Il 23 settembre di trent'anni fa vedeva la luce "Screamadelica", terzo album dei Primal Scream. La formazione britannica mescolava neopsichedelia, brit pop e acid house, anche grazie al contributo del dj Andrew Weatherall dietro alla consolle dei missaggi, per realizzare un disco solare ed elettrico che apre le porte del successo al gruppo (#8 nelle classifiche inglesi, vittoria del Mercury Music Awards come migliore album dell'anno nelle isole britanniche).
(disco completo: https://tinyurl.com/2c3rw2b6)
“…Gospel, Rhythm’n’Blues, e Jazz, sono tutte etichette. Noi sappiamo che la musicaè musica”
Un campionamento del Reverendo Jesse Jackson, registrato negli anni ’70 durante un concerto di Herbie Hancock, racchiude il messaggio ultimo di “Screamadelica”, turbo-capolavoro degli scozzesi Primal Scream (e di un denso gruppo di partners in crime, ma ci arriviamo subito). Una band che non avrebbe potuto godere di meno considerazione da parte della critica, che li tacciava di essere un derivato scadente del proto-punk degli Stooges, mise al mondo quest’album fondamentale grazie a unafortunata concatenazione di eventi svoltisi in un contesto storico favorevole. Fu Andrew Weatherhall, giornalista e produttore musicale, nonché uno dei due/tre esseri umani ad aver apprezzato qualcosa del precedente lavoro di Bobby Gillespie, Andrew Innes e soci, ad avere l’intuizione di smontare la power ballad “I’m Losing More Than I’ll Ever Have” e farne un brano di psichedelicissima soul/dub intitolato “Loaded”. A partire da questo primo esemplare, gli scozzesi imparano ad apprezzarele potenzialità dell’elettronica, dei sampler, che a loro dire forniscono “un’intera nuova tavolozza di colori” al musicista che voglia fare psichedelia. Questa è la ragione per cui Jesse Jackson finisce sui solchi di uno dei dischi seminali degli anni ’90, questo è il modo in cui i Primal Scream migliorano il loro status da reietti del post-post-post-punk ad eroi dell’ultima contaminazione del rock, quella con i suoni sintetici (e le altrettanto sintetiche droghe) della “Seconda Summer of Love”, che aveva nella Techno e nei derivati elettronici del reggae (dub in primis) le proprie colonne sonore della propria piccola rivoluzione radicale nella seconda metà degli anni ’80.
I Primal Scream attingono a piene mani da questo sostrato culturale, innestandolo sul solido blues-rock che tanto amano. “Screamadelica” dispiega le sue ali sui territori soul e gospel dell’iconico opening “Movin’on Up”, a cui fa seguito una cover techno di “Slip Inside This House” dei 13th Floor Elevator: ma dove lo trovate un uno-due d’apertura così? Blues, Soul, Psichedelia ed EDM compresse in poco più dinove minuti. Le due parti di “Higher than the Sun” sono invece un prodotto nuovo, una caleidoscopico lisergico caldo e appiccicoso, che verrà poi fatta raffreddare e solidificare nel formato Trip Hop che stava a sua volta fermentando, in quegli anni, inUK; “I’m Coming Down” è una ballad futuristica come non se ne trovano mica tante sul mercato, ma anche il blues stonesiano di “Damaged” non teme paragoni in quanto a songwriting. “Come Together” e “Loaded” sono diciassette minuti di pura estasi, un concentrato di flower power che fa da ponte tra passato e futuro, mentre “Don’t Fight It, Feel It” e “Inner Flight” sono una commistione di techno e canzone pop che farà scuola negli anni ’90. “Shine Like Stars”, in chiusura, aggiorna il formato della ninna-nanna con effetti e batterie campionate, una piccola coccola alla fine di un viaggio al termine del weekend di raveparty.
Mai come in questo caso, peròm un’analisi track by track di un album di canzoni (e con questo vogliamo dire: non di un concept album) è riduttiva. Ogni singola canzone di “Screamadelica” è ottima, buona parte sono eccezionali, ma è soltanto per la loro collocazione dentro questo album che assumono la caratura di rivoluzionedirompente, tempesta perfetta. Screamadelica deve molto, oltre ai succitati protagonisti (Gillespie, Innes e Weatherhall), anche al tecnico del suono Hugo Nicholson, al chitarrista Robert Young (che della band farà parte per più di due decenni, sempre in una posizione quasi da separato in casa perchè sapete come sono gli artisti), agli Orb e a Jimmy Miller (che si occuperanno del mix di “Higher thanthe Sun” e “Damaged”, rispettivamente), perchè soltanto un insieme di menti così diverse e, teoricamente, lontane tra loro avrebbe potuto partorire un disco tanto totalizzante.
“La musica è musica”. Grazie a Screamadelica, possiamo esserne certi anche noi.
- Spartaco Ughi
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