Usciva quarant'anni fa oggi "Avalon", ultimo album dei Roxy Music, ormai ridotti al trio di Bryan Ferry, Andy Mackay e Phil Manzanera. I tre musicisti realizzano il non plus ultra del romanticismo rock, un album che spazza via la concorrenza di chiunque, fra new romantics e new wavers, abbia provato in quegli anni a competere per il primato nella musica sentimentale. White soul, new wave e art rock combinati in un impeccabile quadro futurista.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/mrx7t69v)
I Roxy Music arrivano al loro capitolo finale in una fase di stanca compositiva, di critica e di pubblico. La trasformazione da gruppo prog, glam e sperimentale a combo di pop e white funk non ha convinto tutti, e un ulteriore tassello della formazione, il creativo, pressoché indispensabile batterista Paul Thompson lascia.
Le sirene ormai hanno suonato e portato via la magia, e ai tre superstiti (Bryan Ferry, voce & tastiere; Andy Mackay, sax; Phil Manzanera, chitarre) non rimane che riflettere, in una atmosfera di meditabonda nostalgia, su quanto sia stato e su quanto li circondi in quel momento. La notte sta terminando e con essa il tempo dei Roxy Music, le nebbie lentamente si alzano su Avalon, i cavalieri della tavola romantica sono soli, ma l'istituto della cavalleria romantica vivrà senza di loro: ci sono i Duran Duran, gli Spandau Ballet, gli Association, gli Ultravox, i Simple Minds e gli U2, ciascuno a suo modo discepolo dei Roxy Music (e dei loro fratelli in spirito, David Bowie e Brian Eno - ma i Roxy Music sono molto più fedeli allo spirito e alla formula del romanticismo, nel bene e nel male; molto più ideologicamente dediti a esso, più che ad averlo incontrato in carriere più disordinate e stravaganti).
"More than this" apre il disco con la canzone pop romantica più riuscita del secondo dopoguerra britannico. L'interpretazione sussurrata del falsetto di Ferry, l'assolo essenziale e limpido di Manzanera, le tastiere nebbiose, le suggestioni della copertina, tutto ne fa un momento superbo e indimenticabile del rock anni ottanta.
"Avalon" è un altro capolavoro, dalle percussioni e dalla chitarra latina, grazie al sangue venezuelano di Phil. "India" è un breve strumentale di immensa bellezza, che testimonia ancora una volta della precisa, certosina ricerca del bello, nella sua accezione più neoclassica e algida possibile. "While my heart is still beating" chiude il lato A con un'altra precisa, sinuosa, sobria danza rituale.
Sul lato B, il sonnolento funk di "The Main Thing", dal fantastico interludio strumentale, lascia spazio al freddo futurismo dell'introduzione di "Take a chance with me". Alla freddezza dei sessionmen di lusso che forniscono sezione ritmica (qui Neil Jason al basso e Andy Newmark alla batteria) e ai fiotti di tastiere elettroniche si contrappongono la voce calda e sensuale di Ferry e il romanticismo delle chitarre di Manzanera e del sax di Mackay. "To turn you on" abbandona le suggestioni elettroniche in favore del basso fretless di Alan Spenner e della batteria di Rick Marotta, con il trio che si strappa il cuore in una interpretazione sublime.
La carriera dei Roxy Music si chiude, per il momento, sugli ad-lib di Ferry e sul serialismo chitarristico di "True to life" e sullo struggente sax della breve, strumentale "Tara", firmata da Mackay.
Recuperata appieno la reputazione critica e sfondati i propri record commerciali con un primo posto nel Regno Unito e un milione di copie vendute in America, i Roxy Music concludono nel 1983 il tour di "Avalon" e chiudono la propria esperienza musicale. Ritorneranno nel 2001, per una serie di concerti che si ripeteranno nel corso degli anni, senza mai più pubblicare un nuovo lavoro.
- Prog Fox
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