giovedì 19 maggio 2022

Uriah Heep: "Demons and Wizards" (1972)

Cinquant'anni fa oggi usciva "Demons and Wizards", forse il capolavoro della carriera degli hard rocker britannici Uriah Heep. Un disco infuso di influenze progressive, di fratellanza con i - ma non dipendenza dai - Deep Purple, dal suono epico, dalle tematiche fantasy e fantastiche, e da un generale senso di entusiasmo, dovuto anche alla cristallizzazione della formazione classica del gruppo.



(disco completo: https://tinyurl.com/2s3tz8fj)

Dopo avere completato il terzo disco, "Look at yourself", gli Uriah Heep si trovano di nuovo colpiti da svariati cambi di organico che potrebbero affossarli. Se ne vanno infatti non solo Iain Clark, quarto batterista nel giro di tre anni, ma soprattutto il bassista Paul Newton, membro fondatore della formazione. Lo sostituisce brevemente Mark Clarke, proveniente dai dissolti Colosseum, giusto in tempo per firmare il singolo "The Wizard", che rappresenterà la pietra angolare del nuovo album, come si evince anche dalla suggestiva copertina di Roger Dean, dopodiché anche lui se ne va rapidamente come era giunto.

Il gruppo aveva già realizzato dischi di buon livello e ospitato musicisti capaci, ma in qualche modo l'arrivo di Gary Thain, padrone di un fluido basso melodico, e del batterista Lee Kerslake, già compagno del tastierista Ken Hensley nei Gods e compositore egli stesso, vede gli Uriah Heep trovare una coesione interna ancora superiore.

L'entusiasmo che trasuda dalle tracce del disco è evidente ed esilarante, infonde di sé le tracce più accelerate come la teatrale "Easy Livin'", che sconfigge i pregiudizi e gli stereotipi sull'hard rock caricando l'organo 'deep-purpleiano' di Hensley e il tenore drammatico del cantante David Byron con campane e cori angelici, o la sensuale, aggresssiva eppure romantica "All my life", canzone d'amore degna di un metallaro senza compromessi che in poco più di due minuti riesce a comprimere hard rock di ispirazione nordamericana, blues rock alla Zeppelin, boogie pianistico, cock rock, cori epici e le urla sgolate di Byron, vero, sottovalutato rivale degli urlatori alla Plant e alla Gillan.

L'epos fantastico e fantascientifico, dai testi per i quali generazioni di critici boriosi li hanno classificati come 'metallari da Dungeons & Dragons' invece che riconoscerli come inventori dell'epic metal, protagonisti di un sano escapismo musicale, si ritrova in numerosi brani, a partire dalla coinvolgente "Traveller in Time", illuminata dal basso di Thain, che abusa con successo del topos del viaggiatore del tempo smarrito in un'epoca non sua, e della suite finale "Paradise/The Spell", che si costruisce su un (fin troppo) lento incedere (fin troppo) pensoso delle chitarre acustiche e del basso, che sale (fin troppo) piano di intensità e si trasforma poi (finalmente) in un inusuale hard rock che alterna boogie pianistico, epic rock e armonie vocali incrociate di Byron, Hensley e Kerslake, che mescolano falsetti, canto pulito e controcanti, e un tempo medio alla Pink Floyd con il chitarrista Mick Box che imita persino le languide note sostenute di Gilmour.

Naturalmente centrale anche il tema della lotta fra 'il mago' di "The Wizard" (in cui alla narrazione curata da Byron fa da contraltare la voce 'alla Townsend' di Mark Clarke, che interpreta il protagonista del titolo fra entusiasmanti afflati progressive e una introduzione di chitarra acustica che avrebbe fatto invidia ai musicisti grunge di vent'anni più tardi) e il 'demone' della celeberrima "Rainbow Demon", vero classico dell'heavy anni settanta, dai ritmi rallentati e dall'incedere minaccioso, che descrive il nemico giurato del 'mago', la cui battaglia ispirerà la meravigliosa copertina, sempre a cura di Roger Dean, del successivo album "The Magician's Birthday".

Gruppo hard rock quanto ispirato dal progressive, gli Uriah Heep scrivono anche un classico minore della fusione fra i due generi con la struggente epica di "Circle of Hands", che completa il disco assieme all'hard rock barocco di "Poet's Justice", nella quale spicca la prestazione percussiva di Kerslake.

Tra i gruppi snobbati dalla critica, gli Uriah Heep a distanza di tanti anni si confermano in positivo come uno dei motori dell'evoluzione dell'hard rock e dell'heavy metal. "Demons and Wizards" potrebbe essere il loro capolavoro, ed è probabilmente il disco più influente realizzato dalla formazione inglese, oltre che un ottimo punto di partenza per iniziare a conoscerli.

- Prog Fox

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