mercoledì 21 luglio 2021

Black Sabbath: "Master of Reality" (1971)

Il 21 luglio del 1971 veniva pubblicato "Master of Reality", terzo album e secondo capolavoro della carriera dei Black Sabbath. Abbassamento della tonalità delle chitarre e del basso di 1 tono e mezzo, aumento della complessità delle composizioni - con questo disco i Sabbath introducono nuovi elementi che faranno la storia dell'heavy metal, influenzando doom metal e stoner.



(disco completo qui: https://tinyurl.com/y6cydxcxz)

Dopo la consacrazione di "Paranoid", i Black Sabbath giungono alle registrazioni del terzo album con una accresciuta confidenza nei propri mezzi e numerose idee creative.

Il chitarrista Tony Iommi, che usava abbassare la tonalità della propria chitarra per agevolare la pressione sui tasti delle proprie dita menomate da un vecchio incidente in fabbrica, decide qui di ridurre sistematicamente di 1 tono e mezzo la tonalità dei brani, e il bassista Geezer Butler fa lo stesso. Le canzoni di "Master of Reality" diventano così ancora più cupe sia come timbrica che come tonalità, dando un tono più oscuro e sinistro ai brani.

I pezzi sono firmati da tutti e quattro i membri della band, che oltre a Iommi e Butler comprende ovviamente il maestro di cerimonie Ozzy Osbourne alla voce e il batterista Bill Ward. Iommi rimane però il principale autore delle musiche, così come Butler, cattolico irlandese appassionato di esoterismo, è il principale responsabile dei testi.

La spina dorsale del disco è costituita da cinque canzoni di heavy metal di una certa lunghezza, tutte comprese fra i cinque e i sei minuti, che si dividono essenzialmente in due gruppi: quelle che, riprendendo la traccia di "Paranoid", puntano su velocità sostenute, come "Children of the Grave" e "After forever", e quelle che inaugurano un nuovo stile esecutivo lento, gargantuesco e opprimente, le cui sonorità delle chitarre influenzeranno moltissimo generi come il doom e lo sludge metal, il grunge e lo stoner rock. Fra queste ultime troviamo "Sweet Leaf", dedicata al consumo di marijuana, "Lord of this world", caratterizzata da un eccellente assolo di Iommi, e sopratutto la conclusiva "Into the void", divenuta giustamente un classico del gruppo e dell'heavy metal tutto.

È questo secondo gruppo di brani che in particolare mostra come, toccato il vertice della durezza musicale con "Paranoid", ci fosse ancora del potenziale per espandere il suono in direzione ancora più dura, profonda e opprimente, gettando le basi concettuali per la ricerca stilistica nel campo del metal più estremo.

Il disco viene completato da tre pezzi alternativi, principalmente acustici, che danno varietà e un minimo di sollievo alla cupezza ossessiva del disco: "Embryo" è solo un breve interludio di trenta secondi, ma "Orchid" è una graziosa composizione per chitarra acustica solista e "Solitude" una suggestiva, sognante meditazione notturna che vede Iommi esibirsi anche al flauto.

Uno dei più importanti dischi della formazione di Birmingham, "Master of Reality" è una pietra miliare della musica heavy e uno dei dischi più influenti del genere.

- Prog Fox

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