Nel maggio di cinquant'anni fa veniva pubblicato "The House on the Hill", terzo album degli art rocker britannici Audience e da molti considerato il migliore della loro carriera. Gli Audience si fanno interpreti di un rock deciso, dalle influenze jazz blues, che ne fanno un significativo esponente di quell'insieme di band progressive come Family e Traffic che non percorrevano la più famosa variante romantica/classicista del genere scelta da King Crimson, Yes e Genesis.
(album completo con una traccia bonus qui: https://tinyurl.com/35k2z9bf)
Formati nel 1967, gli Audience nascono nella scia dei gruppi che dalla psichedelia e dal blues si dirigono verso contaminazioni jazz e folk e che verranno inclusi nel calderone del progressive rock britannico, pur senza condividere le tensioni romantiche della maggior parte dei gruppi del genere. Insomma, siamo nel territorio di Family, Traffic e dei Jethro Tull (almeno di quelli prima maniera).
Formazione dai membri brillanti: Howard Werth, il cantante, vigoroso, virile ed espressivo, misteriosamente paragonato a Jim Morrison (si parlava di lui come erede del Re Lucertola nei Doors) mentre andrebbe piuttosto paragonato a un Van Morrison meno astratto, o a un Roger Chapman senza il vibrato, anche chitarrista, con la peculiarità di suonare una chitarra di tipo classico a corde in nylon elettrificata; Keith Gemmel, sax, flauto e clarino, il principale solista della formazione; il bassista Trevor Williams, autore di molti dei testi della formazione; e il batterista Tony Connor, che passerà a fare la storia del soul britannico con gli Hot Chocolate dopo la fine degli Audience.
Quando arrivano a "The House on the Hill", gli Audience sono già un gruppo di culto con due album alle spalle, "Audience" (1969) e soprattutto il notevolissimo "Friend's Friend's Friend" (1970). Il nuovo LP è per molti degli appassionati del gruppo il migliore della formazione, grazie soprattutto a due brani, "Jackdaw", splendido prog soul rock dominato dal sax e dal flauto di Gemmell e dalla voce sfrontata di Werth, e "Raviole", saggio delle doti di Werth alla chitarra classica elettrificata.
Nonostante questi due pezzi strepitosi, e nonostante la presenza della struggente ballata "You're not smiling", misto di rabbia e dolore per la fine di una relazione, il disco si colloca a parere di chi scrive un gradino sotto al precedente, a causa soprattutto di un paio di pezzi minori come "I had a dream", un lentone sottoarrangiato, poco sfruttato se si pensa alla usuale fantasia del complesso, la scanzonata ma in ultima analisi non così coinvolgente "Nancy", e la superflua cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins.
A concludere l'album su una nota elevata sta il brano che da il titolo al disco, minaccioso e cupo, con le linee incrociate di sax che non si allontanano troppo da atmosfere alla Van der Graaf Generator o primi Black Widow, un essenziale e soprattutto funzionale assolo di batteria di Connor che introduce una splendida fase centrale strumentale, e Werth che si avvicina ancora di più a Chapman che nel resto del disco.
Si tratta in conclusione di un buon disco minore dell'art rock inglese dell'epoca, anche se "Friend's Friend's Friend" rimane consigliato come riferimento principale per conoscere gli Audience. Il gruppo continuerà nel 1972 con il suo quarto e ultimo album, "Lunch", registrato nel mezzo di una profonda crisi.
- Prog Fox
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