mercoledì 29 settembre 2021

Chicago: "Chicago V" (1971)

Dal 20 al 29 settembre del 1971, i Chicago incidono il loro quinto album, intitolato in modo molto originale "Chicago V". È il loro primo LP singolo, che dopo gli eccessi dei due dischi precedenti ci riporta alle atmosfere di jazz rock fiatistico che avevano reso i primi due dischi entusisasmanti. "Chicago V" è con essi e con "Chicago VII" il migliore degli album del gruppo americano. L'album verrà pubblicato solo nel luglio del 1972 per non ostacolare le vendite del loro quarto album, il quadruplo "Chicago at Carnegie Hall", inciso ad aprile e pubblicato a ottobre.



(disco con tracce bonus qui: https://tinyurl.com/449rfrxb)

Dopo avere realizzato tre doppi LP e un quadruplo LP, i Chicago decidono di darsi una calmata e incidere un album singolo. O forse è il loro produttore James William Guercio a fregarli, facendogli incidere materiale sufficiente per un album in soli dieci giorni alla fine di settembre del 1971 e poi non farli più rientrare in studio per un anno e mezzo.

"Chicago Transit Authority" (1969) e "Chicago II" (1969) erano stati due ottimi LP che avevano seguito la strada aperta da gruppi come i Blood Sweat & Tears di realizzare musica rock influenzata in primis dal jazz e più limitatamente dalla musica classica europea, affiancando in maniera permanente e non occasionale una sezione fiati al tipico terzetto o quartetto rock. Entrambi erano due doppi LP, cosa che convinse il gruppo di dovere mantenere un passo pantagruelico nella composizione e nell'incisione che portò al discutibile doppio LP "Chicago III" (1971) e all'ordalia del live dalla Carnegie Hall (1971), ben quattro LP che in gran parte riproducevano in maniera molto simile canzoni che avevano sentito tutti nei due anni precedenti.

Di fronte all'ennesima seduta in studio, il gruppo o chi per loro capì che bisognava rimuginare più tempo sul materiale, e che pubblicare un altro disco doppio era davvero impossibile e inappropriato.

I Chicago così passano gli ultimi dieci giorni di settembre negli studi della casa discografica Columbia a New York e danno vita al disco più conciso dei loro anni migliori, un album che sta senza ombra di dubbio fra i cinque migliori realizzati dalla formazione. Composto per otto brani su dieci dal pianista Robert Lamm, contiene anche uno dei loro successi maggiori, la stupenda canzone "Saturday in the Park", vivida descrizione di un 4 luglio nel parco di sapore pop jazz dall'indimenticabile introduzione di pianoforte, che raggiunse il terzo posto nella classifica dei singoli.

Con "Saturday in the Park", i pezzi migliori del disco sono: "A Hit by Varèse", impressionante jazz rock ossessivo in 3/4 dalle fiammate sperimentali dedicato al compositore francese Edgar Varèse; il rock melodico di "Dialogue", divisa in due parti, una delle ultimi grandi canzoni politiche di Lamm, in cui protagonisti del dialogo sono le voci del chitarrista Terry Kath e del bassista Peter Cetera, che poi esplodono in una epica seconda parte con un favoloso assolo al wah-wah di Kath; e la conclusiva "Alma Mater", una ballata semiacustica scritta da Kath e da lui interpretata con la sua voce più licantropa e strascicata.

Gli altri pezzi risultano minori rispetto a queste vere e proprie gemme, ma sono comunque tutti notevoli: dalla delicatissima ballata jazz pop corale "All is well" alla grintosa "Now that you've gone", a firma del trombonista James Pankow; dagli intriganti arrangiamenti dei fiati e dalla chitarra elettrica di "While the city sleeps", al funk jazz di "State of the Union" e all'articolata, sinuosa, avvolgente "Goodbye".

Suonato magnificamente, ebbro di grandi passaggi strumentali ma allo stesso tempo conciso, essenziale, dalle melodie complesse ma sempre memorabili, "Chicago V" è uno dei dischi più significativi di uno dei gruppi rock più popolari degli USA.

- Prog Fox

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