martedì 18 luglio 2023

Festa Mobile: "Diario di Viaggio della Festa Mobile" (1973)

Il 18 luglio di cinquant'anni fa veniva stampato il "Diario di Viaggio della Festa Mobile", unico album della Festa Mobile, gruppo di progressive rock formato a Roma dai fratelli Boccuzzi, originari di Monopoli. Musicisti di assoluto livello, anche impiegati come sessionmen nel contemporaneo musical "Jacopone" con Gianni Morandi, non ebbero però successo e il gruppo si sciolse. I fratelli Boccuzzi fondarono il Baricentro, uno dei più importanti gruppi fusion italiani, mentre il chitarrista solista Alessio Alba divenne un esperto di strumenti asiatici.



(disco completo: https://tinyurl.com/mv9nf3ah)

Il piano furioso di Franco Boccuzzi apre il "Diario di Viaggio della Festa Mobile", uno degli ellepì più rari del progressive rock italiano degli anni '70. Dotato di una solida preparazione jazz, Franco ha fondato la Festa Mobile a Roma assieme al fratello, il bassista e tastierista Vanni, e al chitarrista Alessio Alba, tutti e tre provenienti da Monopoli. Con loro ci sono il cantante Renato Baldassarri e il batterista Maurizio Cobianchi.

Gli anni sono quelli dello spaghetti prog, e le influenze di gruppi come il Banco, a partire dall'attacco con doppia tastiera, si sentono. Nonostante le influenze jazz e l'origine mediterranea, però, la Festa Mobile si caratterizza per uno sguardo verso l'oriente sia nelle liriche che nelle musiche, grazie al contributo di Alba, chitarrista elettrico che infonde nei suoi accordi e nei suoi assoli eccezionali i propri studi di musiche orientali.

Il "Diario di Viaggio della Festa Mobile" è un concept album che si propone di raccontare proprio il viaggio di un gruppo di musicisti itineranti, convocati per presenziare all'incoronazione del nuovo re di On, una nazione immaginaria in un universo fantasy, simile alla grande orda mongola. La festa per l'incoronazione nasconde la realtà di un popolo sanguinario che presto, come profetizza l'indovina Aristea, porterà morte e distruzione ai popoli vicini. Il concept, chiaramente antimilitarista e pacifista, viene espresso con grande chiarezza e linearità, grazie a liriche essenziali e limpide, una rarità in un mondo, quello progressive, fatto di concept dalle narrazioni confuse e involute.

Anche dal punto di vista musicale, ci troviamo davanti a un disco di poco più di mezz'ora di durata, essenziale nel suo sviluppo, suonato magnificamente, e senza alcun momento di calo o di noia, una vera piccola perla da riscoprire. Non è un caso che i fratelli Boccuzzi, dopo il fallimento del progetto, nel quale la prima a non credere fu la casa discografica, che lo stampò in poche copie per una propria sussidiaria, fondarono un gruppo come il Baricentro, fra i più importanti alfieri della fusion di casa nostra.

Tornando al disco, l'unico difetto, se vogliamo, è rappresentato dalla mancanza di immediatezza e di grandi slanci melodici; manca, diciamo, il singolo d'acchiappo; ma le melodie, non di rado sghembe, che esplorano tonalità minori e inusuali, hanno un fascino che si fa strada durante l'ascolto, e il livello dei musicisti sempre ottimo, con scelte esecutive non solo tecniche ma anche a fuoco, al servizio delle canzoni. Se vogliamo, il disco si caratterizza anche per una certa monotonia timbrica (tutti i brani sono realizzati con le stesse scelte di produzione, canto, pianoforte, chitarra elettrica), che però, in un disco così breve e concettuale, a nostro parere rappresenta un valore di unitarietà ed omogeneità.

- Prog Fox



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