venerdì 9 luglio 2021

Deep Purple: "Fireball" (1971)

Usciva cinquant'anni fa oggi "Fireball", secondo degli album in studio della più nota formazione dei Deep Purple (Blackmore-Gillan-Glover-Lord-Paice) e complessivamente quinto disco in studio di uno dei massimi gruppi hard'n'heavy britannici. "Fireball" tende a essere un po' dimenticato, schiacciato com'è fra due mostri sacri come "In Rock" e "Machine Head" - ma non ha nulla da invidiare ad alcuno dei due.



(versione del 25ennale qui: https://tinyurl.com/4e2fsad3)

Dopo la mostruosa prova hard di "In Rock", disco entrato immediatamente nella leggenda, i Deep Purple sono pronti alla seconda avventura in studio con la nuova, perfetta formazione che affianca ai membri fondatori Ritchie Blackmore (chitarre), Jon Lord (organo, piano) e Ian Paice (batteria) i nuovi Ian Gillan (voce) e Roger Glover (basso).

Il disco che ne verrà fuori, "Fireball", rimarrà in un certo senso dimenticato, piazzato com'è in mezzo a due dischi leggendari come il già citato "In Rock" e il fantastico "Machine Head" del 1972 (quello di "Smoke on the Water", per intendersi). Eppure trascurare quest'album è vieppiù sciocco, dato che si tratta di una vera perla di eclettismo. E forse proprio questo eclettismo è la fonte di un minore interesse per il metalhead che da un futuro imprecisato, che si tratti degli anni ottanta e novanta oppure del 2021, si ritrova a grattarsi la testa nel tentativo di capire cosa pensare di questo pezzo di plastica con un buco al centro.

Che i Deep Purple non siano mai stati un gruppo monodimensionale lo si capiva dai primi album psichedelici e dai concerti con orchestra di Jon Lord. L'arrivo di Gillan e Glover da questo punto di vista non cambia niente, anzi, è Gillan in primis che, con l'aiuto di Jon Lord, realizza quel capolavoro di country prog (non saprei come altro definirlo) di "Anyone's Daughter". Ma andiamo con ordine.

Il disco si apre così come era finito "In Rock", con l'hard supersonico di "Fireball", vera estasi metallara per le orecchie del nostro ascoltatore del futuro. Le cose si fanno già più confuse con la seconda traccia, "No No No", sulla quale Ian Paice traccia una figura quasi boogie sui tempi medi, in cui le sincopi del batterista hanno lo scopo di lasciare spazi nel tessuto ritmico dai quali emergono gli interventi puntuali dei vari strumenti.

"Demon's Eye" vede il gruppo indulgere in un fantasy metal ante litteram simile a quello degli Uriah Heep, anche se l'origine blues dell'heavy metal emerge esplicitamente dagli arrangiamenti del gruppo, solo di hammond di Lord in primis. "Strange Kind of Woman", un boogie rock che costituiva uno dei classici del gruppo dal vivo e che un po' auto-plagia la strofa della loro precedente "Black Knight", la sostituisce nella versione americana dell'album.

Chiude il lato A la splendida e già citata "Anyone's Daughter", il più bizzarro fra i pezzi dei Purple di questa generazione, ma non certo il più bizzarro in assoluto (vero Jon Lord, te e i tuoi concerti?)

Si riparte sul lato B con quello che è probabilmente il più bel brano di tutto l'album, quel capolavoro di raga metal che è "The Mule", altro pezzo semplicemente al di là di ogni possibile definizione, praticamente una versione heavy metal di "Tomorrow never knows" dei Beatles, con una figura ritmica sinuosa e trascendente di Ian Paice e indulgenti arrangiamenti psichedelici da parte di Glover, Blackmore e Lord.

"Fools", otto minuti divisi in più sezioni che vanno dalla psichedelia all'hard rock più puro, con Blackmore particolarmente ispirato, e la pachidermica, possente "No one came" chiudono il disco continuando a intrigarci positivamente.

Disco estremamente vario e ispirato, "Fireball" è l'ennesima dimostrazione del valore di un quintetto incatalogabile che ci ha regalato alcune delle più belle canzoni dell'hard rock anni settanta. E se non siete convinti dal fatto che non abbia lo status di 'classico' di altri loro album, sappiate che è uno dei dischi preferiti di Yngwie Malmsteen, Lars Ulrich, King Diamond e Michael Monroe. Bizzarro, forse è soltanto una cosa per noi finnoscandici.

- Prog Fox

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