venerdì 1 ottobre 2021

Cat Stevens: "Teaser and the Firecat" (1971)

Il 1° ottobre di cinquant'anni fa esce "Teaser and the Firecat", quinto album del cantautore britannico Cat Stevens. Terzo disco di grande successo di fila, l'album contiene classici della sua carriera come "Moonshadow", "Peace Train" e "Morning has broken", con un Rick Wakeman in stato di grazia al pianoforte.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/ythfe37r

Dopo avere trovato la propria voce personale con il terzo album "Mona Bone Jakon" e la maturità col capolavoro "Tea for the Tillerman", il cantautore britannico di origine greco-svedese Steven Demetre Georgiou, in arte Cat Stevens, deve confermare il suo status nel movimento folk inglese con il suo nuovo disco, "Teaser and the Firecat".

Per fare ciò, Stevens si appoggia ancora una volta ai fidati collaboratori Paul Samwell-Smith (ex-bassista degli Yardbirds) alla produzione, Alun Davies alle chitarre, Harvey Burns alla batteria e Del Newman agli arrangiamenti degli archi, oltre ai nuovi Larry Steele (basso) e Gerry Conway (batteria). Squadra che vince non si cambia, e nemmeno suono che vince si cambia: il disco infatti è un classico esempio di quegli album realizzati dopo un grande successo che tendono a ricalcare fin troppo il disco precedente.

Naturalmente non mancano nuovi classici immancabili in ogni sua antologia: l'inno religioso "Morning has broken", scritto dall'autrice inglese Eleanor Farjeon nel 1931, beneficia della presenza di Rick Wakeman degli Yes al pianoforte, che sviluppa una introduzione strumentale e decora meravigliosamente il brano; la poetica "Moonshadow"; la trascinante "Peace Train", forse il punto più alto del disco, perfezionata da una eccellente figura ritmica e colorata dagli archi di Newman.

Oltre a questi, ci sono altri pezzi di spessore come "Changes IV", dalla ritmica inattesa e caracollante e dalla grande interpretazione vocale di uno Stevens convincente e rabbioso, oppure "Rubylove", ispirata alla musica folk greca, con parte delle liriche in greco e l'uso dei bouzouki (suonati da Andreas Toumazis e Angelos Hatzipavli). "Tuesday's Dead" testimonia invece l'interesse di Stevens per la musica etnica assorbendo influenze caraibiche nell'uso delle steel drums e delle congas.

Quando però l'ispirazione melodica manca, e gli arrangiamenti sono oziosamente ricalcati su quelli dei due dischi precedenti, subentra un po' di noia, specie in pezzi pacatissimi e sussurrati come "How Can I Tell You" (con la cantautrice Linda Lewis alla seconda voce), "If I laugh" e l'iniziale "The Wind".

Ennesimo disco di grande livello di Stevens, l'album rende però chiaro a chiunque, in primis a Cat Stevens stesso, che la perfetta trilogia che ha realizzato in questi anni ha sviscerato compiutamente queste sonorità da folk semiacustico spirituale ed esaurito buona parte del suo potenziale. In parte su "Catch Bull at Four" (1972), ma soprattutto con "Foreigner" (1973), il cantautore britannico cambierà strada alla ricerca di nuovi stimoli artistici.

- Prog Fox

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