giovedì 14 luglio 2022

Megadeth: "Countdown to Extinction" (1992)

Usciva trent'anni fa oggi "Countdown to Extinction" (mai titolo rimane più attuale oggi), quinto album dei thrash metaller americani Megadeth e loro massimo successo commerciale, anche grazie alla forza di quattro singoli come "Symphony of Destruction", "Foreclosure of a Dream", "Sweating Bullets" e "Skin o' my teeth". Si tratta anche del secondo album della formazione 'classica' che vede presenti, oltre ai membri fondatori Dave Mustaine (voce, chitarra) e Dave Ellefson (basso, seconda voce), il chitarrista Marty Friedman e il batterista Nick Menza.



(disco completo con tracce bonus: https://tinyurl.com/36tbykvk)

Nel 1991 esce il 'black album' dei Metallica e il thrash arriva al successo al termine di un decennio fortunato per l'heavy metal. Purtroppo per i metallari tutti, nello stesso periodo il grunge prima e il brit pop poi spazzeranno via tutte queste formazioni confinandole all'irrilevanza, ma per il momento Dave Mustaine, fondatore, chitarrista, cantante, compositore e padrone assoluto dei Megadeth, tutte queste cose non le sa, ed egli vuole trarre il massimo beneficio dall'apertura di quella finestra di successo commerciale hic et nunc.

Costretti a uscire dallo studio di registrazione a metà pomeriggio a causa del coprifuoco imposto dopo gli scontri razziali in città dovuti all'omicidio di Rodney King, i Megadeth uniscono a una semplificazione e ripulitura del sound anche un rinnovato interesse sociale e politico nelle loro liriche, viste certamente nell'ottica di un metallaro americano medio bianco, arrabbiato e vagamente complottista (avercene!), ma certo non (ancora) fuori di testa.

È in questo contesto che Mustaine, il co-fondatore del gruppo, la sua spalla Dave Ellefson (basso, seconda voce), il virtuoso della chitarra Marty Friedman e il batterista poliedrico Nick Menza (capace di suonare fusion e metal con uguale disinvoltura) realizzano "Countdown to Extinction" (mai titolo rimane più attuale a distanza di trent'anni), uno dei loro lavori più validi e il loro album di maggiore successo commerciale, #2 nelle classifiche americane, doppio disco di platino, #2 in Grecia, #5 nel Regno Unito e in Nuova Zelanda, #6 in Giappone, #9 in Norvegia e #10 in Svezia.

Rispetto ai precedenti dischi dei Megadeth, l'affiatamento del quartetto, qui al secondo album insieme e non a caso considerato la migliore versione mai esistita della band, si vede anche dall'ampio contributo di tutti alla scrittura: Mustaine compone da solo meno della metà degli undici pezzi, mentre gli altri sei sono scritti dal leader assieme a uno o più dei compari (Ellefson ne firma sei, Menza e Friedman tre). Mustaine e Friedman rappresentano probabilmente una delle più grandi coppie di chitarristi solisti metal degli ultimi quarant'anni, con il primo originale, imprevedibile e violento e il secondo virtuoso, ipertecnico e melodico a integrarsi e intersecarsi perfettamente brano dopo brano.

Naturalmente al di là di tutte le chiacchiere quello che conta sono le canzoni. E molte delle canzoni sono fenomenali. Se "Symphony of Destruction" strappa un sorriso perché chiaramente mirata al successo e alla heavy rotation di MTV, obiettivo perfettamente raggiunto, pezzo che gira su tempi medi, perfetta pulizia dei suoni, ritornello accattivante, bei riff di chitarra per non scontentare i vecchi fan, troviamo diversi capolavori anche fra i singoli, come l'esaltante aggressione controllata del pezzo di apertura "Skin o' my teeth", la semi-ballata "Foreclosure of a Dream", in cui emergono influenze country metal che ricordano senza tradire lo spirito del gruppo il Bon Jovi di "Wanted dead or alive", o come "Sweating Bullets", allucinato dialogo di un paziente psichiatrico dissociato con se stesso, grande prova vocale di Mustaine, caratterizzata da cambi di tempo e di atmosfera, e nella cui fase centrale strumentale emergono groove minacciosi e assoli di chitarra fulminanti.

Una caratteristica che emerge nell'album, soprattutto fra i brani che non sono stati scelti come singoli, è un senso dolente di malinconia e sgomento: si trova sia nelle melodiche "This was my life" e "Countdown to Extinction", sia in pezzi più aggressivi come l'ottima "High Speed Dirt", in cui spiccano il basso tambureggiante di Ellefson e la dinamica impressa da Menza alla ritmica, oltre ai soliti assoli del dinamico duo, sia in "Captive Honour", che vorrebbe seguire lo schema della classica 'ballata metal' post-stairwayiana, ma che evolve molto più velocemente vista l'evidente impazienza di Mustaine a ricalcarne gli stilemi (si confronti "Captive Honour" con gli analoghi tentativi dei Metallica).

In chiusura di disco viene posto il brano più lungo e complesso dell'album, "Ashes in your mouth", forse per ricompensare la pazienza dei vecchi fan che si aspettano elementi di thrash metal ultratecnico e che hanno resistito per tre quarti d'ora a melodie, tempi medi e slanci malinconici.

Il successo garantisce al gruppo la serenità di proseguire nella propria evoluzione musicale anche sotto il fuoco di fila dei gruppi grunge. I buoni risultati di critica e pubblico verranno infatti confermati sul successivo "Youthanasia" (1994).

- Prog Fox

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