giovedì 20 aprile 2023

David Bowie: "Aladdin Sane" (1973)

Usciva il 20 aprile di cinquant'anni "Aladdin Sane", sesto album di David Bowie e secondo disco in cui il camaleontico artista inglese adotta l'alter ego di Ziggy Stardust, ritratto in copertina in una delle immagini più iconiche della storia del rock. Qui, invece del concept album, abbiamo le impressioni di viaggio durante il tour americano che ha seguito il suo successo mondiale dovuto all'album precedente. 'Ziggy goes to America', come disse Bowie stesso. La vera domanda, tra un "The Jean Genie" e un "Drive-in Saturday", tra la riflessione di "Time" e il pianoforte psicotico di Mike Garson, sempre accompagnato dai fidi Spiders from Mars, è: ma non si stancava mi di scrivere capolavori?



(disco completo: https://tinyurl.com/mrsbr6cr)

Come si da seguito al successo colossale di "Ziggy Stardust and the Spiders from Mars"? Come si tollera la trasformazione da artista di culto a riempitore di arene, senza perdere la propria lucidità mentale? Come si fa a produrre un seguito che non sia una delusione, potenzialmente devastante per la propria carriera? Queste e altre riflessioni dominano la mente di David Jones, alias David Bowie, alias Ziggy Stardust, mentre prepara il tour americano dell'album che lo ha consacrato come una delle star più fulgide del firmamento rock degli anni settanta.

L'America, già. È proprio durante questo tour che Bowie inizia a scrivere e registrare le canzoni che faranno parte del suo nuovo disco. Come riflessione sulla conservazione della sanità mentale dopo il successo, l'artista inglese sceglie come titolo del nuovo progetto "Aladdin Sane", gioco di parole su 'a lad insane' (un tizio pazzo). Nelle intenzioni di Bowie, l'album potrebbe quasi essere sottotitolato 'Ziggy goes to America': dopo essere sceso sulla terra a Londra per annunciare con la sua musica la fine del mondo entro cinque anni, l'alieno androgino Ziggy Stardust porta il suo show oltreoceano, e scopre man mano questa nuova terra sconosciuta. Da un lato lo affascina, ma dall'altro lo disturba. Lo disturbano la troppa gente, gli show affollati, l'invasione della sua riservatezza, la rumorosità di questo popolo, lui tutto sommato, nel privato, tipo tranquillo.

Per non limitarsi a ripetere il glam rock del disco precedente, Bowie fa due scelte: la prima è di registrare in modo più immediato, in presa più diretta, con una produzione e arrangiamenti più rock, rabbiosi e distorti, ispirandosi dichiaratamente allo stile dei Rolling Stones, basti sentire le note iniziali dell'album, basate su chitarra elettrica e piano boogie ("Watch that man"); una scelta esplicitata anche dalla decisione di incidere la loro "Let's spend the night together", oltre che dalla aggressività a malapena trattenuta del singolo di lancio "The Jean Genie", ennesimo, perfetto brano glam che si relaziona già con le New York Dolls e funge da trait-d-union con il punk di là da venire.

La seconda scelta è di aggiungere agli Spiders from Mars (il chitarrista e direttore musicale Mick Ronson, il bassista Trevor Bolder e il batterista Mick Woodmansey) il pianista americano Mike Garson, di estrazione jazz e blues, che si esibisce nel suo stile pirotecnico su due delle canzoni migliori dell'album, ovvero "Aladdin Sane", brano profondamente decadentista e schizofrenico, vero manifesto ideologico del disco, e "Time", disperato vaudeville in cui la prova vocale del nostro tradisce una profonda angoscia esistenziale.

C'è spazio anche per una ballata dalle influenze soul come "Drive-in saturday", dal dolcissimo e straziante ritornello finale; per la festa ritmica di "Panic in Detroit", dall'andamento sinuoso e anomalo guidato dal basso e dalle percussioni (e dal riff di chitarra che potrebbe avere ispirato la "Dada" di Ivan Graziani); e per "The Prettiest Star", scanzonato pezzo dalle influenze doo-woop scorticate dalla abrasiva chitarra di Ronson.

Il disco si conclude con le avvolgenti onde di pianoforte di "Lady Grinning Soul", nella quale, complici anche i sax, Bowie sembra quasi prendere ispirazione dai Roxy Music, la cui musica coeva era a sua volta ispirata da Bowie stesso...

"Aladdin Sane" è la testimonianza di un profondo disagio personale, è l'inizio di uno sdoppiamento di personalità inesorabile che colpirà Bowie finché non farà pace con se stesso durante il soggiorno berlinese del 1977. Bowie si spezza tra David Jones, l'affabile, riservato, tranquillo intellettuale inglese, amato dai colleghi e dagli amici, e Aladdin Sane, l'estroverso, schizoide, drogatissimo, controverso lunatico capace di alienarsi l'affetto dei propri collaboratori e la simpatia del pubblico con le sue pose estreme e sregolate, che divora e relega in un angolo la propria metà introversa. Terminato il tour promozionale di "Aladdin Sane", Bowie annuncia la fine degli Spiders from Mars, il ritiro di Ziggy Stardust, licenzia Bolder e Woodmansey, e inizia la fase più autodistruttiva della sua carriera.

- Prog Fox

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