giovedì 16 settembre 2021

Talk Talk: "Laughing Stock" (1991)

Il 16 settembre di trent'anni fa esce "Laughing Stock", quinto album dei Talk Talk e ultimo atto di una meravigliosa carriera. Ridotti al duo di Mark Hollis e Lee Harris, coadiuvati dal membro ombra Tim Friese-Greene, i Talk Talk concludono il loro percorso di rarefazione assoluta della musica rock con l'ennesimo capolavoro.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/43k3z5mu

Dopo avere realizzato uno dei dischi più importanti degli anni ottanta, "Spirit of Eden" (1988), i Talk Talk entrano in un contenzioso con la casa discografica EMI e se ne liberano per firmare con la Verve. Il bassista Paul Webb, però, lascia nel 1990, alla vigilia delle registrazioni del nuovo disco, "Laughing Stock", che nelle intenzioni del leader, cantante e chitarrista Mark Hollis dovrebbe sublimare definitivamente lo stile astratto, rarefatto e austero del disco precedente.

Se possibile, "Laughing Stock" è infatti ancora più minimalista nel suo svolgimento; siamo però in aree musicali del tutto diverse dalla ambient di un Brian Eno, per esempio - i brani non sono mai seriali o ripetitivi, ma hanno un loro svolgimento narrativo e una dinamica precisa, ottenuta da ore e ore di improvvisazioni dei musicisti ospiti sulle scheletriche partiture preparate da Hollis, dal batterista Lee Harris e dal tastierista, produttore e membro non ufficiale del gruppo Tim Friese-Greene, con loro dal 1983.

Tra gli altri musicisti vanno segnalati almeno Mark Feltham all'armonica, Dave White al clarinetto, Henry Lowther a tromba e flicorno, il percussionista Martin Ditcham e l'ingegnere del suono Phill Brown.

"Myrrhman" apre il disco riprendendo da dove ci eravamo interrotti: dopo il debolissimo rumore di feedback di un amplificatore acceso, arrivano uno dopo l'altro, letargicamente, gli strumenti, e poi la voce, riportandoci, come un cancello spaziotemporale, nel mondo di Hollis e soci, un mondo che avrebbe ispirato l'intera galassia post rock con i suoi passaggi strumentali, talora eterei, abbozzati, dai colori tenui, dai volumi bassi, come in questo brano iniziale; talaltra ossessivi e ripetitivi, ispirati a loro volta dai groove di gruppi krautrock analogici come in particolare i Can, chiara ispirazione del percussivismo ostinato di Lee Harris, percorsi da improvvise aperture melodiche o scariche elettriche, come nei due brani successivi, "Ascension Day" e "After the Flood".

"Ascension Day", in particolare, vede Harris in una delle prove più significative della sua carriera, capace di sorreggere l'andatura del brano, enfatizzarne le ambizioni quasi noise realizzate esclusivamente attraverso batteria e squarci strazianti di chitarra, prima che il nastro venga interrotto bruscamente durante il crescendo finale. "After the Flood" è l'unico brano che, grazie a un passo regolare e alla presenza di un irresistibile ritornello, può assimilarsi agevolmente a una normale canzone rock e rappresentare un punto di ingresso per il novizio di questa fase del gruppo, nonostante il devastante solo di chitarra centrale.

"Taphead" è invece forse il brano più debole del disco: senza le serpentiformi percussioni di Harris, la musica finisce per arrancare nel suo stesso minimalismo, e la melodia risulta troppo poco espressiva per sostenere il disco da sola (al contrario di quel che faceva "Wealth" sull'album precedente, per esempio). Segue "New Grass", l'altro capolavoro nel capolavoro, in cui la chitarra melodiosa di Hollis e la batteria sinuosa di Harris in 3/4 costruiscono un tappeto di note sulle quali declamare parole e brevi, dolcissimi incisi degli altri strumenti, ognuno dei quali ha un breve spazio per commuovere ed emozionare l'ascoltatore. "Runeii" è una versione un po' più interessante di "Taphead", ma anch'essa non aggiunge moltissimo in coda del disco.

Per due motivi il disco, comunque un capolavoro, non raggiunge le vette assolute di "Spirit of Eden": il primo è che "Laughing Stock" viene dopo "Spirit of Eden", e quindi ne risulta una prosecuzione non altrettanto innovativa e sorprendente (mentre il salto da "The Colour of Spring" del 1986 a "Spirit of Eden" era innovativo e sorprendente pur nella sua continuità); il secondo è che quel più di astrazione, quell'ulteriore rimozione delle melodie rende l'album tutto sommato un poco meno godibile. Niente di grave: "Laughing Stock" è un disco di valore immenso, che certifica ancora una volta il genio musicale di Hollis e la grandezza dei Talk Talk nel panorama musicale degli anni ottanta e novanta.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...