domenica 26 settembre 2021

Traffic: "The Low Spark of High-Heeled Boys" (1971)

Nel settembre del 1971 viene inciso "The Low Spark of High-Heeled Boys", quinto album in studio dei britannici Traffic, gruppo fra gli artefici del passaggio dall'era della psichedelia inglese al progressive rock e al jazz rock. L'album è l'ultimo grande classico della formazione, ampliata qui a includere, oltre ai membri originali Steve Winwood (voce, tastiere, chitarre), Jim Capaldi (voce, batteria) e Chris Wood (sax, flauto), le nuove reclute Ric Grech (ex-bassista dei Family e dei Blind Faith), il percussionista ghanese Rebop (futuro membro dei Can) e il batterista americano Jim Gordon (ex-Derek and the Dominoes).



(disco completo qui: https://tinyurl.com/2exthw86

Dopo la pubblicazione del capolavoro "John Barleycorn must die" (1970) e un breve tour estivo con una formazione estesa a sette elementi, fra cui il rientrante chitarrista Dave Mason, durante il quale viene registrato l'album dal vivo "Welcome to the Canteen", il leader Steve Winwood da il benservito a Mason, che sperava in una riunione più lunga e duratura con i vecchi compagni. È la seconda e definitiva cacciata del membro originale dai Traffic, che però decidono di tenere gli altri tre musicisti coinvolti nel tour, ovvero il bassista Ric Grech, il percussionista Rebop e il batterista Jim Gordon, che affiancano i membri originali superstiti Steve Winwood, Jim Capaldi e Chris Wood.

Come nei dischi precedenti, una ampia parte del disco è dedicata alle canzoni scritte da Winwood & Capaldi: il folk prog di apertura "Hidden Treasure", parente prossimo di certe canzoni dei Jethro Tull era "Stand Up"/"Living in the Past"; "Many a Mile to Freedom", un altro immacolato classico nel tipico stile del duo, che prosegue nelle coordinate costruite con l'album precedente più di ogni altra traccia dell'album, grazie anche al dolcissimo flauto di Wood; e la conclusiva, suggestiva, medievaleggiante "Rainmaker", nella quale suona la batteria come ospite Mike Kellie degli Spooky Tooth, canzone tanto perfezionata da Wood al flauto da lasciare a bocca aperta.

Con un batterista e un percussionista in formazione, Jim Capaldi riduce il suo apporto strumentale e si dedica soprattutto al ruolo di seconda voce solista. Oltre al duetto con Winwood su "Rainmaker", canta infatti da solo le due composizioni non firmate da Winwood: la sua "Light Up or Leave Me Alone", strofa sfrontata immersa in geniali stacchi strumentali con Winwood che si esibisce alla chitarra elettrica; e la sincopata, quasi funky "Rock & Roll Stew", composta da Gordon & Grech.

Punto più alto dell'LP è però il brano che da il titolo all'album, undici minuti abbondanti di improvvisazioni prog jazz il cui parente più prossimo è forse "Flying Teapot" dei Gong sull'album omonimo del 1973, non tanto nella parte cantata, influenzata dal blue eyed soul di cui Winwood era capace esponente da giovane con lo Spencer Davis Group, quanto nelle lunghe escursioni strumentali, che mettono in mostra le capacità eccezionali nell'improvvisazione collettiva dei musicisti, che hanno in comune con i Gong la capacità di calare l'ascoltatore in un mondo ipnotico al di fuori dello spaziotempo (per quanto quello dei Traffic sia molto più pacato e normale di quello dei loro omologhi folletti psichedelici).

"The Low Spark of High-Heeled Boys" è l'ultimo album classico dei Traffic. Creativo, variegato e intrigante, sebbene non raggiunga le vette del loro esordio "Mr Fantasy" e dell'eccelso "John Barleycorn must die", forse per il tono complessivamente troppo meditativo, è comunque uno dei dischi più riusciti del gruppo e fra i più apprezzati dalla critica, con la quale per una volta ci troviamo d'accordo.

- Prog Fox

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