martedì 5 luglio 2022

Frank Zappa: "Waka/Jawaka" (1972)

Usciva cinquant'anni fa oggi "Waka/Jawaka", album di Frank Zappa (che all'epoca, essendo ancora attive le Mothers of Invention, separava le attività con esse dalla carriera solista). Seguito ideale di "Hot Rats" (come si vede in copertina), enfatizzava con successo il lato jazz rock e fusion dell'artista italoamericano, qui accompagnato da una formazione allargata che comprendeva fra i principali comprimari Alex Dmochowski (basso) e Aynsley Dunbar (batteria), Sal Marquez (voce, flicorno e tromba), i chitarristi Tony Duran, Sneaky Pete Kleinow e Jeff Simmons, il sax/clarino Mike Altschul, i pianisti George Duke e Don Preston.



(disco completo: https://tinyurl.com/2p9mtde7)

Mentre conduce una carriera parallela con la seconda fase delle Mothers of Invention, ormai pressoché ridotte a suo gruppo di accompagnamento, il prolifico chitarrista e compositore rock italoamericano Frank Zappa lavora a diversi altri progetti. Nel luglio del 1972 vede la luce "Waka/Jawaka", che nelle sue intenzioni rappresenta il seguito ideale di "Hot Rats", come si vede dall'immagine di copertina.

"Hot Rats" (1969) era stato il suo primo disco solista vero e proprio, dopo diversi album con le Mothers e un lavoro orchestrale ("Lumpy Gravy"), improntato a un jazz rock progressivo in larga parte strumentale, maggiormente incentrato sulle sue composizioni e meno sulle canzoni, sulle gag e sulla mitologia delle Mothers, tangente a sinistra il capolavoro delle Mothers "Uncle Meat" e a destra "King Kong", album realizzato col violinista jazz francese Jean-Luc Ponty. E' all'insegna della continuità con questi tre album che Zappa, dopo essere ritornato temporaneamente sul rock d'avanguardia e avere coniato le prime porn songs ("Chunga's Revenge", 1970), compone e incide nel 1972 prima "Waka/Jawaka" e poi "The Grand Wazoo", sfruttando il riposo forzato causato dall'aggressione subita da un fan il 10 dicembre 1971, che lo costringe in sedia a rotelle prima e stampelle poi.

Interessante il fatto che i critici americani ascoltino "Waka/Jawaka" e pensino che Frank Zappa sia una brutta copia di Miles Davis, senza nemmeno rendersi conto che questo, che è considerato uno dei dischi più jazz rock della sua carriera, è in realtà un disco di rock progressivo con i fiati e che i suoi analoghi più rilevanti a cui compararlo sono gruppi quali i britannici Colosseum, Caravan, Soft Machine e Nucleus, oppure americani come Chicago e Flock. Non solo: come già abbiamo detto, questo non è il primo album jazz rock di Zappa, un jazz rock che Zappa conia indipendentemente e parallelamente a quello sviluppato da Miles Davis in "Bitches Brew".

Non si può interpretare "Waka/Jawaka" come un disco di Miles dei poveri perché le radici eurocentriche della musica di Zappa sono fortissime, le sue influenze classiche e il modo di scrivere basandosi essenzialmente su partiture e molto meno su improvvisazioni, tantomeno su quelle interminabili rielaborate in studio da Miles. Il jazz rock di Zappa segue un percorso, che ideologicaemnte è affine a quello che stanno sviluppando altri due gruppi jazz rock guidati da bianchi eurocentrici, cioè la Mahavishnu Orchestra dello scozzese John McLaughlin e i Weather Report dell'austriaco Joseph Zawinul, ma molto più vicino al rock e, pertanto, al rock progressivo.

L'inizio di "Big Switfy" non può essere paragonato minimamente a un jazz improvvisato, nonostante il brano prosegua lanciandosi su ritmiche di piano elettrico che ricordano qualcosa di Miles e dei Nucleus di Ian Carr (il gruppo jazz rock britannico che più si avvicina alle idee di Davis); il finale del pezzo ha poi il suo analogo più immediato negli strumentali dei Caravan del contemporaneo "Waterloo Lily". E ascoltare il brano eponimo dell'album, undici minuti con gli assoli di tastiera di Ian Underwood e di chitarra di Frank, fa venire in mente più le lunghe elucubrazioni strumentali di Emerson Lake & Palmer che non Miles.

A segnare l'indifferenza di Zappa a immergersi pienamente dei canoni che ci si aspettano da lui e dal suo jazz rock, ci sono poi le due canzoni brevi, il discreto ma inessenziale blues rock "Your Mouth" e la deliziosa, affascinante "It just might be a one shot deal", con un assolo capolavoro alla pedal steel del virtuoso 'Sneaky' Pete Kleinow.

Valutato quindi secondo i propri meriti e non secondo l'ignoranza del rock progressivo europeo di origine classica-romantica, "Waka/Jawaka" è un album che rientra tranquillamente in quel filone e ne rappresenta un ottimo esponente. Zappa tornerà sul discorso nel suo progetto successivo, "The Grand Wazoo".

- Prog Fox

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