venerdì 3 settembre 2021

Fleetwood Mac: "Future Games" (1971)

Il 3 settembre di cinquant'anni fa veniva pubblicato "Future Games", quinto album dei Fleetwood Mac che testimoniava il loro ennesimo cambio di organico. Perso il chitarrista Jeremy Spencer, entrato in una setta religiosa, reclutavano al suo posto l'americano Bob Welch, chitarrista di scuola californiana, che spostò l'orizzonte della band verso un suono psichedelico e jazz-folk che avrebbe fatto da ponte con l'era di maggiore successo del gruppo.



(disco completo qui --> https://tinyurl.com/5y9bs2te )

La perdita del tormentato chitarrista e leader carismatico Peter Green lascia i Fleetwood Mac in grave difficoltà. Il gruppo riesce a risollevarsi grazie all'introduzione della nuova pianista Christine Perfect, ora Christine McVie in quanto moglie del bassista John McVie, e soprattutto grazie al genio di Jeremy Spencer, l'altro chitarrista originale del gruppo.

Isolatosi per motivi personali o perché confinato sempre più ai margini della formazione da Green, al punto che era stato chiamato un terzo chitarrista, Danny Kirwan, come nuovo membro, Spencer sembra rivitalizzarsi alla fuga dell'ingombrante compagno, e compone e canta gran parte di "Kiln House", il primo disco dei Fleetwood Mac senza Green. All'improvviso, però, a sorpresa, anche Spencer lascia il gruppo e si unisce a una setta religiosa, i Children of God (attualmente noti come The Family International).

Mick Fleetwood, leader occulto del gruppo, capisce che il giovane, introverso e cupo Kirwan non è la persona sulla quale si possa fare affidamento per fare da spina dorsale della formazione, e così recluta un nuovo chitarrista, l'americano Bob Welch. Nato nel 1945 a Los Angeles, Welch è un chitarrista della scuola californiana dei Jerry Garcia e dei Bob Weir, con una buona conoscenza delle armonizzazioni jazz, una passione per gli accordi inusuali e un senso della melodia tipicamente West Coast. Con lui il gruppo si lascia definitivamente alle spalle il blues rock per dirigersi verso un suono che combina questi elementi con le nuove suggestioni progressive britanniche.

Il primo risultato del nuovo corso e della nuova formazione Kirwan-Welch-McVie-McVie-Fleetwood è questo "Future Games", pubblicato nel settembre del 1971. L'album mostra un quintetto ancora acerbo e non del tutto amalgamato, con alcuni brani fenomenali e altri che girano un po' su se stessi senza portare a termine una idea in modo riuscito.

Il disco si apre con "Woman of a 1000 Years", un tipico brano in equilibrio fra progressive rock e rock post-psichedelico alla Grateful Dead 1970-1972. Nel complesso la canzone offre sia i pregi che i difetti della nuova formula dei Fleetwood Mac: è una ballata folk prog che sa offrire arrangiamenti curati e dal vago sapore jazz, ma che dura fin troppo. Seguono "Morning Rain", la prima composizione di Christine McVie per il gruppo, un blues rock leggero e non particolarmente originale, anch'esso dalla eccessiva durata ben oltre i cinque minuti, e "What a shame", un breve strumentale firmato da tutto il quintetto.

Un lato A piuttosto inconsequenziale viene illuminato dagli otto minuti della meravigliosa "Future Games", uno dei pezzi più belli della carriera dei Fleetwood Mac, che mette in mostra al meglio le doti di chitarrista e autore di Bob Welch: gli accordi di chitarra elettrica, inusuali e di sapore jazz, puliti, luminosi, con appena appena un tocco di distorsione, la strofa sognante, il meraviglioso crescendo verso il ritornello che culla come onde marine una melodia perfetta, il falsetto delizioso di Welch, il sobrio assolo, tutto concorre a farne uno dei brani più belli del rock classico di quegli anni.

"Sands of Time", il primo pezzo del lato B costituisce una sorta di prosecuzione ideale del brano precedente; e sebbene non possa replicarne il valore assoluto, conferma il potenziale creativo di questa versione dei Fleetwood Mac con solidità. Questa volta a scriverla è Danny Kirwan, che sforna una canzone simile per atmosfera, ma venata dalla malinconia introspettiva del suo autore e composta con accordi più essenziali e un arrangiamento più semplice ed energico.

L'introduzione quasi roots psichedelica di "Sometimes" ricorda chiaramente le scelte musicali dei Grateful Dead dell'era "Workingman's Dead"/"American Beauty", grazie anche al tocco del pianoforte di Christine. "Lay it all down", d'altro canto, è un hard rock appena un po' tedioso. Chiude il disco "Show me a smile", seconda canzone di Christine McVie del disco, che nuovamente mette in primo piano le armonie di chitarra di Welch. Una ballata semiacustica delicata ma un po' corriva, ci permette di concentrarci sulla voce aristocratica ed eterea della pianista.

Lungi dall'essere un disco perfetto, "Future Games" rappresenta comunque un importante tassello della storia dei Fleetwood Mac: ci regala il primo incontro con Bob Welch, le prime composizioni di Christine McVie, e due pezzi sensazionali come "Sands of Time" e, soprattutto, il capolavoro assoluto "Future Games".

- Prog Fox

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