venerdì 11 giugno 2021

Skid Row: "Slave to the Grind" (1991)

Anno 1991, undici di giugno: esce Slave to the Grind, album sophmore degli Skid Row, il gruppo che forse più di tutti è riuscito ad amalgamare la ruvida rabbia dello street & leazy rock con l’affabile melodia dell’hard rock degli anni ’80. Capolavoro della carriera per la formazione guidata dal cantante Sebastian Bach. Aumentano i decibel, aumentano la velocità e la tecnica d'esecuzione, e aumenta la durezza del suono per questo classico immortale dell'hard rock.



(album completo qui: https://tinyurl.com/aa3aydap)

Reduci da un immediato successo planetario riscosso con l’omonimo album di debutto, e nondimeno dai relativi tour aprendo i concerti per Guns’n’Roses, Bon Jovi, Aerosmith, Whitesnake e Motley Crue, gli Skid Row (nati musicalmente nel New Jersey, ma con il cuore geolocalizzato a Los Angeles) bissano addirittura il precedente successo con questa seconda seminale prova da studio. Già, perché "Slave to the Grind" merita di entrare di diritto nella cerchia dei migliori dischi hard rock e affini della storia.

Il groove irresistibile dell’opener "Monkey Business", l’assalto frontale (sconfinando su lidi metal) della seguente title-track, l’irruenza di pezzi come "Get the Fuck Out" e "Riot Act", la potenza di "Mudkicker" (rispetto all’esordio, il livello di velocità esecutiva e pesantezza della sezione ritmica delle composizioni è aumentato sensibilmente) spazzano via qualsiasi tipo di concorrenza nel settore.

Ah, e le ballad… con un talentuosissimo Sebastian Bach in stato di grazia, la band ci delizia con una sequenza di lentoni strappamutande di classe assoluta dall’umore dolceamaro, vedesi "Quicksand Jesus", "In A Darkened Room", e soprattutto la finale maestosa "Wasted Time", disperata e struggente ballata dotata di un refrain che definire anthemico sarebbe riduttivo. Pochi cazzi, si tratta di una delle più iconiche powerballad dell’epoca, almeno al livello di una November Rain dei Guns.

Un album del valore inestimabile che la band non sarà più in grado di replicare neanche lontanamente.

- Supergiovane

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