lunedì 9 agosto 2021

Jaivas: "Alturas de Machu Picchu" (1981)

Nell'agosto di quarant'anni fa venivano completate in Francia le incisioni di "Alturas de Machu Picchu", uno dei più grandi album del rock sudamericano, realizzato su liriche di Pablo Neruda dagli esuli cileni Jaivas, in uno stile neoprogressive intriso di atmosfere folk andine e latinoamericane. Tanto più significativa questa scelta nel momento in cui il Sud America è oppresso da numerose, sanguinarie dittature.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/spyrwzej)

I cileni Jaivas nascono come gruppo folk nel 1963, ma si innamorano presto del rock e della psichedelia, iniziando nel 1971 una carriera discografica fatta di album che muovono da iniziali assonanze con collettivi psichedelici quali Amon Duul et similia verso il progressive rock; non è un caso che la matrice folk andina e latinoamericana rendano i Jaivas più simili ai gruppi prog mediterranei e italiani (Banco del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi e via discorrendo).

Esuli politici in Argentina dopo l'avvento di Pinochet, dopo la pubblicazione dello stupendo "Canción del Sur" del 1977 i Jaivas devono ancora una volta fuggire da una dittatura, quella dei colonnelli argentini, alla volta della Francia. È qui che nel 1980 iniziano le incisioni del progetto più ambizioso di una carriera ambiziosa, ovvero la realizzazione di un concept album che metta in musica liriche di Pablo Neruda tratte da "Alturas de Machu Picchu", opera pubblicata nel 1950 all'interno del volume "Canto General" dal poeta cileno. Una scelta tanto più importante per questo gruppo di esuli, in un momento in cui gran parte delle popolazioni sudamericane a cui si rivolgeva Neruda nel suo poema è oppresso da dittature sanguinarie. Non potendo naturalmente mettere in musica l'intero poema, i Jaivas scelgono di estrarne parti significative per ognuno dei brani cantati.

Perso nel 1979 il bassista uruguaiano Pajaro Canzani, rimpiazzato dal rientrante membro originale Mario Mutis, il resto della formazione rimane lo stesso: i membri fondatori Eduardo 'Gato' Alquinta alle chitarre, e i fratelli Parra, Gabriel alla batteria, Claudio ed Eduardo alle tastiere e ai sintetizzatori, oltre al collaboratore argentino Alberto Ledo ai fiati. Tutti i membri contribuiscono alle parti vocali e con l'impiego di vari strumenti tradizionali o inusuali, che vanno da percussioni assortite allo xilofono, dalla zampogna ai flauti andini come la tarka e la quena, agli strumenti a corda della tradizione sudamericana.

La suggestiva introduzione strumentale "Del Aire al Aire", opera di Alberto Ledo e incentrata su flauti andini, scacciapensieri e percussioni, ci lancia subito dentro "La Poderosa Muerte", il pezzo più significativo dell'album, non a caso il più lungo e complesso, undici minuti di neoprogressive che fa da ponte fra il prog latino degli anni settanta e le nuove leve britanniche come i Marillion, come si può sentire dalle sonorità aggressive e moderne del basso e delle chitarre elettriche che si accompagnano a classici strumenti prog come il minimoog e il piano elettrico. Splendida e appassionata la prova vocale di Gato Alquinta, mentre la musica segue un continuo crescendo man mano che Neruda ci disvela l'apparizione oltre la giungla delle rovine di Machu Picchu, con le varie sezioni strutturate e definite con creatività ed energia dalla batteria di Gabriel Parra. Per gli amanti del prog una vera ordalìa, con tutte le cose al posto giusto, dall'assolo finale di moog alle parti in tempi dispari.

Nella riuscita "Amor Americano", che chiude il lato A, ritornano prepotentemente melodie tipiche del folklore latinoamericano, nonostante gli arrangiamenti continuino a privilegiare un prog moderno basato sul sintetizzatore di Claudio Parra, mentre Mutis e Alquinta si scambiano basso e chitarra elettrica giusto a ricordarci ancora una volta quanto siano preparati ed eclettici i singoli membri dei Jaivas.

L'interlocutoria "Águila Sideral", nata da una improvvisazione fra Claudio Parra, Gabriel Parra e Mario Mutis, è il componimento strutturalmente più semplice del disco, volendo utilizzare il ripetersi ostinato del tema principalmente a scopo suggestivo. Diciamo che non è il pezzo che avremmo scelto noi come singolo di lancio del disco.

Superba l'introduzione strumentale della successiva "Antigua América", con il piano di Claudio Parra e la batteria di Gabriel Parra in primo piano, per un altro grande esempio di progressive rock aggressivo ed epico. Un breve vocale corale porta allo splendido finale in cui si alternano passaggi solisti di clavicembalo, flauto andino e soprattutto chitarra elettrica.

"Sube a Nacer Conmigo Hermano", che mette in musica gran parte del Canto XII dell'opera di Neruda, viene basata da Eduardo Parra sul joropo, una musica da ballo venezuelana; tornati ad atmosfere più popolari che non rock, i Jaivas non trascurano un tocco prog con l'uso del minimoog come strumento solista al posto dei fiati. Conclude il disco il breve, intenso "Final" per pianoforte, voce solista e coro.

L'opera più ambiziosa dei Jaivas è anche una delle più riuscite di una carriera meravigliosa, che merita assolutamente di essere riscoperta soprattutto da parte degli amanti del progressive rock degli anni settanta e ottanta.

- Prog Fox

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