta invece in un mondo colorato e bandesco, dove la banda di fiati del paese e il jazz tradizionale si incontrano con il country e il folk; interessante in questo senso anche la vivace, sorniona (ma naturalmente troppo lunga) "They also mourn who do not wear black". "Oh Detroit", nello stesso stile, è esageratamente ripetitiva e mostra il difetto principale di Sufjan, e non solo di questo disco, ovvero la logorrea inarrestabile, sia compositiva sia all'interno dello stesso brano.

Perché, per esempio, in un disco che dura un'ora e un quarto, perdere tempo con strumentali a base di xilofoni e glockenspiel come "Tahquamenon Falls" e "Alanson, Crooked River"? Per fortuna quel capolavoro di "Vito's Ordination Song", una di quelle canzoni da sette minuti che giustifica ogni secondo della propria esistenza, tra fiati dolenti, l'usuale duetto tra uomo e donna alla voce, e un vago swing percussivo, è posta in chiusura di disco, lasciando un retrogusto di miele d'acero all'ascoltatore.

D'altronde questo è il personaggio, come ha dimostrato nel corso di una carriera lunga e ultraprolifica, prendere o lasciare. Programmate il vostro CD con i tre quarti d'ora migliori di "Michigan", e avrete un piccolo capolavoro. Se poi la delicata malinconia dell'indie folk è la vostra personale coperta di Linus, amerete questo disco alla follia.

- Prog Fox



#sufjanstevens (voce, chitarre acustiche & elettriche, basso elettrico, piano, piano elettrico, organo, banjo, vibrafono, xilofono, glockenspiel, percussioni, flauto dolce & piccolo, oboe, corno e batteria) #ceraunavoltailrock #ceraunavoltail2003 #tomeaton (tromba) #elinsmith (voce) #moniqueaiuto (ospite; voce) #vitoaiuto (ospite; voce) #johnringhofer (ospite; trombone & voce) #danielsmith (ospite; voce) #megansmith (ospite; voce)

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...