Usciva nel settembre di cinquant'anni fa "20 Granite Creek", quinto album dei Moby Grape, gruppo facente parte della scena di San Francisco di fine anni Sessanta. Tormentati da problemi con il manager Matthew Katz, minacciati dalla perdita dei diritti sul proprio nome, tornati insieme dopo una breve rottura dovuta anche alla difficile situazione personale di due propri membri, i Moby Grape riescono sorprendentemente a dare vita a un album solidissimo e grintoso, che richiama più che il suono della Summer of Love quello dei gruppi hard rock americani a cavallo del 1970.
(disco completo qui: https://tinyurl.com/y7jftbu2)
I Moby Grape arrivano all'appuntamento con il quinto album in un grave stato di difficoltà: il cantautore Alexander 'Skip' Spence ha lasciato il gruppo nel 1968, dopo un periodo in un ospedale psichiatrico e una diagnosi di schizofrenia; il bassista Bob Mosley si è arruolato nei Marines, dai quali viene congedato dopo nove mesi perché affetto da schizofrenia paranoica; i tre membri restanti, i chitarristi Peter Lewis e Jerry Miller e il batterista Don Stevenson, hanno sciolto il gruppo nel 1969 dopo la pubblicazione dell'album "Truly Fine Citizen".
Nel 1971 i cinque decidono di riformare il gruppo originale nonostante le difficoltà (e dispute legali con l'ex-manager Matthew Katz sulla proprietà dei diritti del nome, disputa che verrà risolta solo oltre trent'anno dopo), aggiungendo al gruppo Gordon Stevens, chitarrista dobro, violista e mandolinista.
Associati spesso alla cultura hippie, principalmente per le credenziali psichedeliche di Skip Spence (primo batterista dei Jefferson Airplane e poi autore del terribile capolavoro "Oar", testimonianza della sua lotta con la malattia), i Moby Grape erano molto più anticipatori del roots rock e vicini all'hard rock americano (Steppenwolf, Iron Butterfly, Blue Cheer, Guess Who, April Wine, Grand Funk Railroad).
In un momento storico in cui lo stile dei Moby Grape sarebbe favorito dal successo di questi generi, il gruppo ha molta voglia di dimostrare di essere in forma e di saper fare rock'n'roll senza compromessi: molte sono le tracce dedicate a un rock intriso tanto di roots/country quanto di hard rock, a partire dal pezzo di apertura "Gypsy Wedding". Tra queste troviamo canzoni dalle più chiare influenze blues rock come "Road to the Sun" e l'interessante "Ode to the Man at the End of the Bar", che sfrutta con gusto le sonorità del piano elettrico e del mandolino. "Roundhouse Blues", nonostante il nome, corre piuttosto lungo coordinate country e rock'n'roll. Forse il più riuscito dei pezzi hard è "Wild Oats Moan", una collaborazione fra Miller e Stevenson che ha il solo difetto di essere troppo breve (appena tre minuti).
I pezzi migliori però non sono i rocker ma le canzoni più oblique e imprevedibili del gruppo: la stupenda "About time" di Stevenson, un roots rock alla Quicksilver impreziosito dalle steel drums del jazzista diciassettenne Andy Narell e da una scrittura capace di inusuali angolature armoniche; la breve ballata country folk "Apocalypse" di Lewis; lo strumentale "Chinese Song" di Spence, bizzarra ma riuscita fusione di musica orientale - con tanto di koto - e country rock; e la conclusiva "Horse Out in the Rain", ancora di Lewis, una sognante coda psichedelica che conclude l'album con una nota particolarmente elevata.
Quello che manca al gruppo, da sempre, è un po' di mordente: nel 1971 c'era già la possibilità di incidere con suoni più incisivi e rabbiosi le tracce hard rock, che per quanto ben scritte appaiono un po' leggere rispetto a quello che offriva il mondo musicale all'epoca. Ciò nononostante, "20 Granite Creek" è un disco meritevole e un apprezzabile capitolo della tormentata storia dei Moby Grape.
Problemi personali, cambi di organico e il conflitto con Matthew Katz portano il gruppo, esasperato, a un nuovo scioglimento. Numerose saranno le riunioni nel corso degli anni, per un occasionale tour o un occasionale album, e l'amicizia fra i membri del gruppo saprà abbattere tutti i problemi causati dai soldi, dalle droghe e dalla malattia mentale in tutti i decenni successivi.
- Prog Fox
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