lunedì 17 aprile 2023

Eagles: "Desperado" (1973)

Usciva il 17 aprile del 1973 "Desperado", il secondo album degli Eagles e probabilmente il migliore disco della loro carriera. Il gruppo concepisce un concept sull'epopea del West, romantico, brutale e persino un po' ottuso, come i pistoleri e i banditi del tempo, nei quali gli ambiziosi, giovani musicisti giunti in California alla ricerca dell'oro si identificano decisamente bene. Affascinante, non privo di difetti, artisticamente superbo. Se amate il rock della West Coast, un capolavoro; e in generale, il capolavoro del riflusso, il capolavoro del tramonto definitivo dell'era hippie. Checché ne pensi il Drugo Lebowski.



(disco completo: PL8UfM7)

Il primo album eponimo degli Eagles (1972) mette sulla scena musicale californiana un quartetto di professionisti navigati, nessuno dei quali aveva ancora trent'anni, nessuno dei quali veniva dalla California, nella quale tutti erano venuti con l'ambizione di sfondare nella scena musicale, nessuno dei quali aveva avuto successo personale, ma tutti cantautori e tutti strumentisti solidi e capaci di armonie vocali degne di Beach Boys e Beatles. Tra essi spiccava il chitarrista Bernie Leadon, esperto suonatore, oltre che della chitarra elettrica, di una vasta gamma di strumenti a corde tipici del country e del bluegrass come il banjo, il mandolino, e le chitarre dobro e pedal steel.

Dopo i buoni risultati del disco d'esordio, con il singolo "Take it easy" in primo piano, il gruppo alza il livello delle proprie ambizioni e si lancia nell'immancabile piaga del tempo, ovvero il concept album. Il tema scelto è quello dei fuorilegge nel vecchio West, in linea con le origini musicali folk e country di ognuno dei quattro musicisti, con un evidente parallelo fra i fuorilegge e i rocker, molto più appropriato di quanto non si pensi, e mediamente molto più appropriato che il parallelo fra rocker e poeti maledetti o rocker e filosofi (come cercavano nel frattempo di fare in Inghilterra e sulla East Coast). Niente profondi sottigliezze psicologiche, niente Bob Dylan, Lou Reed o Tom Waits: giovani con la voglia di fare soldi, tanti e subito, assetati di sesso, alcool e droghe, e disposti a qualunque cosa per ottenerli il prima possibile, destinati a scomparire presto in un vortice autodistruttivo frutto in primis dei propri limiti. La copertina con i quattro vestiti da pistoleri di fine Ottocento è divenuta iconica, ma il retro, con i quattro che impersonano cadaveri di banditi catturati da un gruppo di cacciatori di taglie (i collaboratori e i tecnici che hanno lavorato sull'album), è ancora più significativo.

Comunque, il mega successo è ancora di là da venire (e anzi, "Desperado" sarà un incredibile flop), e sono di là da venire anche le vendite milionarie, le dipendenze da cocaina e sesso, i litigi, le scazzottate fra i membri del gruppo, le rotture e gli abbandoni, per cui, fortunatamente, ci si può concentrare sulla musica, su questi strepitosi 36 minuti di rock infuso di folk, country e armonie vocali magistrali. Bizzarro, se vogliamo, che un disco del genere venga inciso a Londra con il produttore inglese Glyn Johns.

Se sul debutto erano stati Bernie Leadon e il bassista Randy Meisner a dominare il processo creativo, qui sono gli ambiziosi e financo arroganti Don Henley (batteria) e Glenn Frey (chitarre) a formare la coppia di co-autori e leader che guiderà il gruppo per il resto della propria carriera, imponendosi sui più umili e schivi compagni. Sono Henley e Frey, assieme agli amici cantautori Jackson Browne e JD Souther, a scrivere il primo pezzo dell'album, la dolente ed epica "Doolin-Dalton", che racconta in breve la storia della gang omonima; sono loro a scrivere il brano eponimo del disco, che si colloca attorno alle stesse coordinate tra epos ed elegia, con Frey alla indimenticabile introduzione di pianoforte e Henley che sfodera una superba interpretazione vocale (di cui però dirà di non essere soddisfatto). I due pezzi saranno anche ripresi, per dare più forza al concept, in altri due momenti del disco, tra cui nella sua coda finale.

