mercoledì 29 giugno 2022

Blind Guardian: "Somewhere far beyond" (1992)

Usciva il 29 giugno di trent'anni fa il magistrale "Somewhere far beyond", quarto album in studio dei tedeschi Blind Guardian, uno dei più importanti gruppi di power/epic metal degli anni novanta. Il disco rappresenta il secondo album a cinque stelle dopo il precedente "Tales from the twilight world", e ne conferma la maturità compositiva e l'originalità stilistica.



(disco con tre tracce bonus: https://tinyurl.com/2p8wu9ju)

Dopo due album all'insegna di un power metal muscolare ispirato prevalentemente dagli Helloween, i Blind Guardian irrobustiscono ampiamente la dose di folk ed epic nel loro suono sul terzo disco "Tales from the twilight world" (1990). Questo album spettacolare fornisce la chiave di volta di un decennio musicale sensazionale per la band tedesca, formata dal cantante e bassista Hansi Kürsch (che si conferma una delle voci più convincenti del power/epic), dai chitarristi André Olbrich e Marcus Siepen e dal batterista Thomen Stauch.

"Somewhere far beyond" riprende da dove ci eravamo fermati, con una lunga introduzione alla chitarra acustica che sfocia nell'attacco marziale dell'epica "Time what is time", che contiene ormai tutti gli elementi del suono classico del gruppo: folk, batteria speed metal, intrecci chitarristici ispirati agli Iron Maiden, interludi musicale di ispirazione folk (le chitarre elettriche che imitano le cornamuse di Olbrich, il dimesso finale folk progressive), cori epici e ritornello melodico di grande immediatezza.

"Journey through the dark" presenta un altro assalto sonico martellante risolto da un ritornello epico e aggressivo ma fortemente cantabile; il breve interludio pianistico "The Black Chamber" introduce "Theatre of Pain", canzone dal passo più ponderato che vede anche un uso massiccio di tastiere a simulare flauti, archi e altri strumenti medievaleggianti (peraltro l'ospite Peter Rübsam fornisce il proprio contributo a cornamuse scozzesi e irlandesi nell'arco dell'album).

Uno dei migliori momenti è rappresentato da "The Quest for Tanelorn", ispirata alla produzione fantasy dell'autore britannico Michael Moorcock, canzone che vede anche la partecipazione alla chitarra elettrica solista dell'amico Kai Hansen (ex-Helloween e membro fondatore dei Gamma Ray) e che ospita uno dei ritornelli più memorabili e commoventi del disco. Seguono le due parti di "The Bard's Song", canzone dalla quale fu anche tratto un fortunato video, che spinge al massimo l'acceleratore sul folk, con risultati clamorosi.

Sebbene gran parte delle canzoni siano ispirate a narrativa fantastica o fantascientifica, "Ashes to Ashes" racconta invece una tragedia reale, la perdita da parte del giovane cantante del padre.

Chiude il disco il brano eponimo, il più lungo dell'album, ispirato ai primi due volumi della saga della Torre Nera di Stephen King e scelto probabilmente per dare l'idea della massima varietà e articolazione delle capacità del gruppo, come testimoniano i numerosi cambi di tempo e di atmosfera e le sottigliezze che lo caratterizzano (come l'uso delle campane nel ritornello, l'uso dei timpani nella prima parte, i controcanti del resto del gruppo e dei collaboratori Rolf Köhler, Billy King e Kalle Trapp, l'interludio folk metal con le cornamuse).

Disco necessario ai Blind Guardian per confermare la crescita e la maturità raggiunte con "Tales from the twilight world", "Somewhere far beyond" vendette bene in tutta Europa e in Giappone, ponendo per la prima volta il gruppo sulla mappa internazionale del metal. "Somewhere far beyond" è un disco eccellente che darà alla formazione la stabilità interiore necessaria a evolvere ancora il proprio suono sul successivo "Imaginations from the other side" (1995), per molti il disco migliore della loro carriera.

- Prog Fox

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