martedì 15 giugno 2021

Duran Duran: "Duran Duran" (1981)

Usciva quarant'anni fa oggi il disco d'esordio eponimo dei Duran Duran, il gruppo più rappresentativo del movimento new romantic britannico e uno dei gruppi di maggior successo degli anni Ottanta.



(disco rimasterizzato con quattro tracce bonus qui --> tinyurl.com/sk7mefe)

Nati a Birmingham nel 1978, i Duran Duran prendono nome dal dottor Durand Durand, personaggio del film di culto del 1967 "Barbarella". I Duran Duran si formano all'interno della scena delle discoteche e dei club new romantic, in cui si ballano i singoli di Adam Ant, degli Ultravox, di David Bowie e dei Roxy Music nella loro fase new wave. I new romantic si caratterizzano per un look androgino ed eccessivo, ispirato tanto al glam rock del decennio precedente quanto al romanticismo inglese ottocentesco. Quando le reazioni al successo eccessivo di Duran Duran e Spandau Ballet renderanno il movimento insopportabile a larga parte del pubblico, tutti gli artisti del genere diranno di non essere mai stati davvero new romantic.

I new romantic sono la new wave senza il punk, sono l'elettronica senza il futurismo, sono il funk senza il black. È evidente che nessuno che abbia a cuore il destino del rock come arte o ribellione (o entrambe) possa avere in simpatia un movimento musicale che è chiaramente pensato per portare il rock nelle discoteche e gonfiare il portafogli. Fin dalla foto di copertina, ancora prima di mettere l'album sul giradischi, sappiamo cosa aspettarci dai Duran Duran: non è stereotipizzazione, è evidente dal look di questi cinque ragazzi che lo stile prefigura anche il contenuto musicale del disco, e che questo sarà ispirato alla prima fase musicale dei Japan, che ci troveremo davanti a dei Visage meno elettronici, a degli Chic esangui.

C'è un certo cinismo in tutto questo, che traspare già in "Girls on Film", traccia d'apertura e video di successo girato da Godley & Creme (metà dei 10cc trasformatisi ormai in videomaker), il cinismo di chi ride dei fan di Rolling Stones e Led Zeppelin, Sex Pistols e Genesis: dopotutto non era questione di donne e droga e poco altro anche per loro? Chi darebbe loro torto, quarant'anni dopo, vista la fine di Bono Vox e Phil Collins e Johnny Rotten?

Ma le riserve morali servono solo tangenzialmente per giudicare l'arte. Ascoltando le tracce del loro esordio "Duran Duran" emergono chiaramente due cose: i ragazzi sanno suonare, e sanno anche scrivere delle canzoni , anzi, delle gran canzoni. Strofa ponte ritornello, niente di elaborato, niente di dilatato, niente progressive o new age-atmosferico: secche, brillanti composizioni di tre-quattro minuti, guidate dal notevole tiro del batterista Roger Taylor (nessuna parentela con quello dei Queen), coadiuvato dall'altrettanto brillante John Taylor, anche belloccio idolo delle ragazzine (e senza legami di parentela con Roger). La chitarra funky è nelle mani di Andy Taylor (nessun legame con i tre Taylor sopracitati), e completano il gruppo il tastierista Nick Rhodes e il cantante Simon Le Bon, di origine ugonotta, gli unici due che rimarranno al timone della barca in qualunque condizione favorevole o sfavorevole, dal 1981 fino a oggi.

Il disco si apre infilando una terzina micidiale di new wave funk bianca e asettica con "Girls on Film", "Planet Earth" e "Anyone out there", che si radicano indelebilmente nella mente dell'ascoltatore occasionale. Una benvenuta variazione arriva con il minaccioso lento "To the Shore", dallo sviluppo funereo e solenne, quello che otterreste togliendo ai Cure qualunque fede nella propria depressione. "Careless Memories", che conclude un lato A stellare, è forse la più riuscita e incalzante delle canzoni ad alto tasso di battiti al minuto, dominata da una prova vocale superlativa di Le Bon.

Sul lato B il gruppo, dopo avere sparato tutte le proprie cartucce commerciali, lascia trapelare altre influenze: il Bowie berlinese ("Night Boat"), tra qualche mid-tempo tedioso ("Sound of Thunder", lo strumentale "Tel Aviv") e momenti ancora illuminati ("Friends of Mine").

Adorati oltre le proprie qualità, disprezzati oltre i propri demeriti, a distanza di 40 anni possiamo dire che i Duran Duran erano un gruppo competente e visionario che ha lasciato tracce di genio lungo tutto l'arco della propria carriera, a partire da questo album d'esordio. Accolti con indifferenza negli Stati Uniti, non dovranno aspettare molto per sfondare con il loro secondo album, "Rio" (1982).

- Prog Fox

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