domenica 12 giugno 2022

Elio e le Storie Tese: "Italyan, Rum Casusu Çikti" (1992)

Trent'anni fa oggi usciva "Italyan, Rum Casusu Çikti", secondo album in studio di Elio e le Storie Tese. Uno dei più grandi album della storia del rock italiano e non solo, il capolavoro assoluto della carriera del gruppo, un disco incredibile per doti musicali, inventiva, umorismo e citazionismo tardo-adolescenziale, immaginario delle scuole medie, cartoni animati e commedia anni ottanta inclusi, con partecipazioni strepitose del leggendario Mangoni e del terrunciello di Abatantuono, oltre che di più o meno chiunque (Ruggeri, Nosei, Riccardo Fogli, Sir Oliver Skardy, il coro Le Mystère des Voix Bulgares, i Chieftains, i Kalliope, Vittorio Cosma...), con la creazione di personaggi e lemmi entrati nel linguaggio dei giovani e meno giovani italiani, da Supergiovane ai servi della gleba e ai loro due di picche.



(disco completo: https://tinyurl.com/43s6sc4z)

Dopo uno stupendo disco d'esordio e un divertente EP natalizio, Elio e le Storie Tese, ovvero Stefano Belisari (Elio, voce, flauto traverso), Davide Civaschi (Cesareo, chitarre), Sergio Conforti (Rocco Tanica, tastiere) e Nicola Fasani (Faso, basso), stabilizzano la propria formazione con il sassofonista Paolo Panigada (Feyez) e il batterista svizzero Christian Meyer. Questo sestetto resterà per sempre nell'immaginario il gruppo storico, per quanto purtroppo attivo solo per sette anni a causa della prematura morte di Panigada.

Con il produttore Claudio Dentes (Otar Bolivecic) il gruppo si chiude in studio e, invitando ancora una volta un numero abnorme di amici musicisti e comici, incide "Italyan, Rum Casusu Çikti". Per la precisione, Meyer è ancora un membro ibrido del gruppo, e non suona su tutti i brani, venendo coadiuvato dal batterista tedesco Curt Cress. (Meyer comparirà per la prima volta come parte del complessino nel video di "Servi della Gleba" e finalmente sulla foto di copertina del successivo "Esco dal mio corpo e ho molta paura").

Di questo album va detto subito che è uno dei dischi migliori mai realizzati in Italia nel secondo Novecento, uno dei più importanti, geniali, influenti, brillanti e originali, caratterizzato da inventiva, umorismo da scuole medie o quando va bene liceale, citazionismo da un lato frivolo e adolescenziale con cartoni animati giapponesi, serie tv americane, pubblicità televisive e commedia all'italiana (proprio mentre Max Pezzali e gli 883 realizzano un successo clamoroso con la versione 'seria' e nostalgica del ridicolismo eclettico degli Elii), dall'altro colto con progressive anni settanta - inclusi Frank Zappa e Pink Floyd, musica leggera italiana, musica classica e chi più ne ha più ne metta. Come disco che ha fatto la storia, è giusto che anche la copertina citi un altro disco che ha fatto la storia, ovvero "Atom Heart Mother" dei Pink Floyd (quello della copertina della mucca, giustappunto).

Le canzoni sono semplicemente favolose, traboccano di melodie memorabili, piccole meraviglie di arrangiamento, personaggi indimenticabili che sono entrati nell'immaginario e nel linguaggio dei giovani degli anni novanta e hanno contribuito, con Mai dire Gol e la Gialappas Band, a segnare in positivo la comicità demenziale di quell'era.

"Servi della Gleba" (introdotta da un perfetto a cappella delle Mystère des Voix Bulgares) ed "Essere donna oggi" (forse musicalmente il pezzo che più lascia a bocca aperta) sono i capolavori della sfigataggine post-adolescenziale, le riflessioni stereotipate al punto di infrangere gli stereotipi stessi sui rapporti tra giovani uomini e giovani donne; "Supergiovane", "il vitello dai piedi di balsa" (con i suoi incredibili tempi dispari, le citazioni di Gershwin e la natura fiabesca-demenziale) e "la vendetta del fantasma formaggino" sono invece le suite narrative, vere e proprie storie caratterizzate da un intreccio, dal presentarsi di diversi personaggi (interpretati da Mangoni, Abatantuono, Nosei e tanti altri) e da continui cambi di tempo, melodia e ritmo, tenuti insieme dallo straordinario orecchio per l'immediatezza e l'accessibilità delle soluzioni dimostrato dal sestetto.

Il Pippero è altra figura musicale entrata nell'immaginario, con la partecipazione straordinaria del coro femminile bulgaro Le Mystère des Voix Bulgares; "Uomini col Borsello", con i Chieftains, Riccardo Fogli e Sir Oliver Skardy, la cosa più vicina a una canzone da adolescenza romantica presente nel disco; "Cinquecento" è un divertissement rallentato che sarebbe potuto essere un jingle pubblicitario miliardario (in lire, ovviamente); "Pork e Cindy" la crudele storia di un pappone e della sua protetta, dai cori degni dei Beach Boys e dei Queen che avvolgono in un'aura romantica (con fiati da jazz pop alla Chicago) una terribile storia di prostituzione e miseria umana; "Urna" una parodistica riflessione sulla morte che riesce a tenere insieme Ugo Foscolo e Ufo Robot, gospel ed heavy metal, protagonista anche della stupid song zappiana "Cartoni animati giapponesi" grazie alle credenziali virtuosistiche da chitarrista metal di Cesareo.

Il successo di culto è fenomenale ed Elio verrà favorito nella pervasiva diffusione del proprio linguaggio grazie alle collaborazioni con la Gialappas Band sulle trasmissioni di Mai dire Gol in quegli anni. La crescita della fama porta Elio al grande pubblico tramite la partecipazione al Sanremo del 1995, e si aprirà così la lunga fase di consacrazione e consolidamento del gruppo, che ripagherà i suoi fan con altri vent'anni e oltre di carriera clamorosa. Un vertice come "Italyan, Rum Casusu Çikti", uno di quei dischi perfetti in cui funziona tutto dalla prima all'ultima nota, dalla prima all'ultima collaborazione, dalla prima all'ultima gag, non verrà però più raggiunto.

- Prog Fox

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