mercoledì 8 giugno 2022

Faith No More: "Angel Dust" (1992)

Esce trent'anni fa oggi "Angel Dust", disco della consacrazione definitiva dei Faith No More, geniali, eclettici esponenti della musica alternativa dei tardi anni 80 e anni 90, capaci di mescolare funk, metal, grunge e sperimentazione senza farsi mancare una certa dose di umorismo - anche macabro. Un capolavoro di quegli anni pure ricchi di capolavori.



(album completo: https://tinyurl.com/4sz97mws)

Con il nuovo cantante Mike Patton, i Faith No More - che vedevano militare dal 1985 i musicisti Jim Martin (chitarre), Bill Gould (basso), Roddy Bottum (tastiere) e Mike Bordin (batteria) - sfondano nel mainstream americano grazie al singolo "Epic" e all'album "The Real Thing" (1989). Dopo una pausa di un anno e mezzo, il gruppo ritorna a lavorare insieme e tra fine 1991 e inizio 1992 registra il nuovo album, "Angel Dust", per molti il culmine della loro parabola musicale, grazie all'accresciuto apporto compositivo di Patton e alla maturità musicale e tecnica di tutti i membri del gruppo.

"Land of Sunshine" apre le danze con tono da prog metal apocalittico, con un tocco di funk grazie al basso di Gould e un tocco di Zappa nelle risate di Patton e nella musica da circo di Bottum; "Caffeine", dopo un inizio un po' sottotono, si perfeziona nella brutale performance vocale di Patton; "Midlife Crisis" e "Smaller and Smaller" anticipano e ammiccano al rap metal della seconda metà del decennio; "RV" è quasi musica lounge per la generazione grunge, colorato dagli arpeggi deliziosi in twanging di Martin.

"Everything's ruined" apre la sezione più celebrata del disco con uno dei loro pezzi più memorabili, ancora una volta su un brano colossale si erge il gigantesco Martin con uno degli assoli più belli dell'epoca grunge. Seguono la drammatica "Malpractice", uno dei pezzi più duri dell'album, ma dotato di una elegiaca, limpida sezione centrale; il funk metal incalzante di "Kindergarten", sul quale veleggiano i toni psichedelici della chitarra; e un altro improvviso, incredibile squarcio di melodia nella notte, quello delle pentatoniche nipponeggianti di "A Small Victory", con lo scat e il rap di Patton a condurre il ritmo del ritornello con i suoi stop-and-go esilaranti.

Il disco si conclude con la devastante "Jizzlobber", ancora una volta dell'indispensabile Martin, una incongrua versione strumentale del tema di "Midnight Cowboy" (Un uomo da marciapiede) e, in alcune versioni, con una fedele versione di "Easy" di Lionel Richie, uscita come EP che ottenne grande successo anche grazie al video in rotazione su MTV.

Conferma della visione eclettica e imprevedibile dei Faith No More, "Angel Dust" ne sublima, in modo inatteso, la vena melodica e persino commerciale, tramite una sapiente mescolanza di ingredienti duri e melodici, funk e metallici, di cupezze pessimistiche e umorismo nero.

"Angel Dust" rappresenta anche la fine della formazione più famosa dei Faith No More: dopo la pubblicazione del disco e un lungo tour, un apparentemente insoddifatto Jim Martin lascia nell'estate del 1993, si dice perché indispettito dai troppi esperimenti e dalla lontananza dall'hard rock in salsa seventies che predilige. Spiegazione che ci ha sempre lasciato interdetti, visto che di certo nemmeno i dischi precedenti si potevano dire proprio album di hard rock classico. Ma tant'è. La fuoriuscita di Martin e il successo costringono i Faith No More a fare i conti con l'età adulta, a crescere, alla fine dell'innocenza, a "King for a Day... Fool for a Lifetime" e "Album of the Year". Difficile immaginarsi il gruppo senza il suo musicista maggiormente in primo piano. E invece.

- Prog Fox

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