Esordivano il 14 maggio di trent'anni fa su LP gli americani Mercury Rev con "Yerself is Steam". Alfieri di un noise rock ebbro di dense suggestioni psichedeliche, i Mercury Rev realizzano uno dei grandi capolavori dell'era grunge.
(il disco completo: https://tinyurl.com/fe9xc62y)
Nel 1989 il cantante David Baker, i chitarristi Jonathan Donahue e Sean "Grasshopper" Mackowiak e il bassista Dave Fridmann fondano i Mercury Rev a Buffalo, nello stato di New York. La formazione viene presto completata dalla flautista Suzanne Thorpe e dal batterista Jimy Chambers.
Esponenti di un noise rock influenzato dalla psichedelia anni sessanta, in particolare dei Grateful Dead, e dallo shoegaze britannico, i Mercury Rev sono anche vicini ai Flaming Lips: Donahue suona in due loro album e Fridmann a tutt'oggi ha prodotto o co-prodotto la gran parte dei loro dischi.
Nella fase iniziale della loro carriera, il leader filosofico e de facto è David Baker, unico ad avere una precedente esperienza professionistica: è lui ad agire da maestro di cerimonie e ordinatore del caos generato dai musicisti, con il suo baritono espressivo, talvolta cupo, talvolta allucinato, talaltra etereo, interprete perfetto della mutevole musica del gruppo.
"Yerself is Steam", il loro disco d'esordio del 1991, è un capolavoro dell'epoca grunge, sin dalle prime note di "Chasing a Bee", brano simbolo e manifesto artistico del disco e della carriera: accordi di chitarra acustica vengono immediatamente annegati da un maelstrom di chitarre elettriche avvolgenti, mentre il canto di Baker viene strategicamente sepolto nel missaggio ed emerge solo a tratti dalle onde del rumore, lanciando messaggi da una dimensione lontana. A segnare la via d'uscita da questi gorghi cosmici è il flauto di Thorpe, sereno, pastorale.
"Chasing a Bee" è una delle canzoni più significative degli anni Novanta e basterebbe da sola per rendere immortale la carriera del gruppo, ma il disco non finisce certo qui, sebbene nessuna delle tracce successive raggiunga questo livello di perfezione. Si noti, peraltro, che per rendere ancora più straniante l'ascolto al fruitore, tutte le durate dei brani sono indicate in modo errato sulle note di copertina.
"Syringe Mouth" è la cosa più simile a un pezzo grunge tradizionale che si può trovare sul disco - se non fosse arrangiato come se fosse suonata da un gruppo di degenerati alieni, avrebbe potuto essere un singolo di successo degli Smashing Pumpkins. La sublime, deliziosa "Coney Island Cyclone" mescola perfettamente accordi e melodie degne di un classico pop a lancinanti tagli delle chitarre elettriche che squarciano la canzone come se fosse una tela di Fontana.
"Blue and Black" vede nuovamente protagonista Baker, la cui declamazione ricorda qui un altro grande baritono americano, Peter Steele dei Type O Negative. Il canto licantropo di Baker conduce a una corsa forsennata in boschi ancestrali in cui ci perdiamo fra orrori lovecraftiani e squarci di inusitata bellezza illuminata dalla luna.
Proseguendo, ci imbattiamo poi in "Sweet Oddysee Of A Cancer Cell T' Th' Center Of Yer Heart", titolo e pezzo che vogliono rievocare lo space rock di Pink Floyd o Hawkwind, filtrati però attraverso lo shoegaze dei My Bloody Valentine e colorati dal percussionismo orchestrale di Chambers, che fornisce qui un contributo fondamentale alla variazione delle dinamiche della canzone.
Favolosa anche "Frittering", nove minuti di meditazioni degne dei Grateful Dead con la voce di Baker ancora una volta protagonista prima di lanciarci in un finale lisergico ma nel complesso più controllato che negli episodi precedenti. I dodici minuti di "Very Sleepy Rivers", invece, concludono il disco su una nota più affine allo shoegaze, ma non altrettanto brillante, dato che lo svolgimento del brano e il suo passaggio da una fase meditativa a una caotica è molto più lento e graduale, il che forse va bene per i gruppi post rock come i Mogwai ma non appare essere il punto forte dei Mercury Rev era-Baker.
Album strepitoso giustamente divenuto di culto, capace di alternare atmosfere inquietanti e serene e, soprattutto, di sovrapporle, incrociarle e amalgamarle fra loro in un modo assolutamente unico e riuscito, non raggiunse però un pubblico vasto.
Stessa sorte toccò al successivo "Boces" del 1993, che continuava nella vena noise-psichedelica di "Yerself is Steam". Pertanto, dopo questi due dischi, scelte più melodiche, giudicate insoddisfacenti dal visionario Baker, lo portarono a uscire dal gruppo prima che i Mercury Rev raggiungessero il successo commerciale. "Yerself is Steam" resta la luminosa stella polare della carriera di questi straordinari musicisti e uno dei simboli di quest'era musicale in America.
- Prog Fox
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