mercoledì 11 maggio 2022

Iron Maiden: "Fear of the Dark" (1992)

Veniva alla luce l'11 maggio di trent'anni fa "Fear of the Dark", nono album in studio dei metallari britannici Iron Maiden, veri campioni dell'heavy metal classico. L'album chiude la fase più creativa della carriera del gruppo, quella capitanata dal cantante Bruce Dickinson, che lascia dopo il tour promozionale di un album amato da molti fan, ma non da tutti. "Fear of the Dark" viene considerato un buon disco, che riporta in alto le quotazioni di un gruppo scottato dall'insuccesso di critica del precedente "No prayer for the dying", ma che non riesce a recuperare i fasti del capolavoro "Seventh Son of a Seventh Son" di quattro anni prima.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/2ekzh5dc)



Difficile posizione, quella degli Iron Maiden a inizio anni novanta. Il successo clamoroso dell'heavy metal tutto, con anche formazioni thrash e industrial trainate da quello dello street metal e del glam metal, a partire da "Pyromania" degli Extreme (1984) per culminare con il trascinante "Appetite for Destruction" dei Guns'n'Roses (1987) e cavalcare l'onda con il famoso 'black album' dei Metallica (1991) vede gli Iron calare nei gusti di pubblico e critica. Il gruppo vorrebbe abbandonare l'epica trionfante di "Seventh Son of a Seventh Son" (1988) e riprendere un po' della magia punk metal degli esordi, ma "No prayer for the dying" (1990), è un mezzo fallimento (ma facciamo pure tre quarti di fallimento), disco né carne né pesce che è troppo levigato per suonare rabbioso e violento e non ha neppure il fascino grandioso/progressivo del disco precedente. Non solo: Adrian Smith, chitarrista in disaccordo con la nuova direzione scelta, lascia il gruppo durante le incisioni per essere sostituito da Janick Gers, che aveva già lavorato con il cantante Bruce Dickinson sui suoi primi esperimenti solisti.

Consapevoli di avere mancato il bersaglio, ma convinti di non dovere semplicemente ripetere quanto fatto negli anni ottanta, gli Iron Maiden raddrizzano un po' il tiro e confezionano il buonissimo "Fear of the Dark", album che contiene sia epiche cavalcate tipiche del loro stile, sia pezzi maggiormente in linea con l'hard senza fronzoli eppure vagamente patinato di "No prayer for the dying". Ciò che più non convince sono i suoni, una produzione che non è sempre a fuoco e che in alcuni casi toglie un po' di energia alle canzoni.

I pezzi più essenziali includono l'ottimo singolo di apertura "Be quick or be dead", la riuscita "The Fugitive", che riesce a trasmettere un costante senso di apprensione, la notevole "Judas be my guide", ma anche l'hard rock corale "From here to eternity" e la tamburellante "Chains of Misery", due brani discreti che però, un po' incongruamente, ricordano i pezzi più rockeggianti dei Queen di "Innuendo" ("Ride the wild wind", "Headlong"), e la scontata "Weekend Warrior".

"Fear is the key" e "Childhood's End" riescono invece nell'impresa di realizzare qualcosa di nuovo per il gruppo, con la prima che mescola hard rock essenziale e influenze mediorientali e la seconda dal ritornello inclassificabile, decorato da una percussività ossessiva che fa da sfondo a ostinati di chitarra dal sapore post-pinkfloydiano.

Sul fronte epico, gli Iron Maiden dimostrano di saperci ancora fare, sfoderando le proprie capacità lungo tutte le variazioni sul tema: "Wasting Love" è la ballata strappacuore, "Afraid to shoot strangers" è il pezzo in crescendo, mentre "Fear of the Dark", il brano che da il titolo al disco e che lo conclude, è uno dei grandi capolavori della formazione britannica, una devastante cavalcata di oltre sette minuti che diverrà giustamente un cavallo di battaglia dal vivo. Inutile rimarcare come la prova vocale di Bruce Dickinson in ognuno di questi tre pezzi sia niente meno che superlativa.

Qualcuno avrebbe potuto notare che c'erano dei problemi in seno al gruppo, semplicemente guardando i crediti compositivi, in cui Bruce Dickinson non compare mai come co-autore del bassista Steve Harris, primus inter pares che si sente azionista di maggioranza della formazione. Nel tour promozionale le cose non vanno benissimo fra i due e Dickinson decide di lasciare, non prima di avere concluso un altro tour mondiale il 28 agosto 1993. Gli Iron Maiden decideranno un ulteriore cambio di rotta assumendo, a sorpresa, il cantante 'Blaze' Bailey, caratterizzato da uno stile completamente diverso da quello di Bruce.

- Prog Fox

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