giovedì 13 luglio 2023

Queen: "Queen" (1973)

Esce cinquant'anni fa oggi il disco d'esordio eponimo dei Queen. Dopo fatiche e insuccessi, i ragazzi ottengono un contratto discografico promettente e realizzano un esordio di estroversa, insopprimibile fantasia e varietà, che mescola Genesis e Led Zeppelin a cori beatlesiani e un look da glam rock, mantenendo però una fortissima impronta personale. Spiccano le personalità del cantante e pianista Freddie Mercury e del chitarrista Brian May. È l'inizio di una splendida avventura musicale.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/37yrh8pd)

Nel corso del 1970, il cantante e bassista Tim Staffell lascia gli Smile, che aveva fondato con il chitarrista Brian May, classe 1947. Gli Smile avevano realizzato un singolo e un demo EP, ma non erano riusciti a procurarsi un contratto discografico e Staffell riteneva che, nel fertile mondo musicale britannico dell'epoca, fosse passato troppo tempo per sfondare con quel progetto, e che fosse pertanto necessario rimettersi in gioco. In capo a un paio d'anni sarebbe diventato cantante, bassista e autore di uno dei più bizzarri gruppi di progressive rock sinfonico dell'epoca, i Morgan.

Frattanto, May e il batterista degli Smile Roger Taylor, classe 1949, decisero di assumere come cantante l'amico Farouk Bulsara, classe 1946, che già da tempo aveva suggerito la propria aggiunta al resto del gruppo. Nato a Zanzibar in una famiglia di funzionari britannici, di origine parsi (ovvero persiani zoroastriani dell'India occidentale), Bulsara aveva compiuto studi privati superiori come parte della borghesia coloniale prima di ritrovarsi in Inghilterra a fare parte della classe media.

Con un futuro musicale incerto davanti, tutti e tre i ragazzi si erano iscritti all'università, dove si sarebbero laureati: Taylor come biologo, May come fisico e Bulsara in arti grafiche. Reclutato il bassista Mike Grose, cambiano nome in Queen su suggerimento di Farouk, che prende al contempo come nome d'arte Freddie Mercury. Il primo concerto è il 27 giugno del 1970.

Attratta l'attenzione del produttore John Anthony, noto per il suo lavoro al fianco di Genesis e Van der Graaf Generator, e del suo amico Roy Thomas Baker, i Queen cambiano più volte bassista: dopo Grose (3 concerti) arriva Barry Mitchell (13 concerti), poi Doug Bogie (due concerti) e infine John Deacon, laureato in elettronica: il quartetto storico dei Queen suona la prima volta insieme il 2 luglio del 1971.

Dopo avere inciso un demo nei nuovi De Lane Lea Studios, grazie all'amicizia di May con il tecnico del suono Terry Yeadon, che li utilizza per rodare le nuove apparecchiature, ricevono una offerta dalla Charisma, ma decidono di rifiutarla perché ritengono che la casa discografica avrebbe sempre privilegiato come gruppo di punta i Genesis. Anthony e Baker però continuano a credere in loro, e visto che i concerti vanno male e attirano poco pubblico, i sei decidono di puntare sull'attirare l'attenzione attraverso un album. Incidono così per buona parte del 1972, completando il disco entro la fine dell'anno. È nel 1973 che il gruppo finalmente, grazie ai buoni uffici della Trident, la società che fa loro da manager, ottiene un contratto discografico con la EMI. Il 6 luglio esce il singolo "Keep yourself alive", mentre il 13 luglio esce il loro primo album, intitolto semplicemente "Queen".

Il disco è davvero qualcosa di unico e fuori dal comune. O meglio, non è qualcosa di unico perché pochi mesi dopo "Queen II" perfezionerà la formula creata in questo album di una originalità davvero sorprendente. Il primo elemento che salta all'occhio è la capacità musicale del quartetto, fra cui spicca la chitarra elettrica di Brian May, che si esprime in complessi dipinti sonori fatti di stratificazioni sia in verticale (gli arrangiamenti) sia in orizzontale (i brani in numerose parti, nella migliore tradizione progressive rock di quegli anni). Questo tradisce in un certo senso anche l'età degli autori principali del gruppo, Mercury e May, che hanno più di venticinque anni e quindi non stanno competendo musicalmente con dei novellini ma direttamente con loro coetanei come Genesis e David Bowie da un lato, e T. Rex e Led Zeppelin dall'altro.

Come ogni atto originale, naturalmente, non hanno intenzione di battere nessuno di essi al loro gioco, ma di creare le proprie regole a riguardo. La violenza sonora dei rocker May e Taylor ("Modern times rock'n'roll", cantata proprio dal batterista) si incastona in ambito decisamente hard rock, ma tanto May quanto Mercury scrivono canzoni armonicamente troppo complicate per i rocker medi ("Great King Rat"). Mentre pochi gruppi prog possono sfoggiare le credenziali hard di "Keep yourself alive", il primo classico del gruppo, che apre il disco, condotto da una ritmica incredibile di May, con un suono di chitarra riverberato e potente che fa scuola. Il basso di John Deacon è melodico e fluido, e mostra il ventiduenne in grado di passare con disinvoltura da un suono economico e misurato, del tutto funzionale al brano, a uno più articolato in cui spicca il glissato che diverrà il suo marchio distintivo.

Naturalmente non si può parlare di Queen senza parlare di voci. Freddie Mercury diverrà una icona anche per il suo carisma e per il suo look oltraggioso, col quale vuole sfidare sia David Bowie sia Marc Bolan, ma soprattutto per la sua voce multiforme, potente e splendidamente modulata. Al suo fianco Taylor e May si dimostrano cantanti capaci, e le armonie dei tre, ispirate a quelle dei Beatles, rappresentano un punto di appoggio per gli arrangiamenti e un meccanismo di evoluzione e dinamica delle loro canzoni che farà storia.

Del vecchio repertorio degli Smile rimangono due bellissime ballate di Brian May, "Doing all right" (composta ancora con Tim Staffell) e "The Night Comes Down", mentre Mercury compone due dei brani più interessanti, la mini-suite capolavoro "My fairy king", primo classico prog del gruppo, che testimonia la passione per il melodramma struggente e per l'epica del cantante e anticipa gli elaborati sviluppi del successivo album "Queen II", e la solenne, innodica elegia cristiana di "Jesus", nella quale hard rock e musica da chiesa si incontrano imprevedibilmente nelle parole di ammirazione di uno zoroastriano di madrelingua persiana.

Nonostante i pregi, "Queen" è ancora un disco immaturo. "Son and daughter", un pastiche zeppeliniano, la confusa "Liar", il frammento-riempitivo conclusivo "Seven Seas of Rhye" (che verrà rielaborato sull'album seguente) dimostrano che, per quanto originale ed entusiasmante, il talento del gruppo va focalizzato per farlo fruttare. I quattro ragazzi ci riusciranno pienamente già nel corso del 1974, in quello che sarà uno dei punti più alti della loro gloriosa carriera.

- Prog Fox

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