Degli altri brani, uno dei più famosi è certamente "Tequila Sunrise", un'altra composizione a firma Henley/Frey che è in realtà uno scherzo quasi pop che se fosse arrivato qualche anno più tardi sarebbe stato arrangiato come un classico dello yacht rock. Considerato lo scarso successo del disco, va notato come i pezzi diventati famosi lo hanno fatto perché inclusi nella compilation "Their Greatest Hits 1971-1975", uno dei dischi più venduti di sempre, uscito dopo il successo clamoroso della ballata "Best of My Love", lanciata dal disco successivo "On the border" (1974).

Lo schivo Bernie Leadon scrive invece due dei pezzi più riusciti: "Twenty-One", due minuti di country rock guidati dal banjo e "Bitter Creek", un lungo, letargico, assolato folk rock acustico dal sapore di frontiera, nobilitato da un ispirato assolo finale di chitarra acustica.

Per finire col quarto membro del quartetto, Meisner, il tipico bassista silenzioso, scrive e canta un altro pezzo fenomenale, "Certain Kind of Fool", che descrive la discesa negli inferi senza speranza di un ragazzo che si fa affascinare dalla vita del bandito e si ritrova a dover correre ogni giorno in fuga dalla legge. Si tratta anche di una delle canzoni in cui è più evidente dal testo la correlazione fra la vita del rocker e quella del bandito: non a caso anche i musicisti costantemente impegnati nei tour non fanno altro che correre in continuazione, e l'amarezza che emerge dal finale sarà un elemento importante per la scelta di Meisner di chiudere col gruppo nel 1977 ('A poster on a storefront, the picture of a wanted man. He had a reputation spreading like fire through the land. It wasn't for the money, at least it didn't start that way; it wasn't for the running, but now he's running every day').

A completare l'album troviamo una strepitosa versione di "Outlaw Man" del cantautore David Blue, con il basso incendiario di Meisner e un Frey che ulula come un cane rabbioso le liriche disperate di Blue, il rock'n'roll di "Out of control" e la bellissima ballata del rimpianto, a firma collettiva, "Saturday Night", forse l'unico momento di purezza all'interno del disco.

Come potete capire dalla recensione, qui si parla di un disco magistrale, assolutamente privo di riempitivi, di quattro artisti dalla forte personalità che sanno tramutare in un bruciante successo artistico. Sarà probabilmente il punto più alto della loro carriera, sebbene il disco, come già detto, venda pochissimo (si dice che il loro discografico Jerry Greenberg, dopo avere sentito l'album per la prima volta, abbia esclamato: 'Jeez, they've made a fucking cowboy album!'). Naturalmente gli Eagles venderanno molto di più e diverranno uno dei gruppi più popolari d'America, ma nel farlo, come talvolta accade, perderanno prima il buon senso, poi il talento e la salute, seguendo la traccia che loro stessi avevano descritto proprio in "Desperado".

Una traccia che rappresenta anche un cambio di passo rispetto alla fine del mondo hippie: i quattro musicisti bene o male non avevano fatto parte di quel mondo californiano, non erano californiani né facevano parte della cultura psichedelica. La loro non era una perdita dell'innocenza come quella degli Stones dopo Altamont o di David Crosby e dei Jefferson Starship, nostalgici stanchi di un mondo tramontato dopo la morte di Martin Luther King e l'elezione di Nixon: gli Eagles erano già figli del passaggio successivo, il rock era tornato a essere un modo per scopare quante più groupies possibile e fare i soldi, ma la cosa appariva normale e condivisa; i nuovi eroi del rock si sarebbero chiamati Aerosmith, Queen e AC/DC.

E probabilmente, il motivo per cui siano presi così poco sul serio e disprezzati dalla controcultura (si pensi al Lebowski di Jeff Bridges nel famoso film dei fratelli Coen) è anche dovuto a quella ambizione smodata e arrivista che caratterizzava in particolare Henley e Frey e che, paradossalmente, riesce a rendere così riuscita, sincera e adeguata quella metafora autodistruttiva, quella morality play che è il loro migliore album.

- Prog Fox

